Imbarazzante non aver trovato i 100 mld promessi (Cingolani)

Nel 2015 impegno per aiuto paesi vulnerabili, non siamo riusciti

NOV 16, 2021 -

COP26 Roma, 16 nov. (askanews) – “Una cosa molto imbarazzante è che non siamo riusciti a raggranellare dal 2015 a oggi i 100 mld di aiuti ai Paesi vulneravili. Questo oggettivamente è imbarazzante, è vero che c’è stato il covid di mezzo, però insomma è difficile da spiegare. E si percepiva la mancanza di fiducia rispetto al fatto che non abbiamo avuto una grande credibilità come Paesi avanzati”. Così il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a Green and Blue Open Session oragnizzato da La Repubblica, a proposito della Cop26 da poco conlcusa. “Nel 2015 l’accordo di Parigi prevedeva questi 100 mld, siamo al 2021 e questi 100 mld non sono stati ancora raggiunti”. A Glasgow, ha detto ancora Cingolani, “eravamo in presenza di Stati isole che stanno affondando nel mare e altri che invece hanno il problema di come cambiare la mobilità da carburante a elettrica. Credo sia evidente che è difficile trovare una soluzione digitale, un pulsante che risolve tutto. E metteteci anche la complessità della burocrazia internazionale, della diplomazia. Alla fine i paesi più vulnerabili hanno la sensazione che ci sono tante belle intenzioni”, “ma alla fine noi 100 miliardi di contributi non siamo riusciti a metterli insieme. E questa è una cosa molto pesante da spiegare”. “A Glasgow quello che mi ha colpito – ha proseguito Cingolani – è stato toccare con mano le differenze, le disuguaglianze globali sono spaventose”. Se guardiamo a Cina e India, ha detto ancora “stiamo parlando di nazioni che hanno 1,3-1,4 miliardi di abitanti con un’economia in forte crescita che dicono: voi avete prodotto tutta la CO2 che volevate per diversi decenni e adesso dite a noi di non crescere perché non ne possiamo produrre. È ovvio che anche il loro punto di vista non è così sballato. Servirà – ha aggiunto – una grande onestà intellettuale per affrontare nella prossima decade grandi cambiamenti e servirà molta solidarietà, molta finanza solidale, molta finanza globale. Credo ci sarà molto da lavorare”. Il ministro ha poi aggiunto: “Il messaggio che dò ai ragazzi è: la protesta tiene viva l’attenzione e generazionalmente è normale che la protesta venga dai più giovani che dicono il futuro è nostro, voi ce lo lasciate in condizioni non particolarmente ottimali, quindi ci sta tutta la protesta. Ma la protesta deve generare delle proposte e le proposte vengono solo dalle competenze. Allora i giovani devono protestare ma nello stesso tempo devono elaborare proposte sensate, avanzate e vuol dire che devono studiare”. Alla domanda sul contributo che i giovani con le startup – a cui sono destinati dal Pnrr 250 mln di euro – possono offrire alle sfide legate al clima , Cingolani ha detto che i soldi pubblici servono a “far partire più iniziative possibili, garantendo loro di avere tempo per diventare attrattive, competitive per gli investitori internazionali. Difficilmente uno Stato può finanziare le startup come se fosse un investitore, diciamo che dà la scintilla che consente ai ragazzi di partire subito”. “L’impatto delle startup nei primi anni probabilmente sarà piccolo, è difficile prevederlo, ma sono certo che qualche idea forte nascerà proprio dalle startup”. Lcp/Pie