Turismo, alle startup 40mln in 91 round: “Servono più investimenti”

Venneri: ora alzare taglio round, attrarre stranieri e industria

MAR 31, 2022 -

Startup Milano, 31 mar. (askanews) – Le startup italiane del turismo sono state capaci di raccogliere negli anni 40 milioni di euro in 91 round, ma ora il fundraising cala proprio quando c’è bisogno di più benzina per poter fare il salto internazionale: “Non mancano le idee e nemmeno i team capaci. Mancano investimenti e scelte strategiche coerenti su dove allocare i soldi”, sottolinea in una intervista ad askanews Karin Venneri, presidente dell’associazione Startup turismo. L’associazione, che fornisce i dati su round e raccolta, tiene insieme il 70% delle 300 startup innovative che si occupano di turismo in Italia. C’è di tutto: dalle startup in fase iniziale alle scaleup di successo: “Siamo un acceleratore-incubatore non convenzionale. Ascoltiamo i loro bisogni e le aiutiamo”, spiega Venneri. A Milano l’associazione ha organizzato il 31 marzo il Travel Investor Day dove 12 giovani imprese si sono presentate agli investitori, con una richiesta di fundraising complessiva per 9 milioni di euro. “E’ un momento storico in cui ci sono tantissimi fondi che devono essere ben spesi e tanta attenzione alla digitalizzazione. Il nostro settore in Italia e in Europa si divide tra soggetti 1.0 e player estremamente evoluti, operatori che lavorano in maniera obsoleta e altri fin troppo avanti rispetto al mercato. La nostra sfida è avvicinare i due poli”. Con l’Investor day si bussa alla porta del venture capital perché “gli investitori, un po’ per timore, hanno iniziato a scommettere molto sulle scaleup più mature, basandosi sul loro fatturato, e non sulle startup nelle fasi iniziali che hanno bisogno di 3-400mila euro: l’effetto boomerang è che fra pochi anni anni non avremo più startup”, evidenzia Venneri. Eppure “il settore ha tanta potenzialità”, sia perché in Italia il turismo è storicamente forte sia perché “ci sono realtà vincenti che potrebbero presentarsi da protagoniste sul mercato europeo”, nota Venneri. “Abbiamo un vantaggio competitivo che dobbiamo sfruttare: dobbiamo alzare i tagli di investimento, garantire continuità alle startup, attraendo gli investitori stranieri spaventati da burocrazia e leggi. Serve anche avvicinare l’ecosistema industriale del turismo che non spinge sull’innovazione. Qui da noi – conclude Venneri – non si riescono a fare nemmeno i programmi di open innovation”.