Ipsos: vulnerabilità e voglia di migliorare, Italia nella spirale

Presentato a Milano l'osservatorio socioeconomico Flair 2022

APR 7, 2022 -

Consumi Milano, 7 apr. (askanews) – Un Paese che si dibatte nell’incertezza di spinte in contrasto tra di loro, che si ritrova a oscillare tra la voglia di ripartire e un profondo senso di fragilità e incertezza, tra il timore di un incremento dei prezzi e la previsione di maggiori contrasti sociali e crescita di disuguaglianze. In questo scenario però lo spirito “evolutivo” e la spinta a “migliorarsi” possono dimostrarsi anche come le forze in grado di motivare imprese e cittadini a portare il Paese fuori dalla spirale. E’ la fotografia dell’Italia che emerge dalla nuova edizione di Flair 2022 dal titolo “Nella spirale dell’interregno”, l’osservatorio annuale di Ipsos che indaga le dinamiche socioeconomici a livello nazionale e presentato oggi a Milano nel corso di un incontro negli spazi di illimity Bank. Già dal titolo scelto per il report, emerge un quadro nazionale complesso dove prevale l’incertezza e la contraddittorietà delle spinte. “L’immagine della spirale – spiega Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos – indica un movimento non lineare, che non procede in una direzione unica, ma comprende nel suo percorso momenti di regressione, d’inversione di rotta alternati a uno slancio di sviluppo, crescita ed espansione. L’interregno, invece, suggerisce un momento transitorio che si può sintetizzare come del ‘non più e del non ancora’ una situazione nel quale il passato non è stato ancora superato e il nuovo fatica a emergere”. Trai dati del report che più mettono in evidenza lo stato incertezza ci sono il “sentimento opprimente di vulnerabilità” segnalato dal 48% degli intervistati e la voglia di “di cambiare le cose” in una prospettiva di cambiamento (71 per cento). La consapevolezza dell’ondata inflattiva e dell’aumento dei prezzi porta poi il 55% delle famiglie a programmare una riduzione delle spese; ma nello stresso tempo sono spinte che attivano anche un profondo mutamento nei principali driver di scelta del consumatore che, per esempio, per il 34%, preferisce acquistare prodotti made in Italy e certificati sostenibili. A livello sociale le tensioni sono tangibili, Flair mette in luce, infatti, come la forbice sociale si sia ampliata creando un divario sempre più marcato tra l’upper e la lower class con una crescita dei ceti più fragili. Secondo il 65% degli italiani è probabile che nel prossimo futuro si assisterà ad un aumento di proteste e insubordinazioni causate proprio dalla frattura “ricchi contro poveri”. Ad appianare le diversità e i contrasti è la paura dell’attuale conflitto ucraino-russo in corso che si teme porterà a nuovi rincari e alla perdita del potere d’acquisto. Dall’ultimo osservatorio Ipsos sul tema, condotto tra il 29 e il 30 marzo, emerge forte e quasi unanime la volontà degli italiani di interrompere il conflitto con tutti gli strumenti diplomatici a disposizione (89%), mentre sono in crescita le ansie relative alle ricadute negative sul costo della vita, il lavoro e le imprese con un aumento di persone che sta facendo scorte (18%), mentre rimane alta la percentuale di intervistati che teme un conflitto mondiale (68%). Milano, 7 apr. (askanews) – Ma come uscire dall’interregno e interrompere il movimento a spirale in cui siamo ingabbiati?Flair suggerisce una lettura motivazionale che parte proprio dal desiderio evolutivo dell’Italia di migliorarsi richiamando un senso di comunità e accrescendo l’impegno mutualistico nella società e in economia, per calmierare gli spiriti neoliberisti e immettere più senso di cooperazione e collaborazione. “Come ogni anno – spiega Nicola Neri, amministratore delegato Ipsos – la nostra ambizione non è dipingere con certezza il futuro che ci attende. Un esercizio che per quanto oggi sarebbe più che mai utile è purtroppo irrealizzabile. Piuttosto vogliamo cercare di alimentare, attraverso il punto di vista dei professionisti di Ipsos Italia, il dibattito intorno a molti di quei temi centrali per il futuro delle persone, delle aziende, delle istituzioni del nostro paese. Con l’auspicio che questa conoscenza possa aiutare aziende private, media, organizzazioni no profit, istituzioni a ipotizzare non uno, ma un ventaglio di potenziali scenari futuri in funzione dei possibili accadimenti locali e globali.” Ecco – in sintesi – dieci punti analizzati dall’osservatorio. La dimensione economica ansimante per oltre la metà delle famiglie: il 2021 non è stato un anno sereno e il 60% degli italiani afferma che è stato un brutto anno per la propria famiglia. Per il 52% la situazione economica si è infragilita e le previsioni per il futuro mostrano un quadro che permane faticoso. Ingiustizie e tensioni sociale: il 68% degli italiani avverte la presenza di una forte tensione sociale nel Paese. Per il 65% degli italiani è molto o abbastanza probabile che nei prossimi periodi si sviluppino nuove forme di protesta “contro i ricchi e i privilegiati.” Il 35% ritiene necessario “fare ricorso alle barricate per cambiare le cose”. Effetti del Covid: stanchezza e ansia: il fisico, la forma, il peso, sono stati maggiormente coinvolti in questa fase. Il calo della forma fisica è denunciato dal 38% degli italiani; i problemi di sovrappeso dal 36%. La pandemia ha avuto effetti perniciosi sulle dinamiche del sonno per il 34% degli italiani e ha incrementato i tassi di stress e ansia nel 26%. Tranasizione ecologica: per il 72% è fondamentale collegare la lotta contro i cambiamenti climatici con quella della difesa delle comunità. La transizione ecologica sarà un successo se migliorerà la qualità della vita (65%), genererà nuovi posti di lavoro (40%), creerà nuove imprese (20%) e sosterrà la crescita delle comunità (19%). Il bisogno di comunità: per l’80% degli italiani oggi c’è un urgente bisogno di fare crescere il senso di comunità. Il 49% degli italiani afferma di ambire a vivere in comunità fatte di persone simili per cultura, tradizione, lingua, religione, senza stranieri. Il 51% si schiera nettamente contro questa aspirazione e pensa a comunità aperte. Milano, 7 apr. (askanews) – La Generazione Z, tra disimpegno e voglia di cambiare il mondo: dalla pandemia i giovani stanno uscendo più riflessivi (41%), sfiduciati (41%) e fragili (31%).Allo stesso tempo sono una generazione che non si vuole arrendere. Rispetto ai loro genitori mostrano il doppio del coraggio (14% contro il 6%) e, soprattutto, vogliono impegnarsi per cambiare la realtà (74%). Denatalità: il 70% degli italiani ritiene la questione importante per il futuro del nostro paese. Per il 62% è necessario realizzare un sistema di tassazione che diminuisca con l’aumentare del numero dei figli. Il 67% dell’opinione pubblica sollecita, inoltre, nuovi e consistenti sgravi fiscali per le imprese che assumono donne. La polarizzazione nella scelta dei prezzi: Le dinamiche post pandemiche e dell’aumento inflattivo spingono a una polarizzazione delle scelte rispetto ai prezzi. A farne le spese sono i prodotti di offerta mediana, mentre le persone si orientano sempre di più o verso il prezzo basso o verso quello alto. Il consumer-teller e il pendolarismo delle identità: se il valore delle cose semplici e pratiche (52%) è uno dei fattori guida nella scelta dei prodotti, al secondo posto troviamo, quale driver di acquisto, l’orientarsi dei consumatori su prodotti in grado di esprimere e raccontare la persona e la sua messa in scena (36%). Desideri, paure e voglia di leggerezza: il 71% degli italiani si sente pronto a impegnarsi di più per cambiare le cose. Il 24% avverte il bisogno di leggerezza e il 27% è alla ricerca di nuove esperienze. La dimensione della vitalità, coinvolge maggiormente gli uomini (56%) e il ceto medio (61%), mentre il ceto popolare appare più fragile e statico.