Visco: la guerra toglie 2 punti alla crescita del Pil italiano 2022-2023

Ma se si ferma il gas dalla Russia è recessione. Il 15 luglio nuovi stime

LUG 8, 2022 -

Bankitalia Roma, 8 lug. (askanews) – “Le tensioni geopolitiche stanno avendo un impatto marcato anche sull’economia italiana che, insieme a quella tedesca, è tra quelle maggiormente dipendenti dalle importazioni di materie prime dalla Russia. Lo scorso gennaio ci attendevamo una espansione del prodotto superiore al 3 per cento nella media del biennio 2022-23; nello scenario di base elaborato in giugno, nel quale si ipotizza che le tensioni associate alla guerra si protraggano per tutto il 2022 ma si esclude una sospensione delle forniture di gas dalla Russia, la crescita è stata rivista al ribasso, di 2 punti percentuali nel complesso del biennio, su valori prossimi a quelli dell’area dell’euro”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, anticipando nel suo intervento all’Assemblea dell’Abi, parte delle previsioni che verranno aggiornate con il Bollettino economico, che verrà diffuso venerdì 15 luglio. “In uno scenario avverso caratterizzato da un arresto delle forniture dal terzo trimestre di quest’anno, solo parzialmente sostituite da altre fonti, il prodotto registrerebbe una contrazione nella media del biennio 2022-23, per tornare a crescere nel 2024”, ha puntualizzato. Quindi ci sta “uno scenario abbastanza normale, auspicabile, con la crescita che continua” sebbene a livelli inferiori a quelli attesi prima del conflitto russo ucraino, e poi, nel Bollettino “vi sono previsioni più pessimistiche, che dicono che potremmo avere uno scenario leggermente recessivo – ha detto – mentre diversifichiamo” gli approvvigionamenti di gas, con uno stop delle forniture dalla Russia. Sulle prospettive economiche vi sono “ovviamente incertezze”. E sulle previsioni in generale, e in particolare della Bce “si è detto che hanno sbagliato profondamente. Ed è vero, ma tutte analisi fatte mostrano che l’errore dipende al 90% da ipotesi fatte relative ai costi dell’energia”. E su questo Visco ha rilevato che l’inflazione nell’area euro, che ha raggiunto l’8,6 per cento “continua a essere alimentata dall’incremento dei corsi del petrolio e, soprattutto, del gas che dalla metà di giugno, in seguito alle ulteriori riduzioni delle forniture dalla Russia, sono bruscamente saliti da 80 a oltre 180 euro per megawattora; erano pari a circa 30 euro un anno fa, quando i flussi dalla Russia già erano diminuiti, e a poco più di 10 prima della pandemia”. “Al netto delle componenti più volatili, l’inflazione si è attestata al 3,7 per cento, risentendo anch’essa della trasmissione dei maggiori costi dei prodotti energetici ai prezzi finali degli altri beni e dei servizi. L’inflazione resterebbe molto elevata nella media di quest’anno; già nel 2023 mostrerebbe una decisa flessione, per tornare attorno al 2 per cento nel 2024”, è la nuova attesa. Intanto, però, anche la Bce procederà ad alzare i tassi di interesse contro l’alta inflazione. Di 25 punti base al Consiglio direttivo del 21 luglio e poi a settembre, in misura anche maggiore se le prospettive del cari vita non dovessero migliorare. “Il rialzo dei tassi di interesse non dovrebbe frenare la dinamica del credito. L’impatto sulla redditività delle banche sarebbe nel complesso positivo grazie all’espansione del margine di interesse, il cui andamento dipenderà dalla struttura per scadenze delle attività e delle passività delle singole banche, con differenze anche significative tra gli intermediari”,ha detto ancora Visco. “Nel medio periodo l’ammontare delle rettifiche aggiuntive corrispondenti all’aumento dei crediti deteriorati dovrebbe essere più che compensato dall’effetto positivo del rialzo dei tassi sul margine di interesse – ha sostenuto -. Un calo dei corsi dei titoli di Stato italiani si riflette direttamente sul patrimonio di vigilanza anche quando le corrispondenti perdite non sono contabilizzate nel conto economico”. Voz/Int14