Digitalizzazione, sull’ecommerce Italia una delle peggiori in Europa

Indagine Timotico: spreca tesoretto, ritardi tecnologia e marketing

SET 14, 2021 -

Imprese Roma, 14 set. (askanews) – Il mercato dell’e-commerce B2C, nel mondo, vale 4.280 miliardi di dollari e raggiungerà quota 4.891 miliardi nel corso del 2021. Un tesoretto che però l’Italia non riesce ad aggiudicarsi: pesano i ritardi nell’adozione di tecnologia all’avanguardia e nell’utilizzo strategico del content marketing. Lo sostiene una indagine condotta da Timotico, società di comunicazione integrata. “Ci sono aziende – afferma con un comunicato Federica Argentieri, Ad e fondatrice di Timotico – anche molto affermate da generazioni che si trovano in crisi dal momento che la concorrenza online gli sta rubando grossissime fette di mercato”. L’80% delle Pmi afferma, nell’indagine, di avere un proprio sito web, ma sono poche quelle con siti ottimizzati, performanti anche su mobile e costantemente aggiornati. E questo nonostante il fatto che 50 milioni di italiani siano connessi ogni giorno”. “Ci è capitato, nel corso dell’indagine, di parlare con più imprenditori che facevano gestire i canali social al nipote solo perché ‘sa usarli’ – prosegue la Argentieri – ma c’è differenza tra saper condividere un contenuto sui social e saperlo fare a scopo di business e in maniera professionale”. E secondo lo studio non basta investire ingenti risorse in promozione se prima non si sono curati nel dettaglio i contenuti da proporre, differenziati a seconda degli obiettivi prefissati e del mezzo attraverso il quale sono comunicati. Anzi, potrebbe addirittura risultare controproducente, causando perdite sotto il profilo economico e reputazionale. Bisogna affidarsi a chi ha le capacità di fare content marketing, adottando un piano d’azione per la produzione e distribuzione di contenuti testuali, audio-video, foto e grafiche su siti web, blog, ecommerce e social che sia coerente con il brand aziendale. “Un errore frequente da parte delle aziende – dice ancora la Argentieri – è di pubblicare sui social solo contenuti promozionali che, alla lunga, non fanno che stancare il pubblico, con la conseguente penalizzazione da parte della piattaforma”. Tutto, insomma, ruota attorno alla costruzione di una narrativa. “È fondamentale, come emerge dall’indagine, alternare contenuti diversi e arricchirli con informazioni utili e di intrattenimento per le persone, in una proporzione del ’70/30′: 70% di contenuti reputazionali, ispirazionali, informativi e che coinvolgano sempre di più l’audience e 30% di contenuti destinati alla vendita pura”.