Aiab a Frescobaldi (Uiv): non esiste sostenibilità senza biologico

Applicato al vino bio consente ottenere alte espressioni tipicità

MAG 9, 2022 -

Biologico Roma, 9 mag. (askanews) – “Lamberto Frescobaldi non ha chiaro che gestire un’azienda con ‘metodo biologico’ significa adottare tutti i principi della sostenibilità e che non si può parlare di sostenibilità senza il metodo bio”. Così Aiab risponde alle dichiarazioni del nuovo presidente dell’Unione italiana vini, che “con argomenti improbabili, è arrivato a dire che biologico e sostenibilità possano essere addirittura in contrapposizione attribuendo al biologico la responsabilità di maggiori emissioni di CO2”. “Ci pare che Frescobaldi contribuisca a fare confusione, in primis nei confronti dei consumatori verso cui abbiamo il dovere di fare chiarezza. Il non utilizzo di prodotti di sintesi – dice Giuseppe Romano, presidente di Aiab – è una delle conseguenze del metodo bio e non il punto di partenza, come ancora alcuni credono; a testimoniare i traguardi raggiunti ci sono tanti vignaioli biologici di successo. L’oggetto della certificazione non è il prodotto bio ma il metodo con cui l’azienda produce ed è basato sulla conservazione o il ripristino dell’equilibrio dell’agroecosistema, preservando la biodiversità, la fertilità e la qualità dei suoli”. Il biologico, ricorda Aiab, agisce infatti “in prevenzione, proprio per questo consente di fare a meno della chimica di sintesi, non solo nella difesa dai parassiti e dalle malattie, ma anche nel controllo della flora spontanea, trasformando le “malerbe” in preziose alleate. Lo stesso avviene anche nella fertilizzazione e in cantina, se parliamo di vino”. “L’applicazione del metodo biologico – prosegue Aiab – è uno strumento che consente ai vignaioli biologici di raggiungere alte espressioni di tipicità, quelle che i consumatori apprezzano. Forse anche questo sfugge al neopresidente, i viticoltori biologici sono tanti e nei territori vocati lo dimostrano con esempi eccellenti. Sfugge anche a Frescobaldi l’importanza di lavorare e vivere in un ambiente meno contaminato come avviene nei biodistretti, dove i vigneti condotti in biologico rappresentano oltre il 50% della superficie”. “Speriamo di aver fatto chiarezza sul bio – conclude Romano – che è la vera concretizzazione della sostenibilità e della resilienza, parole purtroppo usurate dall’abuso lessicale, tanto da aver perso perso il loro reale spessore. E’ il bio che include tutti gli elementi della sostenibilità e non il contrario. Per questo non ha senso parlare di sostenibilità se non si parte dal metodo di coltivazione, che può e deve essere biologico”.