Ftx, 100.000 creditori e i timori di una voragine di bilancio

Detiene asset non liquidi o cripto. Disperati tentativi di salvataggio

NOV 12, 2022 -

Roma, 12 nov. (askanews) – Una gravissima insufficienza di liquidità a Ftx, oltre 100.000 creditori e il crescente timore che dalle procedure fallimentari possa emergere una voragine di bilancio, sugli attivi che teoricamente dovrebbero coprire debiti che sfiorano i 9 miliardi di dollari. Ieri il dissestato portale di criptoasset ha presentato in tribunale i libri contabili. Poche ore prima era fallito l’ultimo tentativo di salvataggio, con la mancata acquisizione da parte della rivale Binance. Ma come era facile prevedere non sono certo finite le vicissitudini negative per questa società, fondata dall’ormai ex ragazzo prodigio Sam Bankman-Fried, sul cui operato stanno crescendo dubbi e ombre. Specialmente sulle transazioni multimiliardarie che avrebbe effettuato tra la stessa Ftx e un’altra sua società, la Alameda Research. Il portale della società, che fino a poche ore fa invitava i risparmiatori ad aprire conti e depositare fondi ora in cima reca un avviso che recita: “Ftx attualmente non è in grado di effettuare rimborsi. Raccomandiamo fortemente di non effettuare depositi”. All’indomani del ricorso al giudice fallimentare, la società ha dovuto effettuare interventi a seguito di una fuga di capitali e forse attacchi hacker. Intanto dalle documentazioni presentate in tribunale giungono dati tutt’altro che rassicuranti. Secondo il Financial Times vi sarebbero stati problemi già dovuti a errori sulle parti elencate nella richiesta di accesso al tribunale fallimentare. Ma soprattutto i clienti/creditori rischiano “pesanti perdite”, dice il quotidiano, sia per le cripto, sia per i fondi affidati al portale. Complessivamente le passività di Ftx Trading Limited, la società che controlla il portale di scambi, ammontano a 8,9 miliardi di dollari. I registri contabili della società riportano attivi per 9,6 miliardi di dollari. Ma la stragrande maggioranza di questi asset sono o quote su gruppi di investimento non liquidi o, forse peggio ancora, cripto asset di scarsa diffusione sui mercati. In entrambi i casi vi sono crescenti timori che i ricavi realizzabili con una liquidazione risulterebbero molto inferiori ai valori nominali scritti a bilancio. Ad esempio, l’asset più consistente di Ftx è costituito da 2,2 miliardi di dollari in una criptovaluta chiamata “Serum”. Ma secondo il quotidiano se la quota venisse venduta sul mercato si rischierebbe di ricavarne molto meno. E l’ex aspirante filantropo – che proclamava di voler allineare lo sfuggente mondo delle cripto alle normative finanziarie e di voler accompagnare il grande pubblico nel settore – aveva cercato di raccogliere nei giorni scorsi tra 6 e 10 miliardi di dollari di nuovi capitali, offrendo azioni privilegiate convertibili e che pagavano cedole fisse del 10% e che avrebbero potuto essere convertite in azioni ordinarie con una premialità sul valore. Ma non è riuscito a convincere gli investitori a intervenire in suo soccorso. Ha anche tentato di vendere una quota quantificata in 472 milioni di dollari di azioni Robinhood, con trattative private tramite un app di messaggistica (Single). Secondo un operatore coinvolto nelle trattative, citato sempre dal Ft, le azioni sarebbero state detenute da una holding con sede a Antigua e Barbuda, controllata personalmente dal giovane fondatore. E con mosse che fanno trasparire la disperazione delle ultime fasi, Bankman-Frei ha tentato di vendere la quota ad uno sconto del 20%, a circa 9 dollari per azione, ma la controparte ha deciso di defilarsi a causa dei rischi legali che percepiva nella transazione. Solo pochi mesi fa, lo scorso maggio, l’imprenditore 30enne si era lanciato su Robinhood rilevando una quota del 7,6%, con l’intento di procedere a una piena acquisizione più avanti. Parallelamente c’è un problema non meno grave sulle liquidità, che probabilmente è quello che ha determinato la richiesta di procedura concorsuale. Tra gli asset di Ftx solo 900 milioni di dollari sono considerati liquidi, cioè facilmente vendibili sul mercato e quindi disponibili per coprire eventuali richieste di rimborso-uscite da parte di investitori. Altri 5,5 miliardi di dollari sono catalogati come “meno liquidi” e consistono prevalentemente in cripto asset. E ulteriori 3,2 miliardi di dollari quote su investimenti privati. In tutto questo vi è anche una posta marginale, 7 milioni di dollari, su un asset chiamato “Trumploose”, da cui traspare anche l’attivismo politico di Bankman-Frei, acceso sostenitore e finanziatore delle campagne elettorali dei Democratici Usa. Ad ogni modo ora si è dimesso dalla guida della società, che è stata affidata a John Ray, esperto fallimentarista secondo cui la società dispone di attivi di valore, mentre la procedura fallimentare “consentirà di valutare la situazione e massimizzare il recupero per gli stakeholders”. Ma intanto il direttore degli affari legali della società, Ryne Miller ha riferito che sono state avviate indagini su movimenti sospetti e che si sta procedendo al trasferimento di tutti gli asset digitali in portafogli non collegati a Internet (cold storage). Nelle ultime 24 ore i flussi in uscita dal portale, dalle sue varie piattaforme internazionali, hanno raggiunto 339 milioni di dollari, secondo la società di analisi Nancen, di Singapore, citata da vari media finanziari, di cui 73 milioni sarebbero stati ritirati dalla sola revisione statunitense. Precedentemente indiscrezioni di stampa avevano riferito che secondo quanto affermato da alcuni interni di Ftx attacchi hacker avevano colpito il portale. Nella settimana appena trascorsa, la rinuncia al salvataggio da parte di Binance, il primo portale di scambi cripo, che aveva dichiarato che l’operazione era fuori dalla sua portata, ha innescato nuovo crolli a due cifre di diversi cripotoasset. In serata il Bitcoin recupera lievemente 16.839 dollari, ma restando sui minimi da 2 anni, l’Ether è a sua volta in prossimità dei valori a cui è recentemente caduto con 1.266 dollari.