Vini Orvieto “Oltre le radici della vite” una rete li valorizza

5 Cantine umbre creano network Orv per azione congiunta marketing

MAR 30, 2022 -

Enogastronomia Roma, 30 mar. (askanews) – Fare rete, creare network. E’ questo che hanno pensato le cinque cantine storiche di Orvieto che hanno deciso di presentarsi assieme agli esperti del settore, giornalisti enogastronomici e sommelier con le loro etichette per una degustazione dei vini delle annate 2020, 2014, con una anteprima 2021 per il vino Madonna del Latte. Orvieto città magica arroccata su una rupe di tufo orgoglio dei vignaioli umbri per il vino più conosciuto nel Belpaese e quindi vittima della sua stessa notorietà, si mostra ai winelovers attraverso 5 produttori che con determinazione hanno deciso di unire i loro saperi con l’intento di valorizzare il territorio, le vigne e naturalmente i vini che producono. Si chiamano: Sergio Mottura, Enrico Neri (Cantina Neri), Giovanni e Pietro Dubini (Palazzone), Corrado e Giulio Bottai (Tenuta Le Vallette) e il tedesco Leon Zwecker (Madonna del Latte) i viticoltori che hanno condiviso una visione enoica, prendendosi cura della vigna della cantina e della bottiglia in prima persona. “Subito dopo la guerra, il vino italiano per antonomasia era l’Orvieto”, dice ad Askanews Giovanni Dubini della Cantina Palazzone. “Il vino Orvieto ha una grande storia e una grossa capacità di invecchiamento, presenta diversità di uvaggi e si tratta quindi di vini molto legati alla terra”, prosegue. La regola per i vini Orvieto infatti è stata quella di non usare uvaggi internazionali, cercando così di tutelare il patrimonio viniviticolo autoctono. E’ nell’uvaggio che si dimostra il patrimonio di questo terroir e la sua unicità. L’Orvieto, conosciuto anche come “il vino dei Papi” e nel 1860 utilizzato da Garibaldi e suoi Mille come brindisi nella sosta a Talamone nel corso della spedizione per completare l’Unità d’Italia si vede oggi costretto a cercare di superare un’immagine un po’ appannata anche a causa di una maggiore aggressività di altri vini sul terrtorio che hanno puntato sull’enoturismo, la ristorazione e il marketing strategico. Le 5 cantine hanno così messo a punto un nuovo progetto che rivendica la particolarità dei vini Orvieto, morbidi e versatili. “Il vino è la nostra vita” è il leit motiv di questi 5 produttori “il vino rappresenta civiltà” e vogliamo che “questa valenza culturale e storica sia valorizzata”, dicono i viticoltori. Il tema per loro è la “rinascita” di un territorio che ha risentito ancor prima della pandemia di una perdita di attenzione da parte degli amanti del vino. Così hanno iniziato a organizzarsi in una Associazione che li raggruppa e hanno stilato un Manifesto che si chiama “Orv”, acronimo di “Oltre le Radici della Vite”. Il disciplinare dell’Orvieto, continua Dubini, fa data 1931 ed è agli antipodi del vino italiano. Tra i vini degustati Sergio Mottura: Trugugnano Orvieto secco doc 2020 con sentori floreali, erbe aromatiche come salvia e timo, con finale leggermente aromatico, con buona persistenza. Enrico Neri: Ca’ Viti Orvieto Classico Superiore 2020: presenta sensazioni di aromi di fiori gialli e frutta fresca. Rotondo e minerale. Quelli della Cantina Neri sono vini moltostrutturati perché le viti si trovano sull’argilla. I vini dei 5 produttori che aderiscono a “Orv” fanno parte infatti di tre zone geologicamente differenti. Pietro Dubini-Palazzone presenta Terre Vineatae con un bouquet avvolgente e sentori di frutta bianca e gialla, frutta secca e scorza di agrumi con finale di mandorla verde. Le Velette: Lunato Orvieto Classico Superiore 2020: profumo intenso e vegetale. Sapido con sfumature di fiori gialli, nota finale quasi dolce con alcune note di mandorle e nocciole e radici di genziana. Madonna del latte: Orvieto Classico Superiore 2020: vino minerale elegante, fresco e secco, con sfumature di mela fragrante e fiori di prato. Vino molto minerale, rotondo anche nell’annata 2021 degustato in anteprima. Generalmente i vini hanno dimostrato nell’edizione 2014 una buona capacità di invecchiamento, nonostante l’annata 2014 sia stata un po’ difficile a causa di una maggiore piovosità rispetto a quella che si manifesta mediamente nei terroir dove si coltivano i vitigni Procanico, Malvasia, Rupeccio e Grechetto che forniscono le uve per la produzione dei vini Orvieto.