Vacondio (Federalimentare): cambiare modello diplomazia alimentare

Per nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni

MAG 3, 2022 -

Agroalimentare Roma, 3 mag. (askanews) – “E’ importante iniziare a pensare a un nuovo modello di diplomazia alimentare da perseguire con un duplice obiettivo: nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni. Un obiettivo ambizioso che solo l’Europa unita può risolvere”. Lo ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, nel corso dell’assemblea generale della federazione che si è tenuta oggi a Cibus. L’assemblea “Dal Covid alla guerra: il diritto al cibo, la coesione sociale. Il ruolo dell’industria alimentare” ha visto la partecipazione del ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, del senatore Pier Ferdinando Casini, del segretario generale del Banco Alimentare e membro del Board European Food Bank Federation Marco Lucchini, del direttore del Centro Studi di Confindustria Alessandro Fontana e del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, è stata anche l’occasione per fare il punto sul settore. Un comparto che, nel 2021, ha chiuso con un fatturato di 155 miliardi di euro (considerando la sola industria alimentare), di cui 40 di esportazioni (che diventano 50 se consideriamo l’agroalimentare). Su queste cifre dell’export pesa la performance degli USA. Nel 2021 la quota di esportazioni in America del food&beverage nazionale ha infatti raggiunto un +14,0% sull’anno precedente, dando un segnale importante anche rispetto a quanto sta accadendo a livello geopolitico: gli Stati Uniti si preparano a diventare il nostro primo mercato di riferimento per quanto riguarda l’export, con crescite consistenti anno su anno. “Può sembrare strano essere a Cibus per celebrare il food and beverage Made in Italy considerando il difficile contesto internazionale e le preoccupanti conseguenze che anche l’Italia sta subendo. Ma io credo che questa assemblea sia la più importante non malgrado la situazione che stiamo vivendo, ma proprio a causa di quanto sta accadendo” ha aggiunto Vacondio che, dopo quattro anni, giunge alla fine del suo mandato. Sul tavolo i problemi dovuto all’aumento dei prezzi delle materie prime, quello dell’energia, ma anche l’aumento dei costi dei trasporti, dei container e dei noli che “si ripercuotono sulla filiera del food and beverage, mostrandoci molteplici fragilità”. “Dal nostro punto di vista – ha detto Vacondio – mi sento di poter dire che l’industria alimentare ha avuto un ruolo esemplare nonostante le grandi crisi che sono arrivate all’improvviso e le cui conseguenze sono ricadute in primis sul food and beverage”. Dopo avere fatto fronte ai problemi generati dalla pandemia, ora con l’aumento prima delle materie prime e poi dell’energia l’industria alimentare ha dovuto fare fronte per molti mesi a quasi tutti i costi: stiamo parlando di rincari del 50% per il grano duro, dell’80% per quello tenero, di oltre il 90% per il mais, senza considerare gli aumenti esponenziali dell’energia che le imprese hanno subito. Una condizione per nulla semplice che si sta ripercuotendo tuttora sui prezzi alla produzione dell’industria alimentare che hanno segnato a febbraio un tendenziale del +9,0%, dopo aver chiuso nel dicembre 2021 sul +6,6%. D’altra parte, la crescita tendenziale dei prezzi alimentari al consumo è salita ad aprile al +6,3%, dopo il +5,5% di marzo. Nel complesso, tra alimentari lavorati e non, l’Istat segnala che la crescita del cosiddetto “carrello della spesa” si porta al +6,0%. È un aumento preoccupante e i prezzi alla produzione dell’industria alimentare degli ultimi mesi ci dicono che la pressione a monte dei costi di produzione alimentare è lontana dall’essersi scaricata ragionevolmente sul cosiddetto “costo della vita”. “Queste sono state senz’altro le battaglie più difficili che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi quattro anni, ma non le uniche. Ne ricordo qui solo un’altra: quella contro il Nutriscore – ha ricordato Vacondio – il sistema di etichettatura francese che, quando ho iniziato il mio mandato, sembrava destinato a diventare il prescelto dalla maggioranza dei paesi europei e che invece oggi è indebolito dal lavoro che la nostra federazione, insieme a tutta la filiera e alle istituzioni italiane, ha portato avanti, presentando un sistema alternativo, il NutrInform battery, scongiurando il rischio di compromessi al ribasso”.