Coldiretti: mais in arrivo dall’Ucraina boccata d’ossigeno per stalle

E' il secondo fornitore per Italia con circa 785 mln di chili

AGO 1, 2022 -

Ucraina Milano, 1 ago. (askanews) – La partenza delle navi di cereali sul Mar Nero è un aiuto per le nostre stalle. L’Ucraina, infatti, con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell’Italia che importa circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali negli allevamenti. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la partenza della prima nave con 26mila tonnellate di mais dal porto di Odessa diretta in Libano. Oltretutto, a complicare la situazione italiana quest’anno l’assenza di precipitazioni e il caldo che rischino di dimezzare i raccolti nazionali di foraggio e mais destinati all’alimentazione degli animali soprattutto in Pianura Padana dove si concentra un terzo della produzione agricola nazionale e circa la metà degli allevamenti. Questa situazione, unita alle tensioni generate dal conflitto ucraino, ha generato forti rincari con i costi di produzione nelle stalle italiane cresciuti del 57% secondo il Crea. L’Ucraina – precisa la Coldiretti – garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021. “L’Italia è costretta a importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma serve anche investire per aumentare produzione e rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica”.