“Ci vediamo in tribunale”. La risposta di Twitter al ritiro di Musk

Il magnate accusa il social di aver fornito cifre false sugli account

LUG 9, 2022 -

Twitter Roma, 9 lug. (askanews) – E’ con un sostanziale “ci vediamo in tribunale” (dove siamo fiduciosi di vincere) che Twitter ha replicato all’ultima piroetta di Elon Musk, che a meno di tre mesi dal lancio della sua strombazzata operazione di conquista sul social media ha deciso una clamorosa marcia indietro, accusando la società di aver fornito “cifre false”. Il magnate sudafricano, che a differenza di altri episodi nella vicenda ha effettuato questo specifico passo nel modo più formale possibile, con una comunicazione del suo ufficio legale alla Sec, l’autorità di vigilanza sulla Finanza Usa, sostiene che Twitter ha fornito informazioni “false e fuorvianti” sul numero di account finti (fake) e pubblicitari (spam). In pratica le utenze dietro le quali non vi è una vera persona fisica o una società identificate, e che vengono usati come moltiplicatori di campagne di vario genere. Il presidente di Twitter, Bret Taylor ha risposto a breve giro preannunciando una battaglia legale. “Il Cda è impegnato a completare la transazione, al prezzo e nei termini concordati con mister Musk, e si appresta a perseguire iniziative legali per far rispettare l’accordo. Siamo fiduciosi – ha aggiunto con un messaggio sullo stesso social – che prevarremo presso la Delaware Court of Chancery”. Il riferimento è al Tribunale presso il quale dovrebbe finire il caso. Posto che sui media la battaglia legale sembrava esser già cominciata da tempo. Gli avvocati del fondatore di Tesla sostengono che sull’intesa Twitter avrebbe effettuato “violazioni materiali di diverse aspetti”. Mentre “appare aver fornito rappresentazioni false e fuorvianti” sul numero di account fake e spam che sarebbero “ampiamente superiori” al 5% stimato dal social dei cinguettii, prima delle verifiche fatte dai consulenti di Musk. Peraltro il magnate sudafricano, naturalizzato canadese e con cittadinanza Usa, ha riferito che sta valutando se “le prospettive di attività declinanti” di Twitter e il peggioramento delle sue prospettive finanziarie violiono gli accordi stessi. Nel mirino anche il blocco alle assunzioni imposto dall’amministratore delegato, Parag Agrawal, il licenziamento di alcuni dirigenti di spicco e di parte del personale. La scorsa primavera, ad aprile, Musk aveva sollevato un polverone rivelando il suo interesse per Twitter, anche se successivamente sono stati pubblicati documenti in base ai quali le sue manovre preliminari sarebbero iniziate qualche settimana prima. Successivamente ha rotto gli indugi lanciando un’offerta da 54,20 dollari per azione, che è stata accettata dalla società. Ma poco tempo dopo, il 13 maggio ha disinvoltamente bloccato tutto, in questo caso con una assolutamente non ortodossa comunicazione a colpi di “tweet”, menzionando dubbi sull’effettiva quota di account “fake”. Salvo poi precisare che voleva comunque completare l’operazione, ma continuando poi a esprimere dubbi sui valori sottostanti della società. Secondo il Financial Times già allora era evidente il cosiddetto “rimorso del compratore”, che tradiva il fatto che Musk stava cercando una scappatoia per un passo che si era accorto sarebbe stato più lungo della gamba. Va rilevato che da quando si è lanciato su Twitter i livelli di capitalizzazione di mercato in generale dei giganti tecnologici hanno subito nette svalutazioni, rendendo di fatto questa operazione più esosa. L’intesa che era stata raggiunta tra i due gruppi prevede 1 miliardo di dollari di risarcimenti se Musk dovesse ritirare l’offerta. Tuttavia se tutte le condizioni previste dagli accordi fossero stati rispettate, inclusi gli aspetti finanziari, Twitter potrebbe cercare di costringere il magnate a portare avanti l’acquisizione. E sempre secondo il FT, storicamente i tribunali americani tendenzialmente appoggiano i venditori in queste situazioni. Intanto per Twitter il clima non è allegro. Nei mesi scorsi diversi dipendenti si erano pubblicamente “stracciate le vesti” per l’acquisizione da parte di un imprenditore che sosteneva di voler rimettere in discussione la cultura “woke” propugnata dal social. Erigendosi ad alfiere della libertà di parola (free speech), Musk aveva affermato di voler rivedere policy molto controverse, in particolare le messe al bando di profili, peraltro con il tipico problema dei due pesi e due misure. Ad esempio, da un lato l’ex presidente Usa Donald Trump è stato escluso per sempre dal social, dall’altro il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, può twittare messaggi di odio contro Israele. Ora però la cappa di incertezza che l’episodio, assieme alla crescita rilento, hanno sollevato su Twitter, getta ombre sul futuro della società e dei posti di lavoro. E non è per nulla scontato che la popolarità di Twitter esca rafforzata da questa ulteriore contrapposizione. Per questo non è detto che alla fine le parti non cerchino soluzioni condivise. Ma secondo i pareri di alcuni avvocati specializzati raccolti da Cnbc, anche nella non scontata ipotesi che il management di Twitter esplori una soluzione negoziale rischierebbe non poche difficoltà. “Non sono nella posizione” di accordare sconti sul prezzo, secondo Ann Lipton della Tulane Law School, perché rischierebbero ricorsi da parte dei loro stessi azionisti, che in molti casi hanno già avviato dispute contro Musk per la condotta altalenante dell’operazione e le sue continue giravolte. peraltro se Musk, sotto sotto, volesse uno sconto, di sicuro non si acconterebbe di 1 o 2 dollari per azione. In generale “è molto difficile tirarsi fuori dalle fusioni” e per riuscirci il fondatore di Tesla deve dimostrare che Twitter ha, deliberatamente, falsificato o omesso informazioni di rilevanza tale da avere ricadute sul lungo termine sugli utili potenziali della società. Se si finisse alla Corte del Delaware potrebbe volerci un intero anno per risolvere il caso. E una tempistica di quest’ordine “sarebbe veloce”, avverte Brian Quinn, della Boston College Law School. Intanto Twitter, che aveva chiuso la seduta di venerdì in perdita del 5,10% ha ceduto un ulteriore 4,8% negli scambi dall’after hours, e si attesta ormai poco sopra 35 dollari, a fronte degli oltre 54 dollari inizialmente proposti da Musk.