Cibus, Qualivita: Ig asset strategico per valorizzare filiere

Sono asset intangibili che moltiplicano valori di mercato

SET 1, 2021 -

Agroalimentare Roma, 1 set. (askanews) – La crescita economica delle aziende mondiali è oggi legata alle risorse intangibili e questo vale in buona parte anche per le filiere agroalimentari che hanno un ingente ‘capitale intellettuale’ ancora da valorizzare. L’Italia, attraverso il proprio sistema DOP IGP, ha le più importanti risorse intangibili di settore a livello globale e, di conseguenza, il potenziale per valorizzare le PMI agroalimentari, per accedere al credito e per realizzare progetti internazionali che consentano di crescere e di esportare su tutti i mercati. Questa, in sintesi, la nuova visione di sviluppo presentata da Qualivita oggi a Cibus con gli interventi del presidente Cesare Mazzetti e del direttore Mauro Rosati nell’ambito del convegno “Il made in Italy agroalimentare e le Indicazioni Geografiche. Le strategie per spingere la crescita” alla presenza del Ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli e dei principali attori dei settori agroalimentare, distribuzione e finanza. “È ormai chiaro – ha affermato Mauro Rosati, DG Fondazione Qualivita – che serve patrimonializzare e finanziare la crescita delle PMI agroalimentari italiane per aumentare il potenziale di offerta all’estero dove è forte la richiesta di qualità made in Italy. L’Italia ha una opportunità in più con le Indicazioni Geografiche che, se ben gestite, rappresentano asset intangibili capaci di dare alle imprese valori di mercato molto più elevati di quelli attuali. Fare una fotografia del ‘capitale intellettuale’ generato nelle filiere dai prodotti DOP IGP, può servire ad attrarre finanza e partnership di alto livello utili per accelerare la crescita. Nella fase attuale in cui le risorse intangibili sono il grande serbatoio di valore delle economie globalizzate, l’alimentare italiano con il suo know how, le certificazioni, gli usi tradizionali di produzione, può accrescere la propria dimensione e trovare un posizionamento internazionale più forte, oggi appannaggio solo delle grandi multinazionali”. Come emerge dalle indagini di Brand Finance Gift 2019 e S&P 500, le risorse intangibili delle imprese hanno ormai assunto un ruolo preponderante nell’economia mondiale rappresentando il 90% degli asset e minimizzando il valore di quelli tangibili: in questo scenario, le IG italiane come Parmigiano Reggiano DOP, Grana Padano DOP, Prosciutto di Parma DOP, Gorgonzola DOP hanno il potenziale per essere, nell’agroalimentare, quello che Apple e Microsoft rappresentano a livello globale nell’immaginario comune. Un potenziale che fonda le sue basi su elementi inerenti la proprietà intellettuale, il capitale organizzativo, le risorse umane e il capitale relazionale sviluppato negli anni dalle DOP IGP italiane attraverso una corretta gestione dei Consorzi di tutela e delle imprese consorziate. Ecco così che il valore di mercato delle PMI agroalimentari italiane è generato in buona parte da risorse intangibili ‘di origine’ che ogni Indicazione Geografica porta con sé e che, se ben sviluppato, può essere un traino per ogni singola impresa della filiera. “La finanza è consapevole che oggi è chiamata a essere attore contributivo dell’agroalimentare, settore così importante per il nostro Paese – afferma Giampiero Maioli, AD di Crédit Agricole Italia – e, a livello internazionale, sta mettendo in maniera sempre più forte i criteri ESG e di sostenibilità al centro della quotazione delle realtà agroalimentari, affinché la valutazione di un’impresa prenda in considerazione asset intangibili come la governance, la tracciabilità dei prodotti, la digitalizzazione”. “I dati raccontano bene qual è la ricchezza agroalimentare del nostro Paese, costruita e cresciuta in questi anni nei territori d’Italia – commenta il Ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli – con il paniere delle eccellenze DOP IGP che esprime un valore frutto di conoscenze, competenze e organizzazione dei sistemi produttivi. E questo ci dice anche che la dimensione aziendale non rappresenta un problema laddove le filiere funzionano e i Consorzi riescono a governare e tutelare sistemi di produzione agroalimentare di qualità”.