Vacondio (Federalimentare): pronti alla sostenibilità ambientale

Pnrr strumento importante, vanno affrontate anche alcune minacce

AGO 31, 2021 -

Agroalimentare Roma, 31 ago. (askanews) – “L’industria alimentare ha già messo in atto da anni politiche volte a una maggior tutela dell’ambiente e si dice pronta a farlo ancora, nella convinzione però che non si possa parlare di sostenibilità ambientale senza parlare di quella economica e sociale e che le tre cose vadano affrontare insieme, in un unico contesto e come un unico discorso. La sostenibilità ambientale, infatti, è un processo che dobbiamo assolutamente percorrere ma è bene essere chiari: essa comporta enormi sacrifici sul piano economico e sociale e più restringiamo i tempi, più i sacrifici delle aziende e dei cittadini saranno maggiori”. Lo ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, nel corso dell’assemblea che si sta svolgendo a Cibus sul tema “Made in Italy alimentare: la ripartenza comincia da qui” in merito al Pnrr, strumento che coinvolge il settore alimentare sul territorio dell’innovazione, della digitalizzazione, della logistica, delle dotazioni infrastrutturali e sul versante della sostenibilità. A fronte di queste grandi opportunità, alcune minacce, di portata nazionale e internazionale, incombono sull’industria alimentare. Dalle grandi politiche “nutrizionali”, agli attacchi alla dieta mediterranea e fino al Nutriscore. “Temi diversi con uno schema unico – ha spiegato Vacondio – quello secondo il quale dietro l’idea di paventare problemi alla salute dei consumatori e alla sostenibilità del pianeta si nascondono azioni protezionistiche che attaccano principalmente le nostre eccellenze Made in Italy”. E sempre in nome della salute e della sostenibilità, l’industria alimentare ha delle minacce in casa: “si tratta della sugar e della plastic tax – ha commentato il presidente di Federalimentare – La prima è basata su un approccio opposto rispetto a quello che l’Italia ha scelto di far valere nelle battaglie europee contro politiche nutrizionali che discriminano cibi specifici, nella convinzione che ogni alimento possa essere mangiato nella giusta quantità. La seconda, invece, lungi dal risolvere il problema del riciclo, farebbe solo aumentare i prezzi al consumo del 10% con punte fino al 60% su prodotti con basso valore aggiunto. “È evidente che in entrambi i casi si tratta di balzelli che nulla hanno a che fare con la salute o la sostenibilità ma che, se approvati, ricadrebbero sulle spalle delle imprese prima e su quelle dei consumatori poi, con il solo obiettivo di fare cassa da parte dello Stato” ha concluso Vacondio.