Confagri Piacenza:no piano produttivo Grana padano senza consenso

"Non è attacco a Consorzio ma difesa delle norme Ue"

NOV 24, 2021 -

Lattiero-caseario Roma, 24 nov. (askanews) – Il Consorzio del Grana Padano lavora alla messa a punto dell’ennesimo piano produttivo triennale che, se approvato, vedrà la luce entro fine anno. “Ancora una volta ribadiamo – dichiara Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza – che il Consorzio ha fatto diventare il piano produttivo, approvandolo continuativamente ogni tre anni dal 2007, uno strumento ordinario di gestione delle produzioni di formaggio, quando doveva essere uno strumento di intervento straordinario come prevede la normativa europea. E lo ha fatto senza tenere in alcuna considerazione l’andamento dei quantitativi di latte prodotti e le necessità dei produttori”. “Sottoscrivere il Piano Produttivo così come ci è stato presentato per il prossimo triennio significa accettare ancora una volta di produrre latte senza avere alcun potere negoziale nella sua collocazione. Gli allevatori devono esserne consapevoli e assumere le decisioni conseguenti. Questo non è un attacco al Consorzio – rimarca Gasparini – ma una difesa delle norme Ue e dei diritti dei produttori latte”. Confagricoltura Piacenza sottolinea anche che la definizione e l’approvazione dei Piani Produttivi è votata solamente dai trasformatori. La richiesta di approvazione presentata ai produttori “non viene posta come una scelta, mentre la normativa di riferimento rimarca il ruolo fondamentale della parte agricola e annovera, tra l’altro, la necessità della stipula di un accordo preventivo tra le parti. Il Consorzio invece si fa carico di chiedere l’adesione al Piano da parte dei produttori attraverso i trasformatori contando su un rapporto di forza squilibrato dall’eccesso di offerta dato che la base di conferenti è molto più ampia di quella necessaria”. Questa situazione implica che “l’adesione venga data, pur di evitare il rischio di mancato ritiro del proprio latte, senza avere piena conoscenza di quanto esplicitato nel Piano Produttivo”. Tra l’altro, alla vigilia dell’approvazione del Piano Produttivo 2019-2021 il Mipaaf è intervenuto, per evitare che il piano venisse impugnato, con il d.l. 15/02/2019 n.1813. “Nel nuovo piano è proposto un aumento di quote produttive dell’1%, ma non sembra corretto, e a che titolo poi, che il Consorzio si faccia pagare per la nuova emissione di quota. Inoltre il Consiglio del Consorzio ha bocciato anche la proposta che prevedeva di assegnare una parte della quota dell’aumento di forme a vantaggio dei piccoli caseifici che sarebbero invece svantaggiati da un’assegnazione attribuita solo in percentuale sullo storico delle forme prodotte. Con quali criteri e con che costi, a carico di chi, a beneficio di chi andranno dunque le nuove quote? Fa specie – sottolinea Gasparini – che il costo delle quote-forme oggi sia speculativo e che si sia generato un mercato degli affitti di quote che produce posizioni di rendita, favorendo chi ha disponibilità di denaro e risultando discriminatorio per i produttori di latte che, in caso di trasferimento della trasformazione da una provincia all’altra, sono svantaggiati anche nel ricollocamento della propria materia prima”. “I produttori di latte hanno ora la possibilità di cambiare le cose con una presa di coscienza – sottolinea Lucchini – seve che tornino ad essere protagonisti delle loro scelte perché sono loro che producono la materia prima, sono loro l’essenza della dop e il vero legame con il territorio”.