Bankitalia: più divergenze Mezzogiorno, non usa lavoro disponibile

Priorità: migliorare azione pubblica e rafforzare iniziativa privata

GIU 20, 2022 -

Bankitalia Roma, 20 giu. (askanews) – Differenze di sviluppo economico che a livello territoriale nell’ultimo decennio si sono ancor più allargate. Costante diminuzione del peso economico del Mezzogiorno. Crescente difficoltà nell’impiegare la forza lavoro disponibile. E ancora, riduzione dell’accumulazione di capitale, minore crescita della popolazione rispetto alle aree più avanzate del Paese, dove si sono concentrati i flussi migratori. E’ la fotografia scattata dal rapporto “Il divario Nord-Sud: sviluppo economico e intervento pubblico”, curato dagli economisti della Banca d’Italia, presentato oggi durante un evento dell’istituzione di Via Nazionale. Le analisi forniscono un quadro aggiornato dei divari territoriali in Italia con riferimento al sistema produttivo, al mercato del lavoro, al finanziamento delle imprese e ai fattori di contesto e contiene alcune riflessioni sulle priorità di intervento pubblico a favore del Mezzogiorno. Secondo lo studio di Bankitalia, il settore privato meridionale, già fortemente sottodimensionato, si è ulteriormente contratto: al Sud sono accentuati i tratti tipici del sistema produttivo nazionale, tra i quali il ruolo preponderante di micro imprese e di attività a controllo familiare, nel complesso poco dinamiche e meno in grado di sfruttare le nuove tecnologie digitali. Queste caratteristiche, unite a fattori di contesto sfavorevoli come i tempi elevati delle procedure di recupero dei crediti per via giudiziale, si traducono in maggiori difficoltà ad accedere al credito e ad altre forme di finanziamento. Nel complesso i livelli di impiego della forza lavoro, già tra i più bassi di Europa, sono ulteriormente diminuiti, come è diminuita la qualità media dell’occupazione; nel settore privato rimane alta l’incidenza del lavoro irregolare ed è maggiore l’instabilità dei rapporti lavorativi. Sulle difficoltà economiche del Mezzogiorno pesano pure gli ampi ritardi nella dotazione di infrastrutture e nella qualità nei servizi pubblici erogati sia dagli enti locali, prosegue Bankitalia, sia dallo Stato attraverso le proprie articolazioni periferiche. Tali divari riflettono in parte una carenza di risorse che si è aggravata nel decennio precedente lo scoppio della pandemia, durante il quale la politica di bilancio nazionale è stata in prevalenza orientata al consolidamento dei conti pubblici. Rileva anche la definizione ancora parziale dei livelli essenziali delle prestazioni nell’erogazione dei servizi pubblici e di adeguati meccanismi perequativi volti a garantirne il soddisfacimento. Al contempo, gli indicatori disponibili su efficienza, efficacia e correttezza dell’azione amministrativa nel Mezzogiorno appaiono significativamente peggiori della media italiana. Alla luce di questo, le priorità di politica economica andrebbero orientate verso due obiettivi principali. Il primo riguarda il miglioramento della qualità dell’azione pubblica, anche facendo leva sulle ampie risorse disponibili grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza e agli altri programmi nazionali ed europei in corso. Secondo l’analisi dovrebbe comprendere un assetto più efficace della governance degli interventi pubblici, un deciso potenziamento nella qualità degli input – umani e tecnologici – della Pubblica amministrazione, nonché un orientamento più forte al conseguimento dei risultati, anche ricorrendo a meccanismi incentivanti. In secondo luogo appare necessario un rafforzamento dell’iniziativa privata, attraverso la riduzione dei gap infrastrutturali del Mezzogiorno, lo sfruttamento del potenziale di sviluppo delle sue agglomerazioni urbane e, conclude Bankitalia, un innalzamento qualitativo del tessuto produttivo.