Al giornalista turco Can Dundar il premio Anna Politkovskaja

"Ero più libero in prigione, non vedo mia moglie da un anno"

SET 29, 2017 -

Ferrara, 29 set. (askanews) – “E’ difficilissimo. Ero molto più libero quando ero in galera, perché non avevo più niente da perdere, né temevo di essere arrestato, potevo dire e scrivere qualsiasi cosa. Adesso è molto difficile per me: i miei più cari amici sono a rischio, mia moglie è tenuta in ostaggio, non la vedo da un anno e le hanno sequestrato anche il passaporto. Questo incontro potrebbe addirittura mettere a repentaglio la sua vita. E tutto quello che scrivo so che può mettere in difficoltà qualcuno. E’ una sorta di censura”. E’ la testimonianza di Can Dundar, giornalista turco incarcerato dal regime di Erdoga con l’accusa di spionaggio per aver raccontato che i servizi segreti turchi avevano fornito armi agli estremisti islamici in Siria, ora in esilio in Germania.

A Internazionale a Ferrara, il festival che chiama a raccolta giornalisti di tutto il mondo per tre giorni, Dundar ha ricevuto il premio Anna Politkovskaja. “E’ proprio perché il suo coraggio sia contagioso, in Turchia e nel resto del mondo, e per il suo infaticabile impegno nella ricerca della verità, nella difesa della libertà d’espressione che abbiamo deciso di attribuire il premio Anna Politkovskaja a Can Dündar – hanno degli gli organizzatori del Premio -. La sua storia è simbolica del processo di involuzione turco, di come la svolta autoritaria si è accompagnata a un giro di vite contro l’informazione e contro i giornalisti, e di come la libertà di stampa è sempre la prima vittima dei regimi di ogni colore”.