Nagorno-Karabakh: concordata tregua fra Baku e i separatisti

Non sono noti i dettagli dell'accordo di cessate-il-fuoco

APR 5, 2016 -

Roma, 5 apr. (askanews) – L’Azerbaigian e le autorità separatiste della regione contesa del Nagorno-Karabakh hanno annunciato oggi di aver concluso un accordo di cessate-il-fuoco dopo quattro giorni di intensi combattimenti che si sono conclusi con almeno 64 morti. L’annuncio è giunto a poche ore dall’inizio di una riunione a Vienna fra americani, francesi e russi, per rilanciare il processo di pace in questa strategica regione del Caucaso.Le due parti non hanno reso noto i dettagli dell’accordo di cessate-il-fuoco e soprattutto sulla sorte dei territori conquistati dall’esercito azero, ma anche di quello armeno durante i combattimenti, i più violenti degli ultimi vent’anni fra i due Paesi. I bombardamenti sono cessati in mattinata dopo una notte di sporadici tiri di artiglieria, secondo testimoni presenti nei pressi della linea del fronte.

L’Azerbaigian afferma di aver preso sabato il controllo di diverse alture strategiche nel Nagorno-Karabakh e ha annunciato l’intenzione di “rafforzarvi” le sue posizioni. Le autorità separatiste, sostenute dall’Armenia, avevano però affermato che sarebbero state pronte a discutere una tregua solo se avessero recuperato il terreno perduto nella regione. Il presidente armeno, Serge Sarkissian, sullo stesso tono, aveva detto che un cessate-il-fuoco sarebbe stato possibile solo se i militari delle due parti fossero ritornati alle posizioni che occupavano prima della ripresa delle ostilità.Prima dell’annuncio della tregua, il ministero della Difesa azero aveva riferito della morte di 16 suoi soldati nelle ultime 48 ore, facendo salire il bilancio ad almeno 64 morti fra i militari e i civili delle due parti da venerdì.

Sul piano diplomatico, una riunione del gruppo di Minsk sul Karabakh, costituito all’interno dell’Osce da rappresentanti di Francia, Stati Uniti e Russia per tentare di trovare una soluzione a questo che de facto è un “conflitto congelato” da più di 20 anni, è stata convocata oggi a Vienna. E’ attesa anche una trasferta dei copresidenti del gruppo “nei prossimi giorni” a Erevan, Baku e nel Nagorno-Karabakh.

Il conflitto ha esarcerbato le tensioni fra la Turchia e la Russia, già ai ferri corti a causa della crisi siriana. Ankara, alleata tradizionale dell’Azerbaigian, nelle ultime ore non ha fatto altro che rilasciare delle dichiarazioni altamente provocatorie in difesa di Baku. L’ultima l’ha pronunciata oggi il Primo ministro Ahmet Davutoglu avvertendo che il suo Paese resterà accanto all’Azerbaigian “fino all’apocalisse”. In questo modo ha fatto eco al presidente Recep Tayyip Erdogan che ieri ha detto che “il Karabakh ritornerà un giorno, senza nessun dubbio, al suo proprietario originale”, l’Azerbaigian.

Il conflitto, le cui origini risalgono a diversi secoli fa, si è così configurato nell’era sovietica quando Mosca attribuì questo territorio abitato in maggioranza da armeni all’allora repubblica socialista dell’Azerbaigian. Il Karabakh si trova in una regione del Caucaso strategica per il trasporto di idrocarburi, in prossimità dell’Iran, della Turchia e del Medio Oriente.

Dopo una guerra che ha provocato 30.000 morti, e centinaia di migliaia di rifugiati, principalmente azeri, il Nagorno-Karabakh è passato sotto il controllo delle forze separatiste vicine a Erevan.

Il Nagorno Karabakh è un conflitto “congelato” dall’armistizio firmato nel 1994. Nessun trattato è stato concluso e dopo un periodo di calma relativa, la regione ha visto negli ultimi mesi una netta escalation delle tensioni culminate poi nei combattimenti di questi giorni.