Petrolio, FT: Usa, Ue e Gb temporeggiano su stop forniture Russia

Langue il preannunciato bando da assicurazioni trasporto marittimo

AGO 1, 2022 -

Energia Roma, 1 ago. (askanews) – Stati Uniti, Unione europea e Gran Bretagna stanno in parte temporeggiando sui loro propositi di messa al bando delle forniture di petrolio dalla Russia, tra crescenti timori collegati all’assottigliamento dell’offerta globale. Lo riporta il Financial Times, secondo cui in particolare verrebbe di fatto rinviata l’estromissione del petrolio russo dalle assicurazioni sui trasporti marittimi, settore che ha un ganglio vitale a Londra e nel gruppo Lloyds. Questo aspetto rende cruciale uno stretto coordinamento tra Bruxelles e Londra affinché una ipotesi simile risulti efficace. L’Unione Europea aveva proclamato la messa al bando delle assicurazioni marittime sul trasporto di petrolio russo due mesi fa. Al momento, tuttavia, la concreta introduzione di provvedimenti ad hoc nel Regno Unito segna il passo. E intanto dagli Stati Uniti, prosegue il quotidiano, fonti governative hanno espresso preoccupazioni sul fatto che procedere immediatamente a questa manovra potrebbe spingere ulteriormente al rialzo i prezzi su scala mondiale. All’avvicinarsi delle elezioni di Mid Term, è evidente che l’amministrazione Biden ha poca voglia di ritorvarsi con ulteriori rincari che vadano ad esacerbare l’irritazione dei consumatori/elettori. Teoricamente l’intesa Ue-Gb su questo segmento delle assicurazioni sul trasporto marittimo di petrolio russo era stata già raggiunta a maggio. Ma successivamente, a detta del quotidiano, a fine luglio Bruxelles avrebbe operato “modifiche” alle transazioni sulle forniture di greggio russo, sempre sulla base di preoccupazioni sulla sicurezza energetica. Intanto in Gran Bretagna le misure effettivamente approvate dal Parlamento a ratifica delle ultime sanzioni prevedono che questa messa al bando entri in vigore solo dopo il 31 dicembre. Peraltro, secondo fonti dell’amministrazione Gb citate dal quotidiano, riguardano solo le forniture di greggio russo alla stessa Gran Bretagna e non si estenderebbero al trasporto marittimo dalla Russia verso altri paesi. Il tutto mentre in un altro articolo lo stesso quotidiano della City avverte come nemmeno la Gran Bretagna sarebbe così a suo agio sulla sicurezza energetica. Se nei mesi scorsi di continuo inasprimento delle sanzioni contro la Russia, la risoluta posizione ufficiale di Londra si basava anche sul fatto di non aver connessioni dirette con oleodotti e gasdotti russi, in particolare grazie alla produzione nel Mare del Nord e alle forniture della Norvegia, ora sembra che “la realtà risulti più complicata e preoccupante”, dice quotidiano. Il Dipartimento dell’energia Uk aveva già cinque anni fa non poche preoccupazioni sulla sicurezza energetica, in un rapporto che prevedeva proprio uno scenario di completo stop alle forniture di gas dalla Russia. Dato che in questo quadro i paesi dell’Europa continentale si troverebbero in una situazione di disperazione e di disponibilità a pagare “qualunque cifra” per assicurarsi il gas, anche la Gran Bretagna potrebbe ritrovarsi con “livelli rilevanti di domanda non coperta”. In pratica razionamenti, dice chiaro e tondo il quotidiano, che potrebbero colpire grandi industrie, ma potenzialmente anche Pmi e famiglie. Nello scenario più estremo il 28% della domanda britannica resterebbe scoperta, anche con maggiori forniture di gas dalla Norvegia. Intanto si è aperta una del tutto in attesa concorrenza con gli “alleati” Ue sull’accaparramento di gas naturale liquefatto (Gnl), dove entrambi già dovevano vedersela con le richieste dall’Asia rispetto a forniture che non sono collegate a contratti di lungo termine. In precedenza la Germania aveva una capacità di rigassificazione quasi nulla ma ora sta procedendo a passo spedito, ha ordinato cinque navi rigassificatore e ne vuole due operative già da quest’anno. Il Regno Unito, poi, in caso di crisi resterebbe tagliato fuori dei meccanismi di solidarietà Ue. E si potrebbero creare ulteriori attriti con i paesi dell’Unione se scattasse il piano di emergenza sul gas approntato dalla Commissione europea, che prevede drastici tagli ai consumi del 15% in tutta l’Unione, mentre la Gran Bretagna continuerebbe a consumare ai livelli normali.