Copagri: confusione da ok Prosek, lavorare per cambiare idea Ue

Nei due mesi di tempo dalla pubblicazione in GU Ue

SET 14, 2021 -

Vino Roma, 14 set. (askanews) – “La decisione della Commissione Europea di approvare la domanda di riconoscimento della denominazione protetta per il vino croato Prosek ci lascia molto perplessi, in quanto rischia di ingenerare una pericolosa confusione nei consumatori, con particolare riferimento a quelli stranieri, che potrebbero facilmente cadere in errore vista la notevole somiglianza etimologica con il nostro Prosecco”. Lo afferma il presidente della Copagri Franco Verrascina, dopo l’annuncio in tale direzione arrivato nelle scorse ore dal Commissario europeo all’Agricoltura Janus Wojciechowski. “Concordiamo con la dura e immediata presa di posizione del Mipaaf, che ha chiarito l’intenzione del nostro Paese di opporsi con ogni mezzo a questo riconoscimento che rischia di arrecare un notevole danno economico a uno dei prodotti di punta del Made in Italy agroalimentare, che ha saputo reggere egregiamente l’urto della pandemia e che contribuisce in maniera significativa alla crescita delle esportazioni nazionali, con una produzione di ben 600 milioni di bottiglie ogni anno”, prosegue Verrascina. “Vale la pena di ricordare, a tal proposito, che l’ok annunciato dall’Esecutivo comunitario non è sulla denominazione Prosek, ma solo sull’accoglimento della domanda; ciò significa che bisognerà attendere la pubblicazione della richiesta nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, che al momento non ci risulta essere avvenuta, e che solo allora il nostro Paese avrà sessanta giorni di tempo per fare ricorso, esponendo e motivando le proprie obiezioni”, fa notare il presidente. “Le argomentazione utili a far tornare sui suoi passi la Commissione UE e far respingere una simile richiesta di riconoscere una denominazione protetta a nostro avviso ci sono tutte; basti pensare alla recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che appena pochi giorni fa aveva sanzionato la catena spagnola ‘Champanillo’, in quanto il suo nome evocava il noto vino francese, con il pericoloso rischio di ingenerare confusione nei consumatori e di sfruttarne indebitamente la fama, esattamente la stessa cosa che temiamo possa avvenire in questo caso”, conclude Verrascina.