Eni, un libro su Enrico Mattei e il “sovranismo energetico”

Un saggio in due parti del giornalista Gianfranco Peroncini

OTT 1, 2021 -

Eni Milano, 1 ott. (askanews) – Il 27 ottobre 1962 moriva Enrico Mattei precipitando in aereo in mezzo a un filare di pioppi nelle campagne di Bascapè, nel pavese, a una manciata di chilometri dalla pista dell’aeroporto di Linate. Come ha documentato, decenni dopo, il pm di Pavia Vincenzo Calia si trattò di un attentato. Riprendere in mano la storia del fondatore dell’Eni significa esaminare, con la forza e la lucidità del senno di poi, le radici profonde della Repubblica italiana, radici che affondano nel periodo più cruciale, quello che va dalla ricostruzione alla formazione del centrosinistra, nell’anno stesso della sua morte, il 1962, passando attraverso le meraviglie, le sventure e i misteri del cosiddetto “miracolo economico”. E’ quello che fa il giornalista e scrittore Gianfranco Peroncini nel libro in due parti “Veni Vidi Eni…Enrico Mattei e il sovranismo energetico”, di cui Byoblu Edizioni ha pubblicato il primo volume intitolato “La lunga marcia dall’Agip all’Eni”. Un libro che su quel periodo e quella storia già affrontata da molti ha “solo la pretesa di esplorare angoli e punti di vista per certi versi inusuali” scrive l’autore nell’introduzione. A partire dallo sfondo, quello dello scontro geopolitico a tutto campo che passa sotto la definizione di “Guerra fredda”. Enrico Mattei è stato l’uomo che osò sfidare il potere delle grandi compagnie petrolifere e la struttura stessa di quell’industria, una delle più potenti della storia dell’umanità, in nome dello strategico “sovranismo energetico nazionale”, spiega Peroncini. Un sovranismo che è risultato scomodo a molti. Scomodo almeno quanto lo è stata la rivoluzione nel campo del petrolio di cui è stato protagonista Mattei, quella di offrire un contratto che permetteva ai paesi produttori di partecipare in prima persona alla produzione del petrolio. Mattei amava ripetere che non esiste indipendenza politica senza indipendenza economica e già dalla fine degli anni ’40, aveva compreso che un’ampia disponibilità di energia a prezzi concordati a livello multilaterale era una condizione essenziale e necessaria per la ricostruzione e lo sviluppo del paese. Tra il 1955 e il 1962 Mattei lanciò l’internazionalizzazione dell’Eni, facendone un colosso del settore, con ricerche minerarie all’estero, grandi contratti di approvvigionamento, investimenti strutturali e commerciali. Perché sin dalla seconda metà degli anni ’50 aveva avuto una formidabile intuizione, cioè che i paesi produttori di petrolio alla fine si sarebbero riappropriati delle loro risorse. Quanto si è puntualmente verificato 10 anni dopo la morte di Mattei con la grande crisi petrolifera del 1973. “Si può dunque cominciare a capire che per comprendere davvero Mattei e la sua avventura bisogna forse possedere un briciolo della sua geniale follia insieme a un tascapane ben fornito di audacia, patrimonio ineludibile di quanti si possono permettere di andare davvero oltre”, scrive Peroncini. Sul responsabile della morte di Mattei, l’autore scrive: “Anche se non lo sapremo davvero mai, un’idea me la sono fatta. Ma per questo dovrete attendere la seconda parte”.