Rep. Ceca al voto:populisti verso vittoria ma non senza incognite

Rischio frammentazione e xenofobia all'orizzonte

OTT 19, 2017 -

Roma, 19 ott. (askanews) – La Repubblica ceca si avvicina al voto di rinnovo della Camera dei deputati, del 20 e 21 ottobre, con la certezza che a vincerle sarà il movimento populista guidato dal miliardario Andrej Babis, ma anche con molte incertezze sullo scenario in vista della formazione del prossimo governo. Con i rischi ulteriori di una notevole frammentazione parlamentare, con ben otto formazioni che potrebbero superare lo sbarramento del 5%, e di una grande affermazione di forze xenofobe, anti Ue e comunque anti euro.

Tutti i sondaggi sono comunque concordi nel prevedere la affermazione, come primo partito di Ano (Sì in lingua ceca), acronimo di Akce nespokojenych obcanu, ovvero Iniziativa dei cittadini scontenti, formazione di cui Babis è padre e padrone, accreditata secondo gli ultimi sondaggi di una percentuale attorno al 25%.

Uno dei fattori che alimentano i dubbi sullo scenario post voto, e sulle possibili coalizioni di governo, è soprattutto il carattere controverso di Babis, soprannominato il Babisconi della Repubblica ceca, per le similitudini della sua ascesa politica a quella di Silvio Berlusconi. Oltre a tutte le altre ombre che riguardano la sua figura politica – fra cui la evidente posizione di conflitto di interessi e il sospetto di un suo passato di agente della polizia segreta comunista nel periodo pre ’89 – appena un mese fa la Camera dei deputati ha dato la autorizzazione a procedere nei suoi confronti, per una indagine che vede indagato Babis del reato di truffa alla Ue. Una figura quindi di carattere controverso, che potrebbe persino portare i partiti tradizionali, se i numer i lo consentiranno, alla formazione di una coalizione anti Babis, diretta proprio a tenere fuori lui e il suo partito da responsabilità di governo.

Il clima di insicurezza sugli scenari futuri è aggravato, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, dal boom nei sondaggi di un’altra formazione populista, di marcata estrazione xenofoba e anti Ue, che risponde al nome di Strana prima demokracie (Spd), Partito della democrazia diretta. Gli ultimi rilevamenti attribuiscono alla Spd quote di consenso che sfiorano il 10%. A guidare questa formazione è Tomio Okamura, un imprenditore di madre ceca e padre giapponese, considerato oggi uno dei politici più popolari della Repubblica ceca, che ha impostato tutta la campagna elettorale sugli slogan anti Ue e anti migranti, molto graditi di questi tempi in Repubblica ceca, il tutto rafforzato dalla promessa di una futura politica di rigore contro la com unit&agr ave; Rom, una minoranza che in questo paese conta circa 250 mila persone (su dieci milioni di abitanti), l’assoluta maggioranza delle quali vive in uno stato di grave disagio economico e sociale, che Okamura chiama “parassiti disadattati”. Lo stesso Babis oggi in una intervista ha escluso possibili collaborazioni post voto con Okamura, ritenendolo, ha detto, “un personaggio pericoloso, che mira solo a terrorizzare la popolazione”.

Pochi dubitano comunque sul fatto che, con Ano primo partito, l’incarico di premier verrà affidato a Babis. A confermare questo orientamento, senza alcun riguarda che il politico miliardario sia stato appena raggiunto dall’accusa di truffa alla Ue da parte degli organi inquirenti, è stato di recente anche il capo dello stato, Milos Zeman. Quest’ultimo conta evidentemente di ottenere in cambio, dal leader di Ano, l’appoggio necessario che gli serve, all’inizio del 2018, per tentare la rielezione presidenziale al Castello di Praga.

Nessuno dei partiti tradizionali sembra obiettivamente in grado di contrastare la vittoria di Ano. I socialdemocratici della Cssd, che rischiano una emorragia di elettori, in fuga verso Babis, sono dati circa al 12% dei consensi (rispetto al 21% delle elezioni del 2013). Per i cristiano democratici del Kdu-Csl si prospetta, secondo i sondaggi, un consenso fra il 6 e il 7%.

Proprio questi due partiti, Cssd e Kdu- Csd – che in coalizione con Ano hanno guidato la Repubblica ceca negli ultimi quattro anni – in vista dei negoziati post voto, si sono mostrati possibilisti rispetto a un nuovo accordo con Ano, a condizione però che Andrej Babis non faccia parte della compagine di governo. Se anche il tycoon dovesse accettare di fare un passo indietro, pochi dubitano sul fatto che riuscirà comunque a far salire alla guida del governo un suo uomo di fiducia, o “un suo burattino” come dicono i più critici.

Per quanto riguarda le forze del centro destra, i Civici democratici dell’Ods dovrebbero riuscire a fare un piccolo passo avanti rispetto al 7% del 2013, ma rimarranno comunque ben lontani dai fasti del passato, come quando nel 2006 riscossero il 35% dei voti.

I conservatori liberali del Top 09 rischiano secondo alcuni osservatori di non superare neanche lo sbarramento del 5%.

Gli ultimi due partiti, avviati a far eleggere propri rappresentanti nella Camera dei deputati della Repubblica ceca, sono i comunisti del Kscm, che dovrebbero mantenere il loro tradizionale zoccolo duro del 10-11% dei consensi, e i Pirati, grande novità di queste elezioni, che coi loro programmi di lotta alla corruzione, liberalizzazione di internet, costellati di motivi ecologisti e istanze liberali in campo economico e civile, potrebbero essere la vera sorpresa.