Papa esorta i cattolici bulgari a non avere nostalgia del passato

12mila persone alla messa in piazza Knyaz Alexander I a Sofia

MAG 5, 2019 -

Roma, 5 mag. (askanews) – Papa Francesco ha messo in guardia i cattolici bulgari, minoranza nel paese a maggioranza ortodossa, dalla “nostalgia del passato” nell’omelia della messa che ha celebrato questo pomeriggio in piazza Knyaz Alexander I.

Come ha scritto il gesuita Giovanni Sale sulla Civiltà cattolica, “la visita del Papa nel cuore del territorio balcanico è molto significativa sia sul piano religioso (il viaggio prevede anche incontri ecumenici), sia su quello politico-morale. Essa, infatti, vuole esprimere un incoraggiamento – rivolto a tutti – ad andare avanti nel cammino verso una democrazia aperta e compiuta” e “i Balcani, purtroppo, sono ancora la regione più instabile dell’Europa, capace di creare tensioni ai confini dell’Ue e di risvegliare ricordi terribili – le guerre inter-etniche -, non ancora interamente sopiti”.

Nella messa di Sofia, tutta incentrata sulle letture evangeliche di oggi, Francesco, in una omelia che non ha fatto riferimento alle questioni politiche, ha ricordato che Dio “sa quanto è forte per noi la tentazione di tornare alle cose di prima. Le reti di Pietro, come le cipolle d’Egitto, sono nella Bibbia simbolo della tentazione della nostalgia del passato, di voler indietro qualcosa di quanto si era voluto lasciare. Davanti alle esperienze di fallimento, di dolore e persino del fatto che le cose non risultino come si sperava, appare sempre una sottile e pericolosa tentazione che invita allo scoraggiamento e a lasciarsi cadere le braccia. E’ la psicologia del sepolcro che tinge tutto di rassegnazione, facendoci affezionare a una tristezza dolciastra che come una tarma corrode ogni speranza. Così si sviluppa la più grande minaccia che può radicarsi in seno a una comunità: il grigio pragmatismo della vita, nella quale apparentemente tutto procede con normalità, ma in realtà la fede si va esaurendo e degenerando in meschinità”. E invece “proprio lì, nel fallimento di Pietro, arriva Gesù, ricomincia da capo e con pazienza esce ad incontrarlo”. Il Signore, ha proseguito Francesco, “tutte le mattine, ci cerca lì dove siamo e ci invita ‘ad alzarci, a risorgere sulla sua Parola, a guardare in alto e credere che siamo fatti per il Cielo, non per la terra; per le altezze della vita, non per le bassezze della morte’, e ci invita a non cercare ‘tra i morti Colui che è vivo'”.

Dio, ha detto ancora il Papa, “sorprende” gli uomini, “ridà loro fiducia mettendoli in movimento e spingendoli di nuovo a rischiare, a non dare nulla e specialmente nessuno per perso”, e “rompe le chiusure paralizzanti restituendo l’audacia capace di superare il sospetto, la sfiducia e il timore che si nasconde dietro il ‘si è sempre fatto così’. Dio sorprende quando chiama e invita a gettare non solo le reti, ma noi stessi al largo nella storia e a guardare la vita”, ha sottolineato Francesco, che ha infine parlato di un Dio che “chiama”: “Uno dei grandi dolori e ostacoli che sperimentiamo oggi non nasce tanto nel comprendere che Dio sia amore, ma nel fatto che siamo arrivati ad annunciarlo e testimoniarlo in modo tale che per molti questo non è il suo nome”, ha detto Jorge Mario Bergoglio. “Dio è amore che ama, si dona, chiama e sorprende. Ecco il miracolo di Dio, che fa delle nostre vite opere d’arte se ci lasciamo guidare dal suo amore”. Il suo amore “ci porta ad essere pronti a lottare per il bene comune, servitori dei poveri, protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale”.

In Bulgaria ci sono solo 58mila cattolici su 7,1 milioni di abitanti. Alla messa hanno partecipato, secondo gli organizzatori, ben 12mila fedeli. La messa pubblica a Sofia è l’ultimo appuntamento pubblico della prima di tre giornate del Pontefice argentino in Bulgaria (oggi e domani) e Macedonia del nord (martedì).