Fiera del tessile Milano Unica riapre con +27% di espositori

Fino a 2 febbraio rassegna collezioni alto di gamma primavera-estate

FEB 1, 2022 -

Moda Rho(MI), 1 feb. (askanews) – Nonostante gli scenari economico e sanitario ancora fortemente caratterizzati dall’incertezza, la 34ma edizione della fiera del tessile Milano Unica, in programma oggi e domani nel polo espositivo di Rho, registra la presenza in crescita (+27%) di espositori rispetto alla precedente edizione di luglio 2021, tradizionalmente più partecipata. Sono infatti 343 gli espositori, di cui 291 italiani (+30%) e 52 stranieri (+13%), che con la loro partecipazione, concorrono a dimostrare la fiducia nel futuro di un settore strategico della manifattura Made in Italy. La rassegna presenta le collezioni di tessuti e accessori dell’alto di gamma per uomo, donna e bambino primavera/estate 2023. La fiera torna a svilupparsi su tre padiglioni che ospitano le proposte di Ideabiella, Shirt Avenue e Moda In, oltre alle Special Areas e Innovation Area, con il ritorno di 5 espositori al Korea Observatory e 12 aziende nell’area Japan Observatory. Dall’ingresso principale i clienti e i visitatori sono subito immersi nell’area dedicata a MU Tendenze & Sostenibilità, sempre più attenta a offrire proposte di materiali sostenibili. Completano il parterre, gli stand con le proposte dei designer e gli studi MU Info & Style, oltre ai progetti speciali di Woolmark, Filo, Linen Dream Lab. Durante l’inaugurazione il presidente di Milano Unica, Alessandro Barberis Canonico, si è soffermato sulla disaffezione delle giovani generazioni nei confronti del lavoro nell’industria tessile, legata in parte a una percezione ottocentesca del lavoro in fabbrica. “Che, sostiene il presidente, non ha però riscontri nella moderna organizzazione produttiva, in cui prevalgono nuove competenze tecniche unite al saper fare artigianale. Ridare status al lavoro in fabbrica con un’adeguata formazione tecnica e culturale deve vedere l’impegno delle istituzioni, ma anche delle famiglie. Anche se non va ignorato il problema della remunerazione, che deve essere affrontato a diversi livelli ma, soprattutto, con una coraggiosa e prolungata decontribuzione del lavoro giovanile”. Soffermandosi sulle difficoltà registrate dal comparto nel corso del 2021, Barberis Canonico ha aggiunto: “Il debole andamento del nostro export, soprattutto sui tradizionali, maggiori mercati di sbocco, ha permesso di recuperare solo in parte i negativi risultati del 2020, nonostante la robusta crescita complessiva dell’economia e dell’industria italiana e della ripresa del commercio internazionale. Infine, da ultimo ma non meno importante, nella seconda metà del 2021, hanno significativamente influito i rincari e le difficoltà nel reperimento di materie prime e semilavorati, i costi di trasporto, nonché l’impennata dei prezzi energetici”.