Fao: riviste al ribasso (-1,7%) stime su produzione di cereali

Fissata a 2,768 miliardi di tonnellate

OTT 7, 2022 -

Milano, 7 ott. (askanews) – Riviste al ribasso le previsioni sulla produzione globale di cereali per il 2022, ora fissata a 2,768 miliardi di tonnellate, l’1,7% in meno rispetto al risultato del 2021. E’ quanto emerge dall’ultimo Brief sull’offerta e la domanda di cereali della Fao. La produzione mondiale di grano grezzo è prevista a 1,468 miliardi di tonnellate, in calo del 2,8% su base annua, principalmente a causa delle condizioni avverse dei raccolti negli Stati Uniti d’America. La produzione mondiale di riso è prevista a 512,8 milioni di tonnellate, in calo del 2,4% rispetto al suo massimo storico raggiunto nel 2021, ma è comunque un raccolto superiore alla media. La revisione al ribasso della produzione di riso da settembre riflette la siccità estiva e le alte temperature in Cina e le inondazioni in Pakistan. La Fao ha aumentato a settembre la sua produzione globale di grano a 787,2 milioni di tonnellate, in crescita dell’1% rispetto all’anno precedente e sulla buona strada per segnare un record, grazie alle rese migliori del previsto nell’Unione Europea e nella Federazione Russa. Si prevede che l’utilizzo mondiale dei cereali nel 2022/23 diminuirà dello 0,5% rispetto alla stagione precedente a 2.784 milioni di tonnellate, con la riduzione che riflette principalmente il ridotto utilizzo di mangimi. Le scorte mondiali di cereali alla fine della stagione 2023 sono previste in contrazione dell’1,6% al di sotto dei livelli di apertura, scendendo a 848 milioni di tonnellate. Si prevede che il rapporto stock/utilizzo di cereali nel mondo scenderà al 29,7% nel 2022/23 dal 31% dell’anno precedente, ancora relativamente alto da una prospettiva storica. Il commercio mondiale di cereali diminuirà del 2,4% nel 2022/23 (luglio/giugno) rispetto alla precedente stagione di commercializzazione, con contrazioni previste nel commercio di tutti i principali cereali. Tra gli altri fattori, le conseguenze della guerra in Ucraina e la forza del dollaro statunitense contribuiscono a questo declino.