Europee, Schiavone (Cgi): “Cambiare le modalità di voto”

La bassa partecipazione causata anche da riduzione risorse

MAG 28, 2019 -

Roma, 28 mag. (askanews) – “La bassa partecipazione al voto per il Parlamento europeo degli italiani residenti nei Paesi Ue segnala un sistema di voto che non funziona. Non si tratta solo di disinteresse e scetticismo verso le istituzioni europee”: così il Segretario generale del Consiglio generale italiani all’estero (Cgie), dopo le elezioni di domenica scorsa per il rinnovo dell’assemblea parlamentare europea.

“Le tanto attese elezioni europee dovevano avviare una nuova fase politica per cambiare profondamente le istituzioni comunitarie, tale da segnare uno spartiacque con il passato a livello di rappresentanza parlamentare, invece gli esiti elettorali hanno prodotto una frammentazione dei gruppi rispetto alla composizione degli emicicli di Bruxelles e Strasburgo – afferma Schiavone – Le forze politiche tradizionali mantengono a stento le percentuali che hanno caratterizzato l’ultima legislatura e che renderanno difficile la composizione di una maggioranza”.

“A fronte degli auspici e dei desiderata programmatici, ai quali hanno lavorato negli ultimi mesi i vari partiti, dalle prime impressioni si percepisce l’alto tasso di astensionismo. Una forma di rigetto e di apatia. Vanno ricercate le cause della mancanza di percezione del ruolo delle istituzioni europee nonostante i passi avanti legislativi compiuti negli ultimi quarant’anni, da quando i cittadini comunitari partecipano a scegliere i propri rappresentanti”, argomenta il Segretario generale Cgie. Insomma: “C’è da chiedersi da dove nasce l’euroscetticismo che li tiene lontani dalle decisioni e quale potrebbe essere la medicina per dare all’Europa istituzioni più credibili, rappresentative e qualificanti?”

EUROSCETTICISMO E DISINTERESSE

“Lo stesso ragionamento va affrontato parlando dei cittadini europei “mobili” residenti in uno dei 27 paesi comunitari diversi da quello di origine. Si tratta di un numero considerevole stimato attorno ai 20 milioni, potenzialmente più numeroso di alcuni singoli paesi componenti l’Unione europea. Gli aventi diritto, tra i nostri connazionali residenti in Europa, in questa tornata elettorale erano 1’676’123 e solo 127.926 di loro, pari al 7,6%, si sono recati in uno dei 237 seggi elettorali allestiti nelle ambasciate, negli Uffici consolari e negli Istituti di cultura”, continua Schiavone. “Alle condizioni date, che limitano la partecipazione e costringono gli elettori a spostamenti di diverse centinaia di chilometri per esprimere il proprio voto, ci si chiede se il gioco valga la candela e se sia sostenibile o giustificabile una tale scelta”.

In sostanza, conclude il Segretario generale Cgie, “senza informazione e senza una reale campagna elettorale, con la riduzione del 50% dei seggi elettorali, rispetto al 2014, causata dal taglio di 2.000.000 di euro per lo svolgimento elettorale, il voto nei seggi all’estero oltre ad assumere la forma di una forzatura così come avviene oggi, rappresenta una farsa e una spesa inutile. Per non parlare delle disfunzioni amministrative causate dalla gestione di due diversi ministeri: il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale e quello dell’Interno che produce i registri degli elettori.