Dopo-Abe in Giappone, il successore emergerà da un gioco di correnti

Il candidato più solido appare essere Suga

AGO 31, 2020 -

Roma, 31 ago. (askanews) – Chi ancora ricorda le dinamiche interne alla politica italiana nella Prima repubblica, in particolare quelle nel partito di maggioranza relativa dell’epoca, la Democrazia cristiana, potrebbe trovare un’analogia in quanto sta accadendo in Giappone in questi giorni. Dopo l’annuncio del primo ministro Shinzo Abe, che si dimetterà per motivi di salute, è in corso nel Partito liberaldemocratico il balletto delle “correnti”, un po’ come accadeva nelle crisi politiche italiane tra “morotei”, “dorotei”, “Grande Centro”, “andreottiani”.

La parola-chiave per capire questi moti interni è “habatsu”, che indica appunto le fazioni interne a un partito. Prendono spesso il nome del leader e, al loro interno, in particolare nel Partito liberaldemocratico (Jiminto), si formulano alleanze e veti in vista dell’elezione del leader. Il voto è previsto per il 15 settembre e, in base al sistema giapponese, che vuole il leader del partito di maggioranza diventare anche in maniera automatica il primo ministro, il 17 settembre ci sarà l’ufficializzazione della nomina nella Dieta, il parlamento nipponico.

I nomi dei candidati ormai circolano insistentemente sulla stampa giapponese. Alcuni hanno serie possibilità di rappresentare la successione ad Abe, altri sono semplicemente espressione di un consenso nel partito e fuori calcolato dai sondaggi, ma non sostanziato da un concreto sostegno interno alla nomenklatura del Jiminto. Non è, insomma, assolutamente detto che il successore di Abe sia il più popolare.

Il premier uscente, che per due volte (la prima nel 2007) ha dovuto cedere il passo a causa di una malattia cronica, è riuscito comunque a segnare il record di primo ministro più longevo. Nello stesso tempo, ha lasciato aperti alcuni dei principali dossier, tra i quali quello della riforma costituzionale – il suo obiettivo politico di una vita – che, al di là dei tentativi e delle intenzioni, non è riuscito a portare a termine. Negli ultimi anni, poi, una serie di scandali hanno colpito non solo la sua squadra di governo, ma hanno lambito la sua stessa figura. Come se non bastasse, è arrivata la pandemia COVID-19. L’azione del premier non è stata particolarmente apprezzata. Le mascherine inviate – “Abenomask” – sono diventate motivo di ironia e il lancio del programma per il rilancio del turismo “Go to” si è rivelato un boomerang. Quindi non sarà facile raccoglierne il testimone, sotto diversi punti di vista.

Ma chi sono i possibili successori? I due nomi principali su cui si sta concentrando in queste ore l’attenzione dei media giapponesi sono Shigeru Ishiba, un ex ministro della Difesa che si è segnalato per essere un aspro critico della gestione Abe, e soprattutto Yoshihide Suga, il capo dell’ufficio di gabinetto e portavoce del governo Abe.

Il primo è considerato, secondo alcuni sondaggi, l’esponente più popolare tra i militanti del partito. Ma è visto come la peste da Abe. Non ha ancora detto apertamente se intende candidarsi e lo farà dopo aver capito come il partito intenda andare al voto. La questione è sostanziale: normalmente gli “elettori” sono i parlamentari e i quadri del partito con un numero equivalente di voti, ma per l’emergenza del coronavirus e per l’inatteso passo indietro di Abe si pensa di limitare l’elezione ai soli parlamentari. Nel secondo caso, evidentemente, Ishiba si considera perdente in partenza, mentre nel primo ritiene di potersela giocare.

Suga, meno popolare, sembra più forte su due fronti. Uno è quello delle fazioni, appunto. Oggi, in un’assemblea delle habatsu, ha ottenuto il sostegno di quella che fa riferimento al vicepremier e ministro delle Finanze Taro Aso a quella del segretario generale del partito Toshihiro Nikai. Dovrebbe avere anche l’appoggio della più importante corrente, la Hosoda-ha, e starebbe facendo proseliti nella seconda, la Takeshita-ha. Inoltre, è molto apprezzato nell’alta burocrazia giapponese, che ha un ruolo importante nella vita pubblica del Sol levante.

Non è chiaro quanto spazio rimanga agli altri candidati. Fumio Kishida, ex ministro degli Esteri che in una prospettiva di più lungo periodo era considerato il delfino di Abe, ha chiarito che intende continuare la corsa, ma pare anche avere scarso appeal. Taro Kono, il ministro della Difesa, ha espresso la volontà di candidarsi. C’è infine un ultimo nome che gira, che potrebbe essere l’uomo del rinnovamento. Si tratta del giovane Shinjiro Koizumi, figlio dell’ex primo ministro Junichiro Koizumi. Ma non sembra ancora essere il suo turno.