Le cifre della dipendenza Ue da gas e petrolio della Russia

Nel 2020 Mosca ha assicurato un quarto del consumi Ue di energia

MAR 11, 2022 -

Ucraina Roma, 11 mar. (askanews) – Le importazioni di combustibili fossili dalla Russia assicurano un quarto di tutti i consumi di energia dell’Unione Europea. E se si guarda al gas naturale, la dipendenza europea su Mosca raggiunge il 41%. Ma anche su petrolio e carbone il ruolo dell’import dalla Russia è preponderante, a differenza di quanto avviene in altre economie avanzate, come gli Usa. I dati di Eurostat, l’ente di statistica dell’Unione europea, fanno capire quanto sia problematico realizzare una riduzione della dipendenza dalla Russia su queste fonti, per non parlare di una totale messa al bando. In generale sull’energia l’Unione europea dipende per oltre il 57% dalle importazioni. Guardando ai dati del 2020 sul totale dei consumi energetici (57.742 PetaJoule) il 24,4% è stato assicurato da importazioni dalla Russia. Secondo le tabelle Eurostat, su questa dipendenza totale l’Italia risulta in linea con le medie europee, la Germania è più esposta con una quota di dipendenza dalla Russia che supera il 30%, l’Ungheria ancora di più con una quota sopra il 50% e la Lituania sfiora addirittura il 100%. All’opposto paesi come Francia e Spagna sono meno esposti, con quote inferiori al 10%. Il problema più evidente è quello del gas, che assicura il 23,7% del fabbisogno di energia in Europa e all’83,6% viene importato. Eurostat stima che il gas naturale russo assicuri quasi il 10% del fabbisogno di energia totale dell’Unione e oltre il 41% del consumo di gas Ue. Un altro problema rilevante è che a causa delle scelte industriali compiute negli anni passati, mancati investimenti o veti a progetti vari, laddove i consumi di gas sono rimasti sostanzialmente stabili, tra 2011 e 2020, la produzione interna Ue è crollata di ben il 60%, da 139 miliardi di metri cubici a 55,7 miliardi di metri cubici. Secondo quanto illustrato dai tecnici dell’ente statistico Ue, durante un webminar organizzato ad hoc, sul gas le importazioni dalla Russia assicurano addirittura il 41,1% del consumo totale europeo, sempre sul 2020, una quota quasi analoga al 42,5% giunto da tutti gli altri fornitori globali. La produzione interna di gas naturale del Ue assicura il 12,6% del fabbisogno. E se quello del gas è un mercato particolare, con maggiore concentrazione e in cui è più difficile trovare fornitori alternativi, specialmente quando gli approvvigionamenti giungono tramite gasdotti, sul petrolio la dipendenza europea dalla Russia non è stata finora così lontana. Tanto per cominciare Eurostat ricorda che il petrolio resta la prima fonte di energia in Europa, nonostante la sua quota sul totale sia calata al 34,5%. Qui la dipendenza dalle importazioni raggiunge il 96%, mentre la produzione interna è appena del 3%. La Russia assicura il 36,5% dei consumi Ue di petrolio, gli altri produttori globali il 60%. Ma se si guarda al solo segmento dei carburanti (benzine e diesel), la dipendenza Ue verso Mosca è la seconda maggiore dopo quella sul gas naturale. Infine il vituperato carbone, che ancor più dopo gli slanci green di questi anni molti Paesi europei stavano cercando di dismettere del tutto. Sempre in base ai dati 2020 la quota del carbone sul totale dell’energia europea è scesa al 10%, a fronte del 34,8% cui si attestava negli anni 90 del secolo scorso. La quota di carbone importato è del 57,4% e quello in arrivo dalla Russia è al 19% sul consumo totale. Secondo i tecnici di Eurostat negli ultimi 10 anni la quota di carbone importato dalla Russia è aumentata. Voz/Int2