Assobirra: 2020 in negativo, produzione -8,4% e consumi -11,4%

Richieste a Governo: incentivo su birra in fusto e revisione accise

GIU 16, 2021 -

Birra Roma, 16 giu. (askanews) – Si chiude con il segno “meno” il 2020 della birra in Italia: la produzione nazionale di birra ha visto un calo dell’8,4%, accompagnato da una netta flessione dei consumi pari all’11,4% e da una più contenuta diminuzione dell’export che ha segnato una decrescita del 4,8%, a causa delle restrizioni imposte dalle misure per il contenimento dell’emergenza Covid-19. Sono i dati dell’Annual Report 2020 di AssoBirra, presentato oggi. Il 2020 è stato sicuramente un anno in salita, soprattutto a fronte di un 2019 che aveva messo a segno record storici in termini di produzione, consumi ed export. Eppure, nel 2020 la birra è stata la bevanda più consumata dagli italiani, ma i consumi domestici non sono bastati. La crisi pandemica ha toccato tutta la catena del valore generato dalla birra, uno dei settori più colpiti in Italia come nel resto d’Europa, determinando un inevitabile contraccolpo sui dati di mercato. Secondo l’Annual Report 2020 di AssoBirra, la produzione nazionale di birra si è attestata a 15.829.000 ettolitri, in calo dell’8,4% rispetto al 2019 (quando aveva raggiunto i 17.288.000 ettolitri) e i consumi – fortemente colpiti dalle restrizioni imposte nel fuori casa – hanno segnato un calo dell’11,4% (18.784.000 ettolitri nei confronti di un 2019 che aveva superato la quota dei 21 milioni di ettolitri). In totale, sono stati persi circa 2 milioni di ettolitri. “Vale a dire che abbiamo perso in un anno quello che avevamo costruito in tre anni”, ha spiegato Michele Cason, presidente di Assobirra. Molto ha pesato sul settore la chiusura dell’Horeca, che ha perso il 35% dei consumi di birra in un anno a livello italiano e il 42% a livello europeo. Anche l’export, dopo anni di crescita, subisce un calo, seppur più contenuto, del 4,8% con volumi esportati pari a 3,3 milioni di ettolitri riconfermandosi comunque significativo nei Paesi a forte tradizione birraria, a dimostrazione della qualità della birra italiana. Tra i principali Paesi importatori troviamo ancora in pole position il Regno Unito (47,3%); gli USA (7,3%) e l’Australia (7%). Di contro si segnala un calo dell’import del 15%. Nonostante il settore abbia accusato il colpo, la birra rimane un importante patrimonio per l’Italia. Lo testimoniano i numeri: la filiera brassicola nel 2020 conta circa 900 imprese e oltre 115.000 occupati lungo tutta la filiera dalle imprese agricole fino ai punti di consumo out-of-home. E infatti ogni persona occupata in produzione contribuisce a creare 31,4 posti di lavoro. Il tutto si traduce in un valore condiviso generato dalla birra in Italia che nel 2019 ammontava a 9,5 miliardi di euro. Per tutelare il comparto e il suo valore economico, Assobirra chiede urgenti misure per consentire la ripartenza del settore brassicolo italiano: subito un incentivo fiscale sulla birra in fusto (alla spina, ndr.) attraverso un credito di imposta destinato direttamente all’Horeca, insieme ad un sostegno mirato per i birrifici artigianali. Sul lungo periodo, Assobirra chiede che nella prossima legge di Bilancio si avvii un percorso di riduzione triennale delle accise che gravano sulla birra. “La ripresa del comparto birrario passa da interventi mirati di fiscalità dedicati al settore – ha spiegato Alfredo Pratolongo, vicepresidente di AssoBirra con la delega alle relazioni istituzionali e comunicazione – un incentivo fiscale di 10 centesimi al litro sulla birra in fusto per sostenere gli oltre 140.000 punti di consumo, quali bar, ristoranti e le 80.000 pizzerie è un sostegno immediato per le sofferenze dell’Ho.Re.Ca. e dei birrifici artigianali che può generare un effetto moltiplicatore lungo tutta la filiera. La misura è sostenuta da emendamenti presentati al Decreto-legge Sostegni Bis dalla quasi totalità delle forze di maggioranza presenti alla Camera, unitamente ad emendamenti che mirano ad introdurre agevolazioni fiscali e semplificazioni per il comparto delle birre artigianali”. La misura a favore dell”Ho.Re.Ca. Servirebbe a dare ossigeno soprattutto ai micro-birrifici che si reggono proprio sul rapporto con i distributori diretti e che hanno sofferto in modo significativo nel 2020, con una perdita della produzione e del fatturato superiore al 70%. “Quella di micro-birrifici è una situazione molto preoccupante – ha detto Cason – perché nel 2020 la produzione di birra artigianale scesa del 31%, passando da 523.000 a 361.000 ettolitri. I dati che arrivano dalle Entrate dicono che circa un centinaio di microbirrifici lo scorso anno ha sospeso la produzione. Senza un immediato sostegno del Governo a sostegno dei microbirrifici tante produzioni ora sospese potrebbero essere chiuse”. All’esame del Parlamento vi sono proposte emendative del dl Sostegni Bis dedicate ai birrifici sotto i 50.000 ettolitri che, insieme alla misura del credito di imposta sulla birra in fusto, servono per dare aiuto ai microbirrifici e birrifici artigianali, sui quali l’impatto della pandemia è stato particolarmente rilevante. “Semplificazione e fiscalità agevolata sono la ricetta giusta per mantenere vive e soprattutto far crescere tante realtà imprenditoriali del compartoche in questi anni hanno contribuito attivamente alla crescita e allo sviluppo della filiera e della cultura birraria nel nostro Paese” ha detto Matteo Minelli, vicepresidente di AssoBirra con delega all’Internazionalizzazione e allo sviluppo associativo, con particolare riferimento ai birrifici artigianali. Quanto alla revisione delle accise, Pratolongo ha ribadito come siano “una zavorra che blocca le potenzialità di sviluppo del settore, operando con un meccanismo di regressività che colpisce i prodotti di minor costo, favorendo l’import da Paesi che godono di regimi fiscali da accise nettamente più favorevoli che in Italia e danneggiando l’export italiano che nel solo 2020 ha segnato un -4,8%”. Nonostante il 2020 e un 2021 che mostra “un mercato estremamente volatile e incerto”, con i primi 5 mesi molto condizionati sul fronte Horeca e Gdo dalle restrizioni della pandemia, Cason si dice fiducioso. E ricorda che “il comparto birra ha reagito meglio di altri comparti e può essere uno dei pilastri della ripartenza dell’economia. Il comparto può tornare alle cifre pre-Covid ma va sostenuto e incentivato”. L’export potrebbe essere “uno dei fattori trainanti. All’estero la birra italiana è ormai un valore e il potenziale per l’Italia è alto. La complessità e la lunghezza della filiera (dal campo alla tavola) è anche un qualcosa di importante. Ogni euro investito nel comparto birra diventa un moltiplicatore per l’economia italiana”.