Clima, nuove norme Ue per classificare investimenti “verdi”

Commissione presenta testo, ma rinvia decisione su gas e nucleare

APR 21, 2021 -

Bruxelles, 21 apr. (askanews) – La Commissione Europea ha presentato oggi a Bruxelles il suo primo testo esecutivo (“atto delegato”) per l’applicazione delle nuove regole europee di classificazione degli investimenti verdi, la cosiddetta “Tassonomia” per la finanza sostenibile. Il testo, che sarà adottato formalmente a maggio, definisce nei dettagli i criteri che le imprese dovranno rispettare se vorranno promuovere ed etichettare come “sostenibili”, dal punto di vista della lotta al cambiamento climatico, gli investimenti nelle proprie attività economiche.

Il regolamento Ue sulla Tassonomia, che è già stato approvato l’anno scorso, definisce sei obiettivi, due specificamente climatici e quattro più generalmente ambientali, con l’obiettivo di evitare che le imprese rivendichino qualità ambientali inesistenti (“greenwashing”), come argomento di marketing per attrarre gli investimenti.

Secondo la Tassonomia Ue, ogni attività economica che contribuisce al raggiungimento di uno dei sei obiettivi, secondo una valutazione tecnica basata su criteri scientifici, può essere classificata come sostenibile, ma deve essere dimostrato anche che “non danneggia significativamente” nessuno degli altri cinque obiettivi (principio “do not significant harm”).

Inoltre, a certe precise condizioni alcune attività possono essere qualificate come “abilitanti” (“enabling”) o “di transizione”, rispetto al raggiungimento di uno dei sei obiettivi, e ottenere così una patente temporanea di sostenibilità, fino a quando non saranno più necessarie.

Il testo presentato oggi dalla Commissione copre 13 settori economici, e riguarda solo i primi due obiettivi (mitigazione del riscaldamento globale e adattamento alle sue conseguenze). Gli altri quattro obiettivi, che saranno oggetto di un altro atto esecutivo l’anno prossimo, riguardano 1)la transizione all’economia circolare (riuso o riciclo dei materiali e abbattimento della generazione di rifiuti), 2) la protezione dell’acqua, degli ambienti acquatici e delle risorse marine, 3) la prevenzione e il controllo dell’inquinamento di aria, acqua e suolo, 4) la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

Riguardo agli obiettivi climatici, tuttavia, ci sarà un secondo atto esecutivo (o meglio un “atto delegato complementare”), che verrà presentato prima della fine dell’anno. La Commissione, sottoposta a una fortissima pressione da parte delle lobby dei settori interessati e di diversi Stati membri, ha deciso infatti di prendere più tempo per alcune attività economiche, prima di definire i criteri tecnici e le soglie quantitative che ne qualificano l’eventuale sostenibilità.

Questo rinvio era già previsto per due settori, l’energia nucleare e l’agricoltura. Ma la Commissione oggi ha deciso di rinviare anche la decisione sul gas (e le infrastrutture collegate); un combustibile che, sebbene di origine fossile, potrebbe avere temporaneamente un ruolo positivo da svolgere come fonte energetica “di transizione”, per sostituire carbone e petrolio, che hanno un livello molto più alto di emissioni.

In effetti, la Tassonomia prevede già che il gas naturale sia incluso fra le attività “di transizione”, ma gli impianti devono rispettare due condizioni precise e molto rigorose: una soglia massima di emissioni equivalente a 100 grammi di CO2 per kilowatt/ora, riguardo al contributo alla lotta al cambiamento climatico, e un’altra soglia massima di 270 gCO2/kWh per “non danneggiare significativamente” gli altri obiettivi ambientali.

La decisione del rinvio della decisione sul gas è stata accolta con sollievo dagli ambientalisti, che avevano temuto una resa della Commissione di fronte alle lobby. Una bozza precedente riguardo alla decisione di oggi, circolata sulla stampa nelle scorse settimane a seguito di una fuga di notizie – forse pilotata – includeva infatti le installazioni a gas (centrali elettriche e impianti di cogenerazione) fra le attività da finanziare come “sostenibili” dal punto di vista climatico, a condizione che sostituissero installazioni alimentate a olio combustibile o a carbone (che dovranno comunque essere chiuse nei prossimi anni).

La modifica era stata richiesta, tra l’altro, da almeno 10 Stati membri (Bulgaria, Repubblica ceca, Croazia, Cipro, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia). Secondo gli ambientalisti, questo rischiava di compromettere la credibilità della Tassonomia, e di trasformarla in un gigantesco strumento proprio di quel “greenwashing” che dovrebbe invece impedire.

La Commissione ha annunciato oggi che “prenderà in considerazione una legislazione specifica relativa alle attività del gas che contribuiscono a ridurre le emissioni a effetto serra, ma che non possono essere coperte dalla Tassonomia poiché non soddisfano i criteri di screening”. Potrebbe essere la via d’uscita: garantire attraverso altri strumenti dei finanziamenti specifici per le attività di transizione nel comparto del gas, senza annacquare i criteri della Tassonomia, che non sarebbe chiamata in causa per quegli investimenti.

Per l’agricoltura, la Commissione aveva già deciso di attendere la fine dei negoziati ancora in corso fra le istituzioni europee per definire la nuova riforma della Pac, la Politica agricola comune, che ha tenuto molto poco conto finora del “Green Deal” e dei nuovi impegni dell’Ue contro il cambiamento climatico.

Per il nucleare, infine, la Commissione attende nei prossimi tre mesi i pareri di due comitati tecnici europei specializzati (il primo sulla protezione radiologica e la gestione dei rifiuti radioattivi, l’altro su ambiente, salute e rischi emergenti), dopo che, nel marzo 2020, il Comitato europeo di esperti Teg (“Technical Expert Group on Sustainable Finance”) della Tassonomia non era riuscito ad arrivare a una conclusione univoca sulla classificazione di questo comparto energetico.

Pur ammettendo che l’energia atomica rispetta i due obiettivi climatici della mitigazione e dell’adattamento, il Teg lasciava aperta la questione riguardo agli altri quattro obiettivi ambientali. La Commissione aveva quindi chiesto al suo Centro comune di ricerca (Jrc) di esaminare se e in che misura la produzione di energia nucleare e le attività collegate abbiano un impatto dannoso su ciascuno di questi obiettivi. La risposta del Centro comune di ricerca, già nota sebbene non sia ancora stata pubblicata ufficialmente, è netta: il nucleare è assolutamente sostenibile dal punto di vista ambientale, anche sulla questione più cruciale, il trattamento delle scorie ad alta radioattività.

I due nuovi pareri attesi dalla Commissione potrebbero fornire un contrappeso, contraddicendo almeno in parte le conclusioni del Jrc, aiutando l’Esecutivo comunitario a prendere una decisione più equilibrata su questa spinosissima questione.