La Bce spinge su politiche clima mentre la Fed si tira indietro

L'altolà di Powell: no a tentazioni di agire oltre il mandato

GEN 10, 2023 -

Roma, 10 gen. (askanews) – Federal Reserve e Bce forse sfasate sulla manovra di stretta monetaria – con la prima che avendo avviato più rapidamente e risolutamente i rialzi dei tassi ora appare vicina al raggiungimento di un tetto e allo stop agli aumenti – ma certamente su linee divergenti sulle politiche ambientali e soprattutto climatiche. Il divario tra le due maggiori banche centrali occidentali è apparso evidente, come raramente era accaduto prima, durante un simposio internazionale sull’indipendenza della politica monetaria, organizzato dalla Riksbank, la banca centrale della Svezia. Nel corso di un panel è intervento il presidente della Fed, Jerome (Jay) Powell dicendosi esplicitamente contrario all’ipotesi di forzare obiettivi climatici senza un mandato in tal senso da parte del Congresso, con relative modifiche allo statuto del Federal Reserve System, che peraltro non reputa necessarie. “Non penso che ci sia nulla che non vada o che sia da modificare nei nostri mandati”, ha detto. La Fed ha un doppio mandato di controllo dell’inflazione e, al tempo stesso, di puntare ai massimi livelli occupazionali. Secondo Powell “è essenziale che ci atteniamo agli obiettivi del nostro statuto e che resistiamo alla tentazione di ampliare il nostro intervento ad altre importanti tematiche di attualità. Intervenire su nuovi obiettivi, per quanto meritevoli, senza un chiaro mandato statutario – ha avvertito – minerebbe la nostra indipendenza”. Oltre alla politica monetaria, ha precisato, questo riguarda anche la vigilanza bancaria. Allo stesso simposio, in un panel precedente, è intervenuta Isabel Schnabel, componente del Comitato esecutivo della Bce, esprimendo una linea che sembra puntare a una direzione molto diversa da quella indicata dalla Fed. “In linea con il nostro mandato, siamo pronti a intensificare ulteriormente i nostri sforzi per sostenere la lotta contro il cambiamento climatico, partendo dai risultati del nostro piano di azione sul clima”, ha detto. “Il nostro obiettivo di lungo termine – ha aggiunto – è assicurare che tutte le nostre azioni di politica monetaria siano allineate con gli accordi di Parigi. Questo significa rendere verdi i nostri stock di titoli, inclusi i titoli pubblici, così come le nostre operazioni di finanziamento e le nostre regole sui titoli accettati a garanzia (collateral)”. Al panel a cui è poi intervento Powell partecipava anche la vicepresidente della Bundesbank, Claudia Buch, che ha cautamente evitato di sbilanciarsi troppo sull’argomento, ma si è anche detta d’accordo con alcune argomentazioni Powell. Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, come tutti i governatori di banche centrali dell’eurozona siede nel Consiglio direttivo della Bce. L’istituzione guidata da Christine Lagarde ha assunto, proprio su impulso della presidente, una linea più attivista sulle tematiche green. La questione è stata anche dibattuta durante la revisione strategica della Bce, completata a metà 2021, fino apparentemente a suscitare alcune resistenze in particolare proprio dalla Bundesbank (di cui la stessa Schnabel arriva). “Rendere verde la politica monetaria – ha aggiunto Schnabel – richiede cambiamenti strutturali al nostro quadro complessivo di politica monetaria, piuttosto che aggiustamenti alle nostre funzioni di risposta”. L’economista tedesca ha negato che l’attuale fase di inasprimento della linea monetaria possa frenare la green economy. Invece “ripristinare la stabilità dei prezzi tramite una linea appropriata oggi sarà di beneficio alla società sul lungo termine e faciliterà la transizione a una economia più verde”, ha sostenuto. Non che la Fed sia ostile a questi temi. Powell ha riferito che quest’anno lancerà un programma pilota che prevede che le sei maggiori banche del Paese partecipino a una “analisi di scenario” volta a testare la stabilità delle istituzioni in caso di grandi eventi climatici, che potrebbero creare recessioni economiche. Ma ritiene inappropriato inserire le politiche ambientali nelle responsabilità della Fed, proprio alla luce della sua indipendenza dalla politica. Visto che “appare probabile che intervenire sul cambiamento climatico richieda politiche con effetti distributivi e di altro genere rilevanti per imprese, industrie e regioni”, decisioni su questo versante “andrebbero prese da organismi eletti – ha detto ancora Powell – riflettendo così la volontà pubblica espressa tramite elezioni”. La presa di posizione del numero uno della politica monetaria Usa giunge dopo che alcuni giganti di Wall Street, in particolare Vanguard hanno deciso una marcia indietro da alcune rilevanti iniziative sul clima, specialmente sugli obiettivi “net zero” nelle emissioni di CO2. Riposizionamenti coincidenti con il cambio di equilibri al Congresso a favore dei Repubblicani, da cui vengono forti critiche e scetticismi su molte iniziative green. Specialmente sulle limitazioni alle emissioni di anidride carbonica relative alle attività umane, di cui alcuni contestano anche l’effettiva correlazione con le dinamiche del clima.