Giovedì 12 maggio 2022 - 15:55
Salone del Risparmio, Censis: torna l’ora di investire
Metà dei risparmiatori pronta a scongelare un po' della propria liquidità

È di 5.000 miliardi di euro il valore del portafoglio finanziario degli italiani (dato al terzo trimestre 2021), cresciuto del 25,5% in termini reali negli ultimi dieci anni, del 5,9% rispetto al 2020. La propensione al risparmio, che era pari all’8,1% del reddito disponibile nel 2019, è aumentata al 15,6% nel 2020 e oggi è pari al 13,1%. Pandemia e venti di guerra hanno rinvigorito l’inclinazione al risparmio degli italiani. Per far ripartire gli investimenti sono quindi disponibili tante risorse private, di cui una quota rilevante è in forma liquida, ferma sui conti correnti bancari. La liquidità e i depositi delle famiglie hanno registrato un boom nel decennio (+32,1%) e una crescita del 3,7% nell’ultimo anno rispetto al 2020, volando sopra i 1.600 miliardi di euro.
Quali sono le intenzioni dei risparmiatori rispetto al loro cash precauzionale? Si possono distinguere quattro gruppi di risparmiatori, rileva il rapporto. Il 21,5% è impaurito, pronto ad ampliare l’attuale quota di liquidità, anche a scapito di altre forme di risparmio. Il 30,8% è cauto, cioè vuole preservare la propria quota di contante senza penalizzare altre forme di risparmio. Il 36,4% è un investitore moderato, pronto a investire almeno in parte il contante accumulato. I risparmiatori più audaci sono l’11,3%: solidi dal punto di vista patrimoniale, abituati agli investimenti azionari, sono oggi propensi a investire una parte delle loro risorse in attività finanziarie ad alto rischio e con alti rendimenti potenziali.
Il 78,2% dei risparmiatori è propenso a effettuare investimenti etici, cioè rispettosi dei diritti umani, il 54,4% investirebbe in piccole e medie imprese italiane. Diverso è il giudizio per i titoli di Stato: il 71,7% dei risparmiatori non li acquisterebbe. Il 55,5% non reputa convenienti gli investimenti immobiliari o ritiene che ci siano investimenti migliori. È un cambio epocale della percezione degli italiani: i titoli di Stato, per ora, non hanno appeal e il mattone non è più ritenuto l’investimento sempre e comunque sicuro e remunerativo. Queste opinioni sono confermate dai consulenti finanziari: il 41% non rileva significative prese di posizione dei propri clienti sugli investimenti immobiliari, il 32% ha clienti che non lo reputano conveniente, il 10,7% ha una clientela convinta che ci siano investimenti migliori. Solo per il 15,7% dei consulenti i propri clienti considerano il mattone la forma migliore di investimento.
Il 40% degli italiani (la percentuale sale al 55,7% tra le persone benestanti) conosce gli strumenti del risparmio gestito. Tra chi li conosce, il 46,2% ne ha fiducia. La propensione a investire nei prodotti del risparmio gestito risulta buona: il 53,1% dei risparmiatori lo farebbe e il 10,9% lo ha già fatto in passato. Decisivo è il ruolo della consulenza finanziaria, da cui il 40,8% degli italiani si aspetta chiarezza, cioè esposizioni semplici dei rischi e delle opportunità degli investimenti. Il 39,5% si aspetta competenza, il 24,3% attenzione alle esigenze del cliente, il 21,7% esperienza. Positivo è anche il giudizio espresso dai consulenti finanziari: il 50,5% rileva che negli ultimi due anni è aumentata la fiducia dei clienti nel risparmio gestito (per il 43,6% è rimasta stabile, per il 5,8% è diminuita). Secondo il 48,6% dei consulenti la clientela si aspetta che i propri interlocutori infondano sicurezza in merito alle scelte di gestione dei propri soldi, il 47,9% attenzione a paure e ansie, il 43,8% chiarezza e semplicità nello spiegare vantaggi e svantaggi degli investimenti proposti.
“Dal Rapporto emergono le competenze nascoste dei risparmiatori italiani, vale a dire il serbatoio di valori e di capacità al quale hanno saputo attingere per far fronte ai momenti di maggiore incertezza degli ultimi mesi”, ha detto Fabio Galli, Direttore Generale di Assogestioni.
