Lobby rinnovabili Ue in pressing su deregulation e accentramento

In vista del Pacchetto di proposte legislative atteso a luglio

GIU 8, 2021 -

Energia Roma, 8 giu. (askanews) – Le lobby delle energie rinnovabili premono sull’Europa per ottenere deregolamentazioni sull’allestimento di nuove infrastrutture e accentramento delle politiche, a discapito dei piani nazionali. Tra poche settimane la Commissione europea presenterà un cruciale pacchetto di proposte, destinato a sostenere gli obiettivi di riduzione delle emissioni che, in piena crisi pandemica, l’Ue ha ritenuto di inasprire, puntando ora a un taglio del 55% da qui al 2030. Le lobby vogliono assicurarsi che diventi l’occasione per spianare la strada ai loro progetti a tutti i livelli e spazzare via qualunque possibile ostacolo. A farsi avanti sono due esponenti dell’industria della Germania, Matin Brudermueller, presidente di Basf e di Cefic (Consiglio europeo delle industria chimiche) e Andreas Naunen, amministratore delegato di Siemesn Gamesa Renewable (il secondo maggior produttore di pale eoliche) e presidente di WindEurope. Lo fanno con il Financial Times, in un articolo in cui cercano di fare leva sulla psicologia delle ambizioni Ue, sostenendo che in assenza di interventi legislativi drastici il Vecchio Continente rischia di “restare indietro” sulle rinnovabili rispetto a Usa e Cina. In realtà tra le potenze economiche l’Ue sembra quella che sta maggiormente premendo sulla green economy, tanto da non aver nemmeno rivisto i suoi piani a seguito della pandemia ma anzi spingendovi ancora di più e convogliando su esse, di fatto una scommessa, il grosso del programma rilancio Next Generation Eu. I due lobbisti però vogliono ancora di più e sostengono che le riforme in arrivo – che evidentemente ritengono di conoscere sufficientemente, prima che vengano pubblicate attorno a metà luglio – non basteranno a impartire quel cambio di approccio che servirebbe in Europa. Concretamente, quel che chiedono sembrano essere interventi di drastica semplificazione degli iter di approvazione dei progetti, in cui in particolare sgradiscono il coinvolgimento delle autorità nazionali laddove dovrebbero essere basati su “piani europei di integrazione”. Altro punto chiave sono gli incentivi pubblici. E anche qui i lobbisti additano gli Stati nazionali come un problema, dato che attualmente le decisioni sui sostegni pubblici avvengono a livello statale, mentre all’Ue spetta il compito di vigilarne la compatibilità con le regole sugli aiuti di Stato.