Mps, Franco: “Aperti a qualsiasi ipotesi ma no a svendite”

Vuole "tempi congrui" da Ue su cessione. Tutelare lavoro e territorio

APR 26, 2022 -

Banche Roma, 26 apr. (askanews) – Massima apertura del governo a qualunque offerta su Banca Monte de Paschi di Siena, ma “niente svendite” e tempi “congrui” per valutare le eventuali proposte, ha chiarito il ministro dell’Economia Daniele Franco. “Verosimilmente – ha detto durante una audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario – potrà avere luogo soltanto dopo il nuovo aumento di capitale”, che dovrebbe essere effettuato entro il 2022, e dopo l’avvio delle iniziative per il contenimento dei costi. In ogni caso il governo punta a “salvaguardare i livelli occupazionali, tutelare il marchio, salvaguardare il legame che Monte dei Paschi ha col patrimonio economico, innanzitutto, ma anche culturale e storico della città di Siena, della Toscana – ha detto – e anche del nostro Paese”. Se altre banche di mole analoga fossero interessate “è una loro decisione” e “sta a loro farsi avanti”. Sulla cessione “ovviamente si terrà conto della ricapitalizzazione”. E sull’ipotesi di una offerta estera “dal nostro punto di vista è importante il bilanciamento sul dare e avere: stranieri in Italia ma anche italiani all’estero. Il fatto di avere una pluralità di soggetti, compresi stranieri credo possa essere positivo, se questo aumenta l’offerta di servizi, l’importante è che il paese mantenga centri decisionali importanti – ha proseguito – e che le nostre aziende siano presenti simmetricamente all’estero”. Più nello specifico, sulle ipotesi di una offerta francese, “non lo so, non ne ho notizia”, ha detto Franco. “Ogni operazione va vista caso per caso, senza preclusioni. Noi siamo aperti a qualsiasi ipotesi da parte di operatori interessati ad effettuare un acquisto”. Quanto alla tempistica “è stata avviata una interlocuzione con la Commissione europea per concordare un nuovo termine. La precedente era dicembre 2021, l’obiettivo del Mef è conseguire una congrua dilazione. L’Ue come da prassi chiederà misure compensative. Qui – ha rilevato il ministro – la trattativa che stiamo gestendo mira a fare sì che queste misure siano realistiche, sostenibili e non tali da compromettere il piano industriale della banca”. “Abbiamo avuto trattative lo scorso anno con UniCredit e abbiamo concluso che quanto ci veniva prospettato non era adeguato. Qualsiasi trattativa dovrà corrispondere a criteri che non dobbiamo svendere”. Lo stato detiene il 64,2% del capitale di Mps, una banca i cui risultati “sono relativamente più deboli”, rispetto a gruppi analoghi e questo si è riflesso sui corsi azionari della banca. Nel 2022, secondo il piano industriale, la banca dovrebbe sostenere oneri straordinari di ristrutturazione e subire una perdita, con un ritorno all’utile nel 2023. A febbraio scorso è stata decisa una nuova guida e un nuovo ad, che dovrà rivedere il piano industriale 2022-2026 “e realizzare un aumento di capitale – ha ricordato Franco – al quale dovranno partecipare anche investitori diversi dallo Stato, privati, da realizzarsi nel 2022”. L’audizione riguardava anche la partecipazione sulla Banca Popolare di Bari. Qui però “non vi è una scadenza” per la cessione, ha chiarito il ministro, piuttosto “vi è un percorso di ritorno a condizioni di redditività, chiuso il quale, ove vi fossero offerte, anche queste andranno valutate con gli stessi criteri: al momento non mi sembrano esservi queste ipotesi di acquisto”. “Non mi aspetto eventi in tempi brevi – ha aggiunto – ma resta l’interesse del Mef ad avere aziende radicate sul territorio che funzionino e forniscano servizi. La cosa assolutamente importante è che la banca prosegua nella sua azione di contenimento dei costi e di recupero della capacità” di operare su una scala più ampia. Solo “superata questa fase si potrà considerare una vendita”. “E’ una banca fortemente appesantita dai costi e questo ovviamente richiede un intervento vuoi riduzione dei costi, vuoi di un parallelo di aumento dei ricavi”, ha rilevato il ministro. Una volta impartita la svolta si potrebbe anche pensare a un suo ruolo di aggregatore per altre banche locali, con cui sostenere i piani di finanziamento e sviluppo del Mezzogiorno.