Abbona (Uiv): difendere promozione Ue da politiche proibizioniste

Osservatorio Uiv: evitare rischio commodity con sparkling e rosati

LUG 20, 2021 -

Vino Roma, 20 lug. (askanews) – “Chiediamo fortemente che lo strumento della Promozione Ue sia difeso a livello europeo, nell’ambito della riforma alla quale sta lavorando in questi mesi Bruxelles, in quanto le politiche proibizioniste della Commissione potrebbero escludere il vino e altri settori del nostro agroalimentare dai finanziamenti a favore della promozione dei prodotti agricoli. È fondamentale nei prossimi mesi far fronte comune per impedire questo disegno, facendo leva sul ruolo insostituibile del vino e delle sue Dop e Igp per lo sviluppo e la sostenibilità dei territori”. È la richiesta fatta al ministro delle Politiche agricole Patuanelli da parte del presidente di Unione italiana vini (Uiv), Ernesto Abbona, oggi nel corso del Forum vitivinicolo della Confederazione italiana agricoltori (Cia). “A Bruxelles sta sorgendo una politica proibizionita che è sconcertante: il vino consumato a tavola fa parte della dieta mediterranea riconosciuto dall’Unesco. Prima se la prendono con i carboidrati, poi con le proteine, poi con i grassi, poi con l’alcol. E’ una politica devastante”. “E’ un problema culturale – ha aggiunto Abbona – il vino a tavola in Italia è un elemento della convivialità. Questo è il messaggio che dobbiamo trasferire: il consumo moderato del vino nel luogo, nei momenti e nelle modalità consone”. Secondo l’analisi “Un nuovo potenziale per il vino italiano”, presentata oggi dall’Osservatorio del vino Uiv al forum Cia, sono ancora ampi i margini di crescita del made in Italy enologico. In particolare, ha spiegato il responsabile dell’Osservatorio, Carlo Flamini, con un potenziale produttivo in aumento attorno a 50 milioni di ettolitri l’anno, l’offerta del vino italiano rischia una tendenza verso il basso. Un rischio commodity da evitare lavorando sull’offerta di qualità specie su alcune tipologie della domanda globale in forte crescita. Da una parte sugli sparkling italiani, che grazie al caso di scuola Prosecco hanno triplicato il valore delle esportazioni nell’ultimo decennio; dall’altra i Rosati, dove l’Italia sconta un gap notevole. Negli Usa, infatti, la corsa dei rosé francesi fissa incremento, dal 2010 a oggi, di circa il 1.500%, per un controvalore di 290 milioni di dollari l’anno, a fronte di un export dei Rosati italiani fermo a 32 milioni di dollari.