Chi è El Mayo Zambada, vero (?) capo del cartello di Sinaloa

L'avvocato del Chapo lo ribadisce: il boss dei boss è lui

FEB 1, 2019 -

Roma, 11 gen. (askanews) – Si sono conclusi oggi i primi tre mesi del processo al “El Chapo”, il narcotrafficante del cartel di Sinaloa e nelle aule del tribunale di New York si è tornato a sentito il nome di El Mayo Zambada, l’uomo che fu considerato l’erede del “Chapo” al momento del suo arresto, due anni fa, ma che probabilmente è, ed è stato, molto di più: il fondatore, la mente e (si dice) il vero leader del più potente cartello del narcotraffico.

Nella sua fluviale arringa finale l’avvocato del Chapo, Jeffrey Lichtman, è tornato a ripetere la sua tesi che l’intero processo è stato “uno spettacolo” e “una farsa” teso a incastrare el Chapo accusandolo di tutte le colpe del mondo. Anche perché, ha ribadito, il vero jefe, il boss dei boss del cartel di Sinaloa è in realtà il famigerato Ismael “El Mayo” Zambada, co-fondatore del cartello di Sinaloa con “El Chapo”. Proprio El Mayo è “il vero pezzo mancante” del processo. “È da decenni il più grande trafficante di droga del Messico, non è mai stato arrestato e ha pagato centinaia di milioni di dollari per restare libero”, ha aggiunto.

E certamente quello del Mayo non è un nome nuovo. Da oltre 40 anni il suo mondo è il narcotraffico. Nessuno è mai riuscito ad arrestarlo. Eppure, da sempre, la sua più grande paura è quella di finire i suoi giorni in un carcere messicano: “è meglio se mi ammazzano”, confessò tempo fa al fondatore del settimanale Proceso, Julio Scherer.

Come El Chapo, al secolo Joaquin Guzman Loera, anche lui è di Sinaloa. Ha diversi soprannomi, “El del Sombrero”, “El M Grade”, “El Padrino”, “El Quinto mes”, ma tutti lo conoscono come “El Mayo”. Dopo la nuova cattura del Chapo, Ismael Zambada Garcia è il nuovo capo del potente cartello di Sinaloa. O forse lo è sempre stato. “Nel mondo non c’è un cartello più solido di quello di Sinaloa, né capo più importante del Mayo”, ha detto in un’intervista del 2015 l’allora vice direttore dell’agenzia antidroga statunitense (Dea), Jack Riley.

El Mayo Zambada è stato, probabilmente, l’ultima persona chiamata dal Chapo Guzman prima della sua cattura. Secondo alcune fonti di stampa messicana, proprio l’intercettazione della telefonata tra i due sarebbe stata determinante per il suo arresto, che ha messo fine a un sodalizio lungo 15 anni. L’inizio della collaborazione tra i due narcos risale infatti al 2001, sebbene El Mayo fosse già pienamente operativo nel mondo del narcotraffico da circa un trentennio.

Zambada, nato il primo gennaio del 1948, aveva iniziato la sua scalata al vertice del narcotraffico messicano e internazionale negli anni settanta, lavorando al fianco di Miguel Angel Felix Gallardo, Ernesto Fonseca Carrillo e Rafael Caro Quintero. Ma soprattutto di Amado Carrillo, conosciuto come “Il signore dei cieli”. La sua ascesa fino alla leadership del cartello di Sinaloa avverrà però più tardi, con l’arresto dei vecchi capi e l’inizio della collaborazione con El Chapo Guzman.

Da allora la sua figura è avvolta nel mistero. Di lui si conoscono solo poche immagini. Secondo alcune fonti, avrebbe fatto ricorso più volte alla chirurgia plastica per cambiare aspetto. Non è chiaro se l’abbia fatto anche dopo il 2010, anno in cui rivelò il suo volto durante l’intervista concessa a Julio Scherer. Di certo, in questi anni è stato oggetto di operazioni militari, incursioni della polizia, indagini di intelligence. Gli Stati uniti stanno offerto una ricompensa di cinque milioni di dollari per la sua cattura.

Le autorità messicane hanno cercato di stringere il cerchio attorno a El Mayo arrestando anche alcuni suoi familiari, a cominciare dai tre figli. Vicente Zambada Niebla, detto El Vicentillo, che coordinava l’invio di tonnellate di cocaina negli Stati uniti, è stato arrestato nel 2009 ed estradato negli Usa l’anno successivo; Serafin Zambada Ortiz, è finito in carcere nel 2013, Ismael Zambada Imperial “El Mayito Gordo”, è stato catturato nel 2014. Al 2008 risale invece l’arresto del fratello del boss, Jesus Zambada Garcia “El Patron”, e del nipote.

El Mayo, invece, resta ancora introvabile. Secondo le autorità messicane e statunitensi, si muoverebbe costantemente nell’area conosciuta come il “Triangolo dorato”, tra Durango, Sinaloa e Chihuahua. Diversi esperti – citati da Univision – sono convinti del fatto che proprio in quella regione El Mayo può contare sulla protezione della popolazione locale, parte della quale lo considera un benefattore: organizza feste, offre lavoro, garantisce servizi sanitari. Sempre fedele a sé stesso: “Il narcos sta nella società, radicato, come la corruzione”.