Cyber crime, Fbi punta su cooperazione internazionale

Programma ALAT fra le principali iniziative

OTT 27, 2016 -

Roma, 27 ott. (askanews) – Nella lotta al crimine cibernetico l’Fbi punta sulla cooperazione internazionale. Fra le iniziative principali adottate dal Bureau c’è l’ALAT (assistant legal attaché) program, che vede dislocati in differenti sedi del mondo dei rappresentanti dell’ente investigativo pronti a collaborare con le forze dell’ordine del Paese ospitante.

Il mese scorso il direttore dell’Fbi, James Comey, ha posto l’accento sull’escalation di violenza cyber, affermando che “la pervasività della minaccia informatica è tale che il Bureau, insieme ad agenzie d’intelligence, forze armate, forze dell’ordine e il Dipartimento per la Sicurezza interna, debbano dare” a questo genere di attacchi “priorità assoluta”.

Operativamente, le agenzie governative stanno rispondendo al problema su più fronti. Tra i principali attori ci sono il Cyber Threat Team, la National Cyber Investigative Joint Task Force, il Cyber action team (Cat), composto da esperti informatici che forniscono supporto investigativo specializzato, cyber task force regionali dislocate in 56 differenti sedi e, appunto, gli ALAT. Inaugurato nel 2011, l’ALAT program, comprende, ad oggi, otto postazioni permanenti, di cui due a Londra (Regno Unito) ed una a Bucarest (Romania), a Canberra (Australia), a L’Aia (Paesi Bassi), a Tallinn (Estonia), a Kiev (Ucraina) e ad Ottawa (Canada). Inoltre c’è anche una dozzina di posizioni ALAT sulla cyber security a tempo determinato (la loro collocazione è determinata dall’ambiente della minaccia informatica e dalle capacità della nazione ospitante di lavorare con l’Fbi per identificare, interrompere, e smantellare i pericoli in Rete).

La dislocazione geografica rappresenta uno degli elementi peculiari del programma. Le ragioni sono due: la prima è legata al fatto che i criminali informatici tendono ad operare ovunque poiché, per colpire le proprie vittime, non necessitano di prossimità fisica. La seconda, appunto, è la cooperazione. Gli assistant legal attaché lavorano a stretto contatto con le forze dell’ordine dei Paesi di accoglienza, potendo così condividere informazioni fondamentali e collaborare nelle attività di investigazione. In questo modo, inoltre, si prova ad evitare una duplicazione di risorse impiegate nelle medesime indagini, affinché tutti i Paesi coinvolti nella lotta al crimine informatico possano usufruire dei risultati già raggiunti.

(Fonte: Cyber Affairs)