Schiavone (Cgie): se si spostasse il referendum, maggiori garanzie

Il segretario generale: ancora non è partita campagna d'informazione

LUG 25, 2020 -

Roma, 25 lug. (askanews) – Uno spostamento di “qualche mese” del referendum costituzionale sul numero dei parlamentari consentirebbe ai cittadini all’estero e anche in Italia maggiori garanzie e informazione. L’ha affermato il segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) Michele Schiavone in un’assemblea virtuale dedicata all’argomento.

La riforma del taglio dei parlamentari incide, secondo Schiavone, pesantemente sulla rappresentanza degli italiani all’estero. “In questa trasformazione del numero dei parlamentari, c’è una linearità nella riduzione. La nostra rappresentanza qttualmente di 12 deputati e 6 senatori, complessivamente 18, sarà ridotta di 6, cioè di un terzo, e si rischia di portarli a 8 e 4, per complessivi 12 rappresentanti”, ha ricordato il segretario generale Cgie.

Ma, oltre al numero, preoccupa l’impatto che questa riduzione avrà sulla riorganizzazione della rappresentanza. Schiavone ha segnalato che “se oggi all’estero un deputato è eletto da 400mila cittadini, in futuro questo numero si raddoppierà, ovvero con i numeri e con l’aumento dei nostri connazionali all’estero, rischia di raddoppiare. Mentre i senatori, che oggi all’estero vengono eletti da 700mila connazionali, in futuro rischiano di essere eletti da un milione e mezzo di elettori ed elettrici. Dunque c’è di per sè un sostanziale e profondo cambiamento della rappresentanza”.

Schiavone ha inoltre segnalato come non sia “partita alcuna campagna d’informazione”. E questo, ha ricordato, “è un elemento portante soprattutto per quanto riguarda le garanzie, ovvero l’informazione affinché i connazionali all’estero possano partecipare con convinzione ma soprattutto coscienti dell’effetto della propria decisione”.

La pandemia COVID-19, ancora, rischia di rendere complicato per gli elettori italiani all’estero esercitare il loro voto. “In diverse aree geografiche del mondo in questo momento la situazione sanitaria non permette gli spostamenti, la mobilità ordinaria, per cui c’è il rischio che in tantissimi paesi non si potrà votare. Neanche per corrispondenza. Oppure che i costi della partecipazioni diventino più cari, proprio perché ci sono degli accorgimenti richiesti dalle poste locali in diversi paesi”, ha segnalato il segretario generale Cgie.

“Se il referendum fosse spostato di qualche mese – ha quindi proposto – ci sarebbero ulteriori garanzie affinché anche in Italia, invece di parlare contestualmente sia dei governatori, dei presidenti di regione o dei sindaci, e si parlasse espressamente del contenuto del referendum, allora sarebbe molto più opportuno organizzare con un maggiore tempo a disposizione anche l’opinione pubblica affinché si facesse davvero un’opera di informazione diffusa, cosa che alle condizioni date purtroppo non si vede e difficilmente pensiamo possa essere messa in cantiere”.