Il Flora Restaurant torna a deliziare palati romani dopo opera restyling

La proposta gastronomica si fonda sulla ricchezza della tradizione regionale italiana

FEB 3, 2023 -

Roma, 3 feb. (askanews) – L’atmosfera accogliente ed elegante rende il Flora Restaurant una meta privilegiata, grazie alla sua sala dalle luci soffuse, che penetrano dalle finestre con affaccio su Via Veneto. Il ristorante gourmand, situato al piano terra di uno degli alberghi più importanti di Via Veneto, il Rome Marriott Grand Hotel Flora, un tempo casina di caccia della famiglia Ludovisi, accoglie l’ospite con discrezione e ricercatezza, con la solida eleganza della sua sala dai toni verdi, i raffinati divani e le comode sedute in pelle marrone, circondati da marmi policromi, specchi e legno, accompagnata dall’ospitalità calorosa di un avvolgente salotto di casa. Il design volutamente ricercato, ma senza troppe sofisticazioni, predilige linee pulite e un arredamento leggero e sobrio, per accogliere circa una quarantina di coperti. “Il concetto che perseguiamo – racconta il General Manager dell’hotel Achille Di Carlo – è quello di un “lusso accessibile”, per questo abbiamo creato un ambiente pienamente confortevole in cui concedersi, per esempio, un aperitivo accompagnato dalle note del pianoforte, un pranzo veloce ma gustoso o una cena più rilassata, mentre si apprezzano le eccellenze del territorio in una proposta dalla spiccata impronta italiana e mediterranea”. Questa la filosofia che ha guidato il recente importante restyling dell’edificio, per far percepire all’ospite il fascino storico e la potenza del luogo, in una piacevole sinestesia tra contemporaneità e tradizione, in cui l’accoglienza e la riservatezza degli avventori sono le priorità e vengono cucite su misura per l’ospite. Queste suggestioni sono espresse nella proposta gastronomica affidata allo Chef napoletano Massimo Piccolo – dal 2000 nella brigata del Flora e da cinque al timone della cucina – con una carta ricca di richiami regionali. Preparazioni essenziali e riconoscibili riescono a dialogare in maniera brillante con una clientela non solo italiana e internazionale, ma soprattutto romana. La carta è un menù versatile che usa i toni rassicuranti della tradizione, proposta con piatti eleganti e raffinati, dagli antipasti ai dessert. Entrée che danno spazio alla materia prima, come l’Uovo poché su vellutata di carote alla robiola e la Tartare di Fassona con cardoncelli e senape. I primi piatti esaltano brillantemente i prodotti regionali, come la Pasta e patate con provola affumicata e gli Spaghettoni Mancini ai tre pomodori, preparazione apparentemente semplice, ma che nasconde una grande complessità nella scelta meticolosa delle tipologie di pomodoro, così da bilanciarne acidità e dolcezza, in un’esplosione di gusto tipicamente mediterraneo. Ancora, il Tonnarello Pastificio Secondi al ragù di gallinella, limone e tarallo napoletano. Anche nei secondi piatti si strizza l’occhio alle eccellenze territoriali, di mare e di terra. L’attenzione ai produttori e la selezione delle aziende, la maggior parte delle quali lavorano in biologico, trovano espressione nel Filetto di bue Bio azienda agricola Gnessi con il suo fondo e cardoncelli saltati. Così la territorialità, la florida fauna del nostro Mediterraneo e l’abilità nelle cotture dello Chef partenopeo, vengono rivelate nella Zuppetta con lenticchie di Castelluccio di Norcia IGP e calamaro scottato. Una cucina che diventa, dunque, un viaggio di conoscenza tra profumi e sapori nostrani per lo straniero e una coccola confortevole per il cliente romano che ritrova, magistralmente eseguiti, i piatti della sua memoria. Accompagna il menù, una nutrita carta dei vini, con una ricca varietà di etichette regionali, da nord a sud Italia, tra bianchi, rossi, rosé e bollicine e una sezione interamente dedicata agli Champagne. La cucina, inoltre, dialoga in maniera inedita con la mixology curata da Alessio Mercuri che, dopo aver appreso tutti i segreti dell’arte della miscelazione in Italia e all’estero, crea divertenti twist sui cocktail tradizionali, con inusuali accostamenti che si sposano con le preparazioni dello Chef. La sua visione del bar va oltre la più schietta definizione letterale, arricchendosi di significati intangibili che ben si sposano con i valori della proprietà. Il bartender non è un semplice esecutore di cocktail, ma un amico di vecchia data che accoglie l’ospite con un sorriso, intrattenendolo e comprendendone le esigenze. Una visione vincente che si traduce in un locale accogliente e di stampo classico, dagli interni raffinati e avvolgenti, che sussurra un lusso moderno e accattivante, alla portata di tutti. Tutto questo viene scolpito in una drink list tradizionale, con qualche variazione sul tema, come nei tre signature proposti: lo Skyscraper, cocktail a base di The Botanist Gin con Chartreause Jaune, Maraschino, succo di limone, oleo saccarum e drop Chambord, che ricorda un grattacielo nella stratificazione cromatica dal viola al giallo dei suoi distillati; lo Shaked Ginger, a base di vodka con l’aggiunta dell’Amaro 33 di Conegliano, con zenzero, Cointreau, succo di limone, dry orange bitter e zenzero fresco; il Cinnamon Old Fashioned, drink affumicato con cannella e chicchi di caffè a base di Buffalo Trace Bourbon, zucchero di canna, Angostura bitter e olio essenziale all’arancia, un piacevolissimo twist sul classico Old Fashioned.