Coronavirus, come si muove il mondo tra app, Gps e Bluetooth

I progetti, le applicazioni e i dubbi

APR 28, 2020 -

Roma, 28 apr. (askanews) – La corsa alla soluzione tecnologica per tracciare i contagi da coronavirus e per ridurre la diffusione del virus continua in tutto il mondo. Attualmente 28 Paesi hanno lanciato le loro applicazioni di tracciamento e altri 11 sono in fase di sviluppo. Le due tecnologie impiegate dai diversi sistemi sono da un lato il Gps e dall’altro il Bluetooth. L’obiettivo è quello di seguire l’esempio di Corea del Sud e Singapore che tracciando i contagiati hanno evitato l’aumento dei contagi.

Un elemento che potrebbe cambiare tutti gli scenari è legato all’annuncio della partnership tra Apple e Google: l’obiettivo è lanciare una serie di strumenti sulle loro piattaforme per un tracciamento volontario del coronavirus attraverso l’uso del Bluetooth e con una grande attenzione alla privacy.

Diversi Paesi in Asia hanno sviluppato app di tracciamento, nel Continente se ne contano 13 lanciate da altrettanti governi. In Europa ci sono 11 Paesi che hanno presentato le loro app, tra cui sei membri Ue e in Italia l’app Immuny, ancora soltanto in fase di presentazione, ha già creato dibattito. Nel blocco degli Stati membri, in particolare, c’è una crescente richiesta di coordinamento per la raccolta di dati sulla pandemia e di un’ “armonizzazione” dei sistemi per poter analizzare e condividere le cifre e l’andamento del contagio.

Prima di passare all’elenco di alcuni dei Paesi e delle app disponibili, distinguiamo i due approcci, il Gps e il Bluetooth. Entrambe le tecnologie vengono utilizzate per avvisare le persone venute a contatto con un positivo per evitare ulteriori trasmissioni. Con il Geo-Tracking tramite Gps si identifica se i percorsi di due individui si sono incrociati. Con le connessioni Bluetooth e ultrasuoni si tracciano le connessioni tra due telefoni e quindi tra le persone che sono state a una distanza ravvicinata. Secondo il movimento Privacy international, finora la tecnologia più adatta e meno invadente sarebbe il Bluetooth, che permette agli smartphone di accorgersi quando sono vicini celando l’identità degli utenti.

CINA: nel Paese, il primo colpito dall’epidemia, dopo l’isolamento, il controllo e il riconoscimento facciale, è stata lanciata un’app che opera in maniera diversa città per città per poter ricevere il QR code che consente di avere il codice identificativo della possibilità di movimento di ciascun utente. Il verde garantisce libertà senza restrizioni, il giallo stabilisce sette giorni di quarantena, il rosso 14 giorni di quarantena.

INDIA: il governo indiano ha lanciato ufficialmente un’app per il tracciamento del contagio, “Un ponte di salute”, che attraverso il bluetooth e la localizzazione del telefono valuta se un utente è stato vicino ad una persona che ha contratto il coronavirus. I dati raccolti restano sul dispositivo mobile e sono crittografati. Vengono condivisi con il governo solo in caso di contagio, ma non con terze parti. L’app aiuta anche a riconoscere i sintomi ed è disponibile in 11 lingue.

COREA DEL SUD: uno dei primi Paesi ad usare l’applicazione di tracciamento, ha impiegato una tecnologia centralizzata, Corona 100m, con cui i cittadini vengono informati pubblicamente dei luoghi entro 100 metri da ogni utente dove sono transitati pazienti positivi.

SINGAPORE: il Paese ha usato l’app “TraceTogether” che traccia i contatti via Bluetooth per mappare coloro che sono venuti a contatto con una persona infetta. Il governo ha dichiarato che i dati crittografati verranno utilizzati soltanto fino alla fine della pandemia.

AUSTRALIA: 2,4 milioni di persone hanno scaricato e registrato l’app per la ricerca dei contatti con il coronavirus del governo. L’app per smartphone COVIDSafe utilizza un segnale wireless Bluetooth per scambiare una “stretta di mano digitale” con un altro utente entro una distanza di un metro e mezzo. L’app registra quindi questo contatto e lo crittografa. Gli utenti verranno avvisati se hanno avuto più di 15 minuti di contatto ravvicinato con un altro utente che risulta positivo.

ISRAELE: nel Paese è stata lanciata l’app “Hamagen” (Scudo) che traccia le posizioni degli utenti per verificare eventuali esposizioni. Le informazioni vengono confrontate con quelle del ministero della Salute che ha i dati dei contagiati. Se i dati si incrociano allora il ministero fornisce indicazioni per la registrazione e l’auto-quarantena. Le informazioni sono memorizzate soltanto sullo smartphone.

STATI UNITI: in questo caso di tratta di un progetto della Stanford University per il tracciamento automatico dei contatti attraverso il Bluetooth. E’ open source ma non ancora disponibile. Secondo gli sviluppatori avrà anche una mappa “del calore”. L’amministrazione Trump non ha ancora avviato lo sviluppo di una tecnologia di governo ma sarebbe in trattativa con Google, Facebook e altre aziende tecnologiche.

Intanto a New York esperti del Mount Sinai Health System hanno creato un’app per monitorare la diffusione del coronavirus in città, controllando i sintomi con l’app “STOP COVID NYC”.

RUSSIA: dell’app si sa molto poco ancora, ma è noto che è destinata ai residenti di Mosca che hanno già contratto il virus e serve a monitorare gli spostamenti.

GRAN BRETAGNA: il servizio sanitario nazionale britannico e un team di ricerca dell’Università di Oxford stanno lavorando su un’app mobile per tracciare le possibili interazioni tra gli utenti e per informare gli utenti su una possibile esposizione al virus. L’Nhs ha confermato anche la collaborazione con Amazon, Google, Microsoft e Palantir per elaborare i dati del servizio telefonico sanitario. L’ultima decisione in merito, però, prevede un’app per il tracciamento dei contatti (contact tracing) che trasmetterà i dati a un server unico, in cui verranno memorizzati i contatti via Bluetooth tra utenti.

EUROPA: non è ancora chiaro come si muoverà l’Europa, dopo che Bruxelles ha chiesto che i dati dei gestori di telefonia vengano condivisi in forma anonima per tracciare i dati di spostamento. Intanto 130 scienziati ed esperti di otto 8 paesi Ue hanno lanciato l’iniziativa Pepp-pt con lo scopo di sviluppare un’app per tracciare la diffusione di Covid-19, tramite Bluetooth.

AUSTRIA: qui funziona l’app della Croce Rossa austriaca, “Stopp Corona”, che consente agli utenti di seguirsi a vicenda e se uno è positivo gli altri vengono informati.

NORVEGIA: è in fase di sviluppo un’app volontaria per tracciare la geolocalizzazione degli utenti e rallentare la diffusione di Covid-19, con GPS e Bluetooth. I dati vengono memorizzati su un server per 30 gioorni. Se un utente è positivo i suoi dati di geolocalizzazione possono permettere di rintracciare i telefoni di coloro che sono stati in contatto.

IRLANDA: anche in questo caso l’app sarà volontaria e prevede una localizzazione per avvisare se uno dei contatti dell’utente è risultato positivo.

GERMANIA: segue l’esempio di Svizzera e Austria per un sistema decentralizzato e punta a coinvolgere anche altri Paesi per una standardizzazione delle informazioni. L’obiettivo è di utilizzare una tecnologia che lasci la maggior parte dei dati sui device e sui sistemi operativi gestiti dai giganti Apple e Google tutelando la privacy degli utenti.

FRANCIA: non è chiaro quale sarà l’approccio francese. Parigi sta trattando con Google and Apple con l’obiettivo di difendere la salute e la privacy dei cittadini.

SVEZIA: le autorità svedesi useranno i dati dei telefoni per analizzare i movimenti delle persone contagiate dal coronavirus. Telia, l’operatore della rete mobile, darà accesso alla Swedish Public Health Agency. I dati saranno anonimi e aggregati.