Federmeccanica, Dal Poz: licenziamenti? Nessuna emorragia lavoratori

Più le imprese che assumeranno. Su ripresa pesa rialzo materie prime

GIU 4, 2021 -

Federmeccanica Roma, 4 giu. (askanews) – Nessuna emorragia di lavoratori nel settore metalmeccanico con la fine del blocco dei licenziamenti prevista per il 30 giugno. Sono più numerose, infatti, le imprese che prevedono di aumentare il personale rispetto a quelle che pensano di ridurlo. Oltre la metà delle aziende, tuttavia, fatica a trovare manodopera specializzata. Per l’industria metalmeccanica italiana, duramente colpita dalla crisi legata alla pandemia, è cominciata una risalita, seppur faticosa. Segnali incoraggianti arrivano dal fronte della produzione industriale ma il difficile reperimento delle materie prime e il relativo rialzo dei prezzi mettono a rischio le fabbriche. E’ il quadro tracciato dal presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz, che, in un’intervista ad Askanews, fa un bilancio del suo mandato e si prepara a passare il testimone, a fine giugno, al suo successore Federico Visentin. La pandemia da Covid-19 ha duramente colpito il tessuto produttivo italiano. Quali le ricadute sull’industria meccanica del Paese? “L’industria metalmeccanica è stata colpita in maniera durissima dalla Pandemia. Nel periodo del lockdown sono rimaste chiuse per quasi due mesi circa il 90% delle nostre imprese. Si sono registrati cali della produzione industriale e del fatturato senza precedenti. Abbiamo però retto l’urto ed incominciato una faticosa risalita. Ci sono segnali incoraggianti sulla produzione industriale ed anche le previsioni delle nostre imprese sono moderatamente positive. Tuttavia rimane una diffusa incertezza che può cambiare lo scenario fino anche a stravolgerlo. Basti pensare alle difficoltà di reperire le materie prime ed ai loro costi che sono schizzati recentemente. Qualche mese fa non avremmo immaginato di trovarci in questa situazione che ora mette a rischio le nostre fabbriche. Stiamo riprendendoci quindi dalla più grave crisi del dopoguerra ma i rischi di ‘ricadute’ non sono ancora superati”. Come giudicate le misure a sostegno delle imprese introdotte dal Governo Draghi? Cosa chiedete per il futuro? “Ci sono segnali positivi nel Pnrr sulle riforme che da tempo auspichiamo: dalla burocrazia alla giustizia, fino alle infrastrutture. Anche il sostegno agli investimenti è un punto qualificante. Si tratta ora di portare a terra tutto questo, e di agire velocemente. Mi sentirei di chiedere di fare presto e fare bene quello che sta nel Piano. Quindi un Piano che deve andare veloce, perché il tempo è un elemento essenziale che può fare la differenza. Poi c’è il tema del lavoro che è fondamentale e che va ulteriormente sviluppato come quello delle competenze. Ci sono risorse importante, penso agli Its, che vanno utilizzate al meglio e serve un mercato del lavoro flessibile ed inclusivo. Le politiche attive devono costituirne un cardine”. Il 30 giugno scadrà il blocco dei licenziamenti per le grandi imprese. Quale sarà l’impatto sul settore metalmeccanico? “Dalla nostra indagine trimestrale, che presenteremo il prossimo mercoledì 9 giugno, emerge che ci sono più imprese che prevedono di aumentare il personale rispetto a quelle che prevedono di ridurlo. C’è un saldo positivo di circa l’8%. Un buon segnale. Certo ci sono filiere più in difficoltà e situazioni particolari maggiormente critiche, ma, in termini generali, la produzione industriale che si è rimessa in moto fa ben sperare per il settore nel suo complesso”. Le imprese meccaniche faticano a trovare lavoratori specializzati. Quali azioni vanno intraprese per ridurre questo mismatch tra domanda e offerta di lavoro? “E’ un problema che abbiamo sollevato da tanto, troppo tempo. Purtroppo non è ancora stato risolto. Le nostre indagini ci dicono che siamo in una situazione ancora peggiore rispetto a quella in cui eravamo circa due anni fa. Più della metà delle nostre imprese non riesce a trovare personale specializzato anche considerando le competenze tecniche tradizionali. Serve avvicinare sempre di più le scuole, di ogni ordine e grado, alle imprese. Occorre creare una filiera professionalizzante dentro un eco sistema delle competenze. Il rapporto pubblico privato è fondamentale, così come anche un raccordo tra le varie dimensioni dell’istruzione, quella secondaria, la secondaria superiore e la terziaria. Siamo già molto in ritardo ed anche in questo caso occorre agire e agire in fretta. Ci sono risorse che non vanno sprecate”. Lei a fine mese non sarà più presidente di Federmeccanica, quale è il bilancio del suo mandato? “In questi quattro anni di Federmeccanica abbiamo dovuto affrontare difficoltà che mai avrei immaginato. Non c’è dubbio che la pandemia lascerà il segno. In tutto questo, e nonostante ciò, abbiamo firmato un Contratto Collettivo Nazionale importantissimo che ha portato avanti il Rinnovamento avviato nel 2016. Dal primo giugno è entrato in vigore il nuovo Inquadramento che probabilmente accompagnerà lo sviluppo professionale dei nostri collaboratori nei prossimi 20 anni. Una riforma importantissima. Ecco abbiamo dimostrato che anche nei momenti difficili le riforme non solo si possono fare, ma anzi si devono fare. Sono stati anni intensi nei quali abbiamo cercato di mettere al centro la questione industriale e la metalmeccanica in particolare. Penso al nostro posizionamento sulla transizione verso il 4.0 e all’assemblea generale di Federmeccanica del 2019 fatta nell’ex Ilva dove abbiamo portato tutta la nostra rappresentanza per evidenziare al massimo livello il valore della filiera metalmeccanica a partire dal primo, fondamentale, anello. Poi ci siamo impegnati molto per realizzare non solo cambiamenti contrattuali ma anche culturali che sono fondamentali quando si tratta di temi come il welfare e la formazione solo per fare alcuni esempi. Siamo andati nei territori, nelle imprese a contatto con le persone fino a quando è stato possibile. Abbiamo cercato di abbattere barriere e creare collegamenti tra tutte le parti. Sono passati quattro anni, ma sembra ieri quando ho iniziato la mia presidenza, e spero di lasciare oggi una Federmeccanica che guarda al domani”. (Di Maria Luigia Pilloni)