Corea del Nord ha inviato all’estero 50mila lavoratori forzati

Rapporto Onu: quasi negazione diritti umani da parte di Pyongyang

OTT 28, 2015 -

Roma, 28 ott. (askanews) – Sono più di 50mila i nordcoreani inviati dal regime di Pyongyang a lavorare all’estero, principalmente in Russia e Cina, in condizioni che, secondo le Nazioni unite, corrispondono al lavoro forzato.

Il rapporteur speciale dell’Onu per i diritti umani in Corea del Nord Marzuki Darusman ha affermato che Pyongyang fa sempre più ricorso all’esportazione di lavoratori per raccogliere così valuta pregiata. Secondo la stima Ue, questi introiti ammontano a 1,2-2,3 miliardi di dollari.

“Cittadini della Repubblica popolare democratica di Corea (del Nord) sono stati inviati a lavorare in diverse parti del mondo, sotto condizioni che corrispondono al lavoro forzato sia a vantaggio del loro governo che di quelli che li ospitano”, ha detto Darusman.

Darusman, nella sua relazione, ha avvertito che le aziende che si avvalgono di questo lavoro “diventano complici in un sistema inaccettabile di lavoro forzato”. E ha precisato che i lavoratori nordcoreani inviati all’estero sono principalmente impiegati nei settori delle costruzioni, minerario e tessile. Non hanno contezza dei termini dei loro contratti, che sono gestiti direttamente da Pyongyang.

La maggioranza di questi lavoratori sono impiegati in Russia e Cina, ma il rapporteur ha anche registrato la loro presenza in 15 altri paesi, tra i quali Algeria, Angola, Kuwait e Polonia.

Una compagnia di costruzione in Qatar, quest’anno, ha rispedito indietro 90 nordcoreani costretti dai loro supervisori a lavorare 12 ore al giorno, lasciandoli a quasi a digiuno. Uno dei lavoratori è morto per il trattamento inumano, spiega il rapporto.

Nel complesso, ha spiegato Darusman, non sono stati registrati miglioramenti della situazione dei diritti umani in Corea del Nord. Pyongyang continua a gestire un ampio network di campi di prigionia, a fare esecuzioni sommarie, a usare la tortura, la detenzione arbitraria e ha perpetrare una “quasi totale negazione dei diritti umani”.

Nello stesso tempo, però, il rapporto prende atto di “cambiamenti incrementali” nel paese, tra i quali un aumento dei telefoni cellulari, l’apertura di piccole attività economiche e l’importazione dalla Corea del Sud di musica pop e video.

Darusman ha ribadito la sua richiesta al Consiglio di sicurezza dell’Onu di denunciare la Corea del Nord alla Corte penale internazionale. Una risoluzione, questa, che è bloccata dalla Cina, membro permanente con potere di veto.

(Fonte Afp)