Il Meccanismo Ue e gli investimenti per la transizione energetica

Le proposte che la Commissione presenterà martedì a Strasburgo

GEN 12, 2020 -

Bruxelles, 12 gen. (askanews) – Salvo sorprese dell’ultima ora, sarà di soli 7,5 miliardi di euro l’ammontare di risorse aggiuntive – i “soldi veri”- che saranno aggiunte al quadro di bilancio comunitario 2021-2027 a con il Fondo del nuovo Just Transition Mechanism (Meccanismo per una Transizione Equa), ma con la possibilità di mobilitare investimenti complessivi per 100 miliardi di euro nel periodo 2021-2027.

Lo prevede una proposta di regolamento Ue che la Commissione europea varerà martedì a Strasburgo, secondo una bozza della proposta di cui Askanews ha preso visione. La transizione, in questo caso, è quella energetica che gli Stati membri, e in particolare quelli più dipendenti dal carbone, dovranno intraprendere per riconvertire le proprie economie alle fonti rinnovabili, e comunque a basso impatto climatico, in vista dell’obiettivo della “neutralità” delle emissioni nel 2050, passando per una riduzione delle emissioni stesse già nel 2030 (dal 50 al 55 per cento rispetto al 1990).

Va sottolineato che nella bozza, e in un’altra proposta che la Commissione presenterà sempre martedì (il “Piano d’Investimenti per l’Europa Sostenibile”), si insiste sul fatto che gli investimenti pubblici e privati dedicati alla transizione energetica e al clima saranno complessivamente di “almeno 1.000 miliardi di euro” nei dieci anni dal 2021 al 2030.

Secondo la Commissione, saranno necessari in questo decennio circa 260 miliardi di euro all’anno, di cui 40 miliardi per la riconversione del settore energetico (centrali e rete elettrica), 120 miliardi per l’efficienza energetica nel settore residenziale e altri 75 per l’edilizia del settore terziario, più 20 miliardi per l’elettrificazione dei trasporti.

Sempre nel periodo 2021-2030, secondo il “Piano d’Investimenti per l’Europa Sostenibile”, i circa 1.000 miliardi di euro previsti di investimenti per il clima e l’ambiente proverranno innanzitutto (485 miliardi) dal prossimo bilancio pluriennale comunitario (la cifra corrisponde al 25% del totale), con in più 115 miliardi dai co-finanziamenti nazionali dei programmi comunitari; in secondo luogo, 143 miliardi proverranno dal Fondo per la Transizione Giusta (di cui 100 miliardi fino al 2027); infine, 280 miliardi di investimenti ulteriori saranno mobilitati dal settore privato e da quello pubblico grazie alle garanzie del programma comunitario “Invest EU”, il successore dell’attuale Piano Juncker (Efsi – European Fund for Strategic Investments), e grazie ai prestiti della Banca europea degli investimenti (Bei).

Il “Just Transition Mechanism” finanzierà l’uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono, ma questo sostegno dovrà richiesto e motivato dalle parti interessate (Stati, regioni e amministrazioni locali), che saranno coinvolte attivamente nella pianificazione della trasformazione delle loro economie. Per accedere ai finanziamenti, gli Stati membri dovranno proporre dei piani di transizione territoriale (uno per ogni regione specifica da assistere), coerenti con i Piani nazionali per l’energia e il clima per il 2030.

Il Meccanismo di transizione equa sarà basato su tre “pilastri”: il Fondo di transizione (a sua volta in gran parte basato sui fondi di sviluppo regionale e sociale della tradizionale politica di coesione europea), uno schema specifico di garanzie per gli investimenti nell’ambito del programma InvestEU, e un meccanismo di prestito dedicato mediante la Banca europea per gli investimenti.

Il Fondo per la Transizione equa, secondo la bozza di regolamento, sarà disponibile solo per progetti a basse emissioni di carbonio, legati agli obiettivi climatici per il 2030. Il Fondo finanzierà: investimenti per Pmi e start-up, programmi di riconversione e diversificazione economica, programmi di riqualificazione e ricollocamento dei minatori e di altri lavoratori dei settori ad alte emissioni, creazione di nuove imprese e di posti di lavoro in nuovi settori economici, ricerca, innovazione e diffusione di tecnologie per l’energia pulita e l’efficienza energetica, decontaminazione e rigenerazione di siti industriali, digitalizzazione e connettività digitale, introduzione e rafforzamento di attività dell’economia circolare (riduzione dei rifiuti, efficienza dell’uso delle risorse, riuso e riciclaggio), e, infine, programmi di assistenza tecnica alle amministrazioni locali.

Il regolamento sul Meccanismo prospetta anche una revisione delle norme Ue sugli aiuti di Stato, con un allargamento delle maglie per i sussidi pubblici alle imprese che possono essere giustificati con gli obiettivi climatici e della transizione energetica.

Da notare che la bozza prevede esplicitamente, all’articolo 5 del regolamento, che siano escluse dal sostegno del Fondo di transizione le centrali nucleari (sia la loro costruzione che il loro smantellamento), e “gli investimenti relativi alla produzione, la trasformazione, la distribuzione, lo stoccaggio o la combustione di combustibili fossili”. Altre attività escluse sono poi le riconversioni nella coltivazione del tabacco e, riguardo al settore delle telecomunicazioni, gli investimenti nella banda larga in aree in cui esistono già almeno due altre reti equivalenti.