L’Ue impone tetto a 60 dollari al barile sul petrolio russo

Scatta dal 5 dicembre sulle forniture via mare a paesi terzi

DIC 2, 2022 -

Roma, 2 dic. (askanews) – I paesi dell’Unione Europea hanno concordato di fissare a 60 dollari al barile il tetto (Price cap) imposto sulle forniture di petrolio dalla Russia via mare a paesi terzi. L’intesa, secondo quanto confermano fonti diplomatiche, è stata raggiunta dai rappresentanti permanenti dei governi presso l’Ue (Coreper) facendo seguito agli accordi di massima precedentemente decisi a livello di G7. La soglia scatterà da lunedì 5 dicembre e domenica 4 dicembre era già calendarizzata una riunione del cartello degli esportatori di greggio allargata alla Russia (Opec+), che potrebbero reagire a questi provvedimenti. Questa soglia vincolerà in particolare armatori e società di riassicurazioni sul trasporto marittimo sul greggio russo ai paesi terzi, dato che, salvo alcune eccezioni, l’Ue aveva già imposto un bando sulle importazioni di greggio dalla Russia a seguito della guerra in Ucraina. Il price cap si presenta come eccezione per il divieto sui servizi di assistenza finanziaria (inclusa assicurazione), tecnica, o di intermediazione prestati da operatori Ue in relazione al trasporto di petrolio dalla Russia verso Stati terzi. Se non entra in vigore il cap, a partire dal 5 dicembre questo divieto sarebbe assoluto (cioè senza eccezioni). Al tempo stesso, si presenta come condizione per l’entrata in vigore di un parallelo divieto di trasporto da parte di operatori Ue dello stesso petrolio. Il cap non incide, invece, sul divieto di importare petrolio via mare nell’Ue, già stabilito e dal 5 dicembre non varranno più le deroghe per i contratti in corso relativi alle importazioni di greggio. Non incide neanche sul divieto di importare petrolio nell’Ue via oleodotto, che tuttavia al momento non è in vigore: c’è solo un impegno unilaterale da parte di Germania e Polonia a interrompere le importazioni entro il 31 dicembre prossimo e un impegno generico del Consiglio a riconsiderare la questione. In serata i prezzi dell’oro nero tornano a segnare indebolimenti. Il barile di Brent, il greggio di riferimento del Mare del Nord cala di oltre l’1,1% a 85,88 dollari. Il West Texas Intermedie eccede misura analoga 80,39 dollari. La decisione dell’Ue potrebbe innescare reazioni dei produttori che domenica si riuniranno nella configurazione dell’Opec+, il cartello degli esportatori di greggio allargato alla stessa Russia e altri fornitori non allineati. Su questo versante sono state ipotizzate reazioni diametralmente opposte. Qualche settimana fa il Wall Street Journal aveva sostenuto che era possibile un aumento dell’offerta di oro nero per tentare di ricucire i rapporti tra produttori del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita, e la Casa Bianca. Successivamente, però, Riad ha smentito questo scenario. Più di recente diversi analisti hanno ventilato la possibilità che l’Opec+ reagisca nella direzione opposta, stringendo nuovamente le forniture per evitare cali delle quotazioni. E in tal senso potrebbe pesare anche il fatto di voler contenere le ricadute dei nuovi indebolimenti dell’economia della Cina, dovuti all’insistere di Pechino sulle restrizioni anti Covid.