## Russia, Terracciano: sanzioni strumento non molto efficace

Serve "marcia indietro" da Bers su stop investimenti in Pmi russe

GIU 1, 2018 -

Mosca, 1 giu. (askanews) – Le sanzioni non sono uno strumento “smart”. E benché l’Italia si sia adeguata, privilegiando il concetto di unità europea, non ha mancato di notare eccessi di zelo nell’applicazione delle misure sanzionatorie alla Russia, che hanno colpito soprattutto le Pmi. Così l’ambasciatore a Mosca Pasquale Quito Terracciano, in un’intervista ad Askanews, delinea un quadro molto preciso, non solo della posizione italiana, ma anche di alcuni punti sui quali la partita non sembra affatto chiusa. Anzi, va riaperta. In particolare gli investimenti della Bers nelle PMI, bloccati con una decisione “non giustificata” dal 2014, importanti non solo di per sé, ma anche come effetto volano sui finanziamenti di altre banche private per un intero settore, quello delle piccole e medie imprese. Una “marcia indietro” in questo senso, oltre a ridare ossigeno a un comparto eccessivamente penalizzato, sarebbe un “segnale” per “riprendere un rapporto normale” con la Federazione russa.

Terracciano parla all’indomani del Forum economico internazionale di San Pietroburgo, la Davos russa che ha visto il debutto del capo missione alla importante vetrina del business sul Baltico. E dove il leader del Cremlino Vladimir Putin quest’anno ha accolto il collega francese Emmanuel Macron, il premier giapponese Shinzo Abe e la numero uno del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde.

Askanews: Quali sono stati i momenti più importanti del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo per l’Italia?

Terracciano: Direi sicuramente i sei accordi che abbiamo firmato. Un altro aspetto è stata la quantità e la qualità degli imprenditori italiani che sono intervenuti: probabilmente la più alta degli ultimi anni, nonostante l’assenza inevitabile di un rappresentante governativo. Questo direi é sintomatico dell’interesse che l’imprenditoria italiana conserva nei confronti della Russia, importante anche dal mio punto di vista, l’incontro che ho avuto con Denis Manturov, ministro dell’industria e del commercio della Federazione russa, per l’offerta che ci ha fatto di essere Paese partner di Innoprom a Ekaterinburg. (Terracciano presto reincontrerà Manturov che è anche copresidente del Consiglio di cooperazione economica e finanziaria italo russa, ndr) Ovviamente non so in quale anno si potrà realizzare: ci mancava sinora la controparte decisionale a Roma, ma è un’offerta che Manturov ci ha ripetuto. In questa fase difficilmente possiamo prendere impegni, ma è un gesto, un sintomo direi di attenzione da parte russa nei confronti dell’Italia. È speculare all’attenzione dimostrata da questa grande quantità e livello di imprenditori presenti al Forum, che per me è stata anche l’occasione per rinnovare la proposta che ho fatto dal primo giorno che sono arrivato a Mosca: far riprendere i finanziamenti alle Piccole medie imprese da parte delle Istituzioni Finanziarie Europee.

Askanews: Ecco, le Pmi e la Bers. Lei ne ha parlato fin dal giorno zero della Davos russa. Perché è così importante?

Terracciano: La Bers è una banca di investimento. Fa Project financing. In Russia investiva la metà del suo portafoglio di investimenti. In media circa 5 miliardi l’anno. Cifre non enormi, ma molto mirate e un grosso effetto di leva, poiché un progetto finanziato dalla Bers attira altri finanziamenti di banche private. Nell’ambito di questi investimenti in Russia, circa 300 milioni venivano destinati alle piccole medie imprese. Con una decisione dovuta a una overcompliance, nel 2014 il board della banca però ha deciso di bloccare tutto, qualsiasi investimento in Russia, compresi quelli destinati alle piccole e medie imprese. La nostra idea è che invece bisogna fare marcia indietro su questo punto. La decisione non è giustificata e non rispetta uno dei principi guida che l’Unione europea si è data, che prevede il nostro impegno a favore dell’evoluzione della societa’ civile russa.

Askanews: Ma questo a che cosa potrebbe portare: a sbloccare i finanziamenti o addirittura a rivedere il concetto delle sanzioni?

Terracciano: Direi che potrebbe essere un elemento che attenua la negatività della decisione di rinnovare le sanzioni. Correggerebbe una decisione che è stata presa senza ragione e darebbe un segnale della possibilità di inversione di marcia. Dimostra che l’Occidente ha anche la marcia indietro, che viene innestata per un settore di attività limitato, ma il segnale rimane in prospettiva. Si può riprendere un rapporto normale, che vada al di là del sistema sanzionatorio. La Russia peraltro è uno stakeholder della Bers con delle quote piccole, adesso non ne fruisce. (segue)