Il delivery antispreco di Babaco Market compie 2 anni e sogna l’estero

Dal 2020 salvate 500 ton di frutta e verdura. In I trim fatturato +200%

LUG 4, 2022 -

Agroalimentare Milano, 4 lug. (askanews) – Per i tradizionali canali di distribuzione sono degli scarti: frutta e verdura che, seppur buone al palato, sono “imperfette” perchè troppo grandi o troppo piccole, dalle forme irregolari o più semplicemente eccesso di produzione. Ma proprio questi scarti sono la materia prima di un’azienda, Babaco Market, nata a maggio 2020, che a fine 2021 fatturava 700 mila euro e oggi può contare su 10mila abbonamenti e una crescita del 201,5% nel primo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2021. A due anni dal lancio, abbiamo parlato con Francesco Giberti, ceo e fondatore, dei progetti attuali e futuri di Babaco Market: “Siamo cresciuti tanto nell’ultimo anno e mezzo sia come numero di clienti che a livello geografico – ci ha detto – Abbiamo raggiunto tre regioni: Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, coprendo le città principali più circa 300 comuni dell’hinterland. E la cosa più interessante è che anche nelle città più piccole come Reggio Emilia, Modena ci sia stata una risposta positiva da parte dei consumatori. Questo per due motivi: il primo è il trend di crescita della spesa online e questo lo vediamo da due anni a questa parte per una questione di comodità, l’altro motivo, che è la cosa vincente lato nostro, è la mission contro lo spreco e a favore della sostenibilità. Fare una spesa etica, sostenibile, plastic free al 100%, sono valori che condividiamo col consumatore finale e che trovano riscontro nei risultati”. Il modello di business di Babaco Market, delivery in abbonamento di frutta e verdura 100% italiana “fuori dall’ordinario”, coniuga esigenze sempre più sentite dal consumatore italiano: la praticità dell’acquisto online con consegna a domicilio con la crescente sensibilità ai temi della lotta allo spreco alimentare e all’idea della territorialità. Non a caso sono due le tipologie di clienti di Babaco Market: “Il primo che è presente nelle città grandi come Milano è la tipica famiglia o coppia molto giovane sui 30 anni che, soprattutto con l’arrivo del primo figlio, cerca in noi la comodità da una parte ma anche la qualità dei prodotti e la condivisione dei valori – ha spiegato Giberti – Nelle città più piccole invece c’è un pubblico più adulto, nuclei familiari più numerosi dove magari sono gli stessi figli a spingere i genitori a conoscerci e ad abbonarsi e infatti in provincia vanno le box più grandi pensate per nuclei da 4 persone”. Grazie al lavoro di recupero messo in atto da Babaco Market, dal 2020 a oggi sono state salvate oltre 500 tonnellate di frutta e verdura – 60 solo nel mese di maggio di quest’anno – e si è evitato che venissero immessi nell’atmosfera 1,25 milioni di chili di CO2. Ma oltre a dare una seconda possibilità a prodotti della terra che nascono buoni ma “imperfetti” esteticamente, c’è un l’altro aspetto interessante, questa volta a monte della filiera, nei rapporti coi fornitori, coi quali si costruisce una relazione diretta: “I nostri fornitori sono aziende agricole italiane – ha sottolineato – noi lavoriamo solo con produttori italiani perchè mi piace l’idea di valorizzarli visto che abbiamo una ricchezza così importante. Attualmente acquistiamo direttamente da un centinaio di aziende agricole che operano in tutta la penisola”. La formula dell’abbonamento, attraverso un processo di fidelizzazione dei consumatori, consente di stabilizzare anche i ricavi: a oggi sono due le tipologie di box proposte con consegna settimanale o quindicinale, con soluzioni di packaging che non prevedono l’uso della plastica e riducono al minimo l’imballaggio. Ma quali saranno i prossimi passi di Babaco Market? “In questo momento siamo presenti in quelle tre regioni al Nord e, credo da settembre, arriveremo in Veneto. Siamo cresciuti tanto nell’ultimo anno e l’obiettivo è crescere in Italia per poi avviare un processo che possa portare Babaco anche fuori dall’Italia – ha annunciato il ceo – ci stiamo lavorando per capire quando possiamo iniziare questo processo di internazionalizzazione ma siamo ottimisti perché le cose stanno andando bene”. Negli orizzonti di crescita però al momento non c’è il Sud: “Siamo concentrati nelle regioni del Nord dove possiamo fare economie di scala visto che sono regioni vicine. Nei prossimi mesi sicuramente non ci andremo, dovremo ragionare se varrà la pena farlo, dove e quando”. Mentre si definisce lo sviluppo geografico, si allarga anche la gamma di prodotti offerti nelle box, proponendo anche referenze dell’industria di trasformazione alimentare che rischiano di non arrivare mai sulle nostre tavole. “L’idea – ha spiegato Giberti – è quella di andare a salvare anche quei prodotti che per diversi motivi, insieme alla frutta e alla verdura, rischiano di andare sprecati, per cui prodotti in sovrapproduzione, quindi rimanenze di magazzino o con difetti al packaging oppure con scadenze ravvicinate che i produttori non possono distribuire nei canali tradizionali – ha detto – Abbiamo già iniziato a farlo, ogni mese diamo la possibilità di aggiungere dei prodotti alla propria box e stiamo strutturando sempre più l’offerta in questo senso”.