##Italia-Russia, lunga storia di relazioni a base di scienza

In un convegno le nuove prospettive: da fisica a biofarmacologia

APR 29, 2019 -

Mosca, 29 apr. (askanews) – C’è chi le fa risalire addirittura al XIII secolo, chi al 1700. Resta il fatto che le relazioni tra la Russia e il nostro Paese, o meglio tra il popolo italiano e quello russo – già prima ancora che nascessero gli Stati che oggi conosciamo – sono da sempre intense e sfaccettate. Lo ha dimostrato, ancora una volta oggi un convegno, presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca. Introdotto dall’ambasciatore Pasquale Terracciano con la buona notizia del rinnovo dell’accordo di cooperazione scientifica tra Ue e Federazione Russa. Accanto a lui, Grigory Trubnikov, primo vice ministro della Scienza e dell’Istruzione Superiore. Terracciano ha inoltre citato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolineando che l’Italia oggi è tra i primi paesi per numero di pubblicazioni scientifiche.

“Il convegno era inteso a creare i presupposti per uno sviluppo delle relazioni accademico scientifiche” ha spiegato a latere Aldo Spallone, addetto scientifico dell’ambasciata d’Italia. “Sulla base anche di quello che è stato detto, si può sottolineare che qui (in Russia, ndr) c’è volontà e ci sono fondi per sviluppare una scienza di livello. In questo momento c’è un grosso interesse per creare delle sinergie importanti, a condizione che si incontrino gruppi di ricerca di livello adeguato”.

I campi di collaborazione sono ampi: c’è una tradizione consolidata in fisica e in qualche maniera in chimica e in alcuni aspetti della medicina spaziale e della ricerca nello spazio, spiega Spallone. “Ma certamente il settore biomedico – prosegue – che fino ad adesso è stato poco rappresentato, ha grosse potenzialità di sviluppo, sia dal punto di vista puramente medico, sia dal punto di vista biologico e biofarmacologico. Contemporaneamente c’è un rinnovato interesse per la ricerca storica, per quello che si chiama eredità culturale. Nei confronti di essa la Federazione russa riconosce priorità nei programmi”.

Trubnikov nel suo intervento non ha mancato di citare Bruno Pontecorvo, figura ormai leggendaria non soltanto per la fisica, ma anche per le relazioni scientifiche tra i nostri Paesi. “Questi eventi hanno importanza anche per il successivo svilupparsi della cooperazione in campo umanitario” ha detto Trubnikov, ringraziando Terracciano per quello che fa per la conservazione e per lo sviluppo dei rapporti scientifici. “A ottobre festeggeremo l’anniversario della firma dell’accordo tra l’Accademia delle Scienze dell’Urss e il CNR italiano” ha ricordato, annoverando poi tra i più importanti risultati della collaborazione gli esperimenti condotti dagli scienziati dei due Paesi nel Laboratorio del Gran Sasso sulla fisica della materia e delle particelle. “Non posso non ricordare qui il fisico Bruno Pontecorvo che a lungo è stato la guida principale della cooperazione, di cui possiamo parlare non soltanto nel campo della fisica, ma anche della matematica, della chimica e di altre scienze”.

Dopo di lui si è parlato e discusso di collaborazione in diversi ambiti tra il nostro Paese e la Russia. Con grossi nomi del panorama scientifico, e non solo. “Ricordo le discussioni tra Giuseppe Berti (autore di “Russia e stati italiani nel Risorgimento”, ndr) e Viktor Rutenburg”, ha detto nel suo intervento Tatiana Zonova (università MGIMO), facendo riferimento alla disputa su quando far risalire la relazione tra le nostre due culture. “L’Italia farà sempre parte della vita spirituale dei russi” ha poi tagliato corto, con una citazione.

La storia è però lastricata di momenti difficili, come la stessa Zonova ha fatto notare citando fra gli altri Dmitrij Kurskij, ambasciatore a Roma. Kurskij fu il capo missione che venne dopo l’evanescente ambasciatore Lev Kamenev e arrivò a Roma il 5 febbraio 1928. “Kurskij cercò di sviluppare i rapporti tra giuristi italiani e sovietici”. Ma la cosa non andò a buon fine, perché su entrambi i lati i giuristi vennero poi perseguitati proprio per questi rapporti. Molto di queste persecuzioni è dovuto alla ideologizzazione dei rapporti che non finì là. Sono stati proprio gli “approcci ideologizzati” la principale causa per la quale gli esperti in Italia “non sono stati in grado di prevedere il crollo dell’Unione sovietica”.

Interessante anche la testimonianza di Francesco Calogero, fisico italiano da sempre impegnato nel disarmo nucleare, tema che torna a riscaldarsi al giorno d’oggi, con numerosi trattati tra Usa e Russia in scadenza. Dal 1956, quando giunse a Mosca come studente, esponente dell’Unione goliardica a oggi, Calogero ha parlato con grande partecipazione delle ripetute visite a Mosca. “Fu esperienza indimenticabile”, ha detto, “anche per l’amicizia dimostrata.

Calogero ha iniziato a interessarsi dei problemi dovuti al rischio delle armi nucleari dopo essersi trovato casualmente a Washington durante il fine settimana cruciale della crisi dei missili sovietici a Cuba (autunno 1962). Oggi è uno dei massimi esperti mondiali sul tema.

Il convegno ha visto la presenza di alcune decine di studiosi come Alexander Sorin (Joint Institute for Nuclear Research, Dubna) e Alexandr Konovalov (Istituto di neurochirurgia N.N. Burdenko). Tra i precedenti più recenti è stata ricordata la conferenza fra storici e politologi tenutasi nel 2012 organizzati dall’Università di giornalismo Lomonosov e l’Istituto italiano di cultura.