Piano Ue emergenza gas, i 27 verso l’accordo, ma con modifiche

In corso a Bruxelles il Consiglio straordinario Energia

LUG 26, 2022 -

Gas Bruxelles, 26 lug. (askanews) – Ci sono buone probabilità che il Piano d’emergenza “Risparmiare energia per un inverno sicuro”, presentato dalla Commissione europea ma settimana scorsa per preparare l’Ue a un possibile taglio totale delle forniture di gas dalla Russia, possa essere approvato oggi dai ministri dell’Energia dei Ventisette, convocati in un Consiglio straordinario a Bruxelles, ma con alcune importanti modifiche rispetto al testo originario. Il Piano, che deve essere approvato a maggioranza qualificata dai ministri, è stato discusso a lungo nei giorni scorsi in seno al Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio, e dagli esperti nazionali. La presidenza semestrale ceca del Consiglio ha lavorato molto per mediare e trovare un punto di equilibrio che oggi possa essere accettato da tutti i paesi. E la decisione di ieri di Gazprom di ridurre ulteriormente del 20% le forniture alla Germania via il gasdotto Nord Stream 1 rende il piano ancora più opportuno e necessario. Il Piano prevede una riduzione del 15% del consumo di gas, calcolata sulla media dei consumi del periodo 2017-2021 (da agosto a marzo), da conseguire nel periodo da agosto 2022 a fine marzo 2023. L’obiettivo di riduzione è indicativo, una sorta di raccomandazione non vincolante, ma diventerebbe obbligatorio per tutti gli Stati membri nel caso in cui la Commissione dichiarasse lo stato d’emergenza Ue per interruzioni sostanziali nell’approvvigionamento di gas, o per la sua insufficienza a causa, ad esempio, di un inverno molto freddo. Nella proposta originaria, lo stato di allerta europea scatterebbe anche se vi fossero almeno tre Stati membri che lo chiedessero. Le questioni più controverse sono soprattutto tre: i poteri che la Commissione si attribuisce nell’attivare l’obbligatorietà della riduzione del 15% dei consumi di gas, con la semplice decisione di dichiarare lo stato di allerta europeo, senza un altro passaggio di conferma in Consiglio; il numero di Stati membri che possono attivare, alternativamente, lo stato d’allerta europeo; il principio dell’obiettivo di riduzione al 15% uniforme e uguale per tutti i paesi, indipendentemente dalle loro condizioni, e soprattutto dalle loro capacità e infrastrutture di interconnessione energetica con il resto del mercato europeo. Sul primo punto, l’accordo fra i Ventisette dovrebbe approvare il secondo passaggio di conferma in Consiglio prima dell’attivazione dello stato di allerta europeo e dell’obbligatorietà per gli Stati membri delle misure di risparmio energetico. Sul secondo punto, la proposta della presidenza ceca è di portare il numero di paesi che possono attivare lo stato di allerta Ue potrebbe da tre a cinque. Il terzo punto, su cui si sta continuando a negoziare, è quello forse più complesso. La presidenza ceca del Consiglio Ue, ascoltando le critiche di molti governi, ha introdotto un principio di flessibilità, prevedendo una serie di deroghe, in particolare per gli Stati membri che non hanno la capacità di trasferire immediatamente il gas che dovrebbero risparmiare ai paesi che ne avrebbero più bisogno. E’ il caso, in particolare, delle isole, come Cipro, Malta e Irlanda. Ma si discute anche di un dispositivo (chiesto e pensato soprattutto da Spagna e Portogallo, tra i paesi che più si sono opposti alla proposta originaria della Commissione) che incentivi le infrastrutture di interconnessione energetica e l’invio di gas naturale liquefatto (Gnl) via mare. La Spagna ha una importante capacità di rigassificazione del Gnl, e il trasporto di gas dalla Penisola iberica al resto del Continente può essere potenziato attraverso i due gasdotti che attraversano i Pirenei. Il principio della riduzione della domanda di gas del 15%, obbligatoria se sarà necessario, verrebbe insomma conservato, ma solo dietro la concessione di una maggiore flessibilità, con deroghe e incentivi, per adattarlo alle diverse situazioni degli Stati membri. Al loro arrivo al Consiglio, stamattina, sia il presidente di turno ceco, il ministro dell’Industria Jozef Sikela, che la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, sono apparsi ottimisti rispetto alla possibilità di raggiungere un accordo tra i Ventisette in giornata. “Tutti i paesi hanno fatto un grosso sforzo per conseguire un allineamento”, ha detto Sikela, aggiungendo di avere “una buona sensazione” sul fatto che alla fine si arriverà all’accordo. “Mi aspetto oggi una interessante discussione politica perché gli Stati membri hanno diverse circostanze e posizioni di partenza, ma mi aspetto che avremo un accordo politico”, ha confermato Kadri Simson. Ottimismo sulla possibilità di concludere positivamente la riunione di oggi è stati espresso anche da altri ministri, in particolare la spagnola Teresa Ribera, il lussemburghese Claude Turmes e il greco Konstantinos Skreakas. Per l’Italia, è presente in Consiglio il ministro per la Transizione energetica Roberto Cingolani.