Auto, Papi (PwC), agire su dealer e servizi per migliorare margini

Distribuzione pesa per 30% costi. Seguire sviluppo assicurazioni

APR 2, 2021 -

Milano, 2 apr. (askanews) – Per gestire il calo delle vendite e gli investimenti per la nuova mobilità, il settore automotive deve migliorare la redditività e puntare su nuovi filoni di business. I profitti dell’attività tradizionale della vendita di auto, secondo PwC Strategy&Italia, potrebbero diminuire fino al 20% nel giro di 10 anni. Per recuperare margini in tempi rapidi, secondo Francesco Papi, Partner PwC Strategy&Italia, si potrebbe agire sulla rete distributiva che pesa per il 30% dei costi complessivi della catena di valore dell’automotive per abilitare la vendita di nuovi servizi, tra cui soluzioni energetiche integrate e formule assicurative innovative.

“L’auto elettrica richiede meno assistenza e porterà a una riduzione dei ricavi e margini per effetto di un prevedibile calo dei servizi di manutenzione e della vendita di ricambi. Ma si aprono anche nuove opportunità di business. Le reti di vendita devono essere formate per arricchire l’offerta attuale con servizi adatti alla nuova mobilità. C’è in atto un percorso di convergenza tra l’offerta di prodotto tipica dei produttori auto e provider di energia per offrire soluzioni che spaziano dall’offerta di soluzioni di energia, a infrastrutture di ricarica domestica, fino a sistemi di tipo Vehicle-to-Grid (V2G). L’obiettivo è quello di semplificare la transizione alla mobilità elettrica offrendo servizi integrati. Il cliente deve essere appagato dall’acquisto elettrico e non avere problemi. il nostro studio eReadiness ha evidenziato come le fasi successive all’acquisto di un veicolo elettrico in caso di installazione di infrastrutture di ricarica domestica siano ancora complicate. In particolare, i clienti che hanno acquistato una infrastruttura di ricarica in aggiunta al veicolo elettrico, hanno dichiarato di essere meno soddisfatti degli altri”.

Il comparto dei dealer nel 2020, secondo dati Unrae, Anfia e Federauto, hanno perso il 25% del fatturato a 1,294 mld (erano 2 mld nel 2012), a causa del lockdown e dell’avvio delle piattaforme di vendita online delle case auto. Ma le difficoltà c’erano anche prima del Covid: già nel 2019 il rapporto fra utile pre-tasse e fatturato era negativo (-0,1%). Molto penalizzato anche il servizio di post vendita: nel 2020 i passaggi dei clienti si sono ridotti in percentuali fra il 14% (officine meccaniche) e il 28% (carrozzerie autorizzate).

Altri filoni di business si stanno aprendo nel settore energetico. “Gli energy provider stanno cambiando pelle. Hanno acquisito software house e start-up di tecnologie digitali sia per la distribuzione di energia, sia per il controllo ‘intelligente’ dei consumi. Intorno all’elettrico si stanno sviluppando altri mercati con prospettive interessanti anche per i clienti”.

Il settore automotive guarda anche al comparto assicurativo: le case hanno iniziato a vendere polizze su misura facendo leva sul patrimonio di dati abilitato dalle auto connesse. “Va seguita con attenzione tutta la parte delle assicurazioni. Avere veicoli connessi permette alle case di avere un rapporto diretto con il cliente ed un monitoraggio accurato delle modalità di utilizzo del veicolo. I car maker possono entrare in modo significativo nel settore assicurativo portando innovazione, con premi su misura e formule più flessibili”.

Ad esempio Toyota offre l’assicurazione WeHybrid, il cui premio dipende dal chilometraggio percorso con il motore termico acceso. Infatti, il costo chilometrico, pari a soli 4 centesimi di euro (5 con la Kasko), non viene applicato ai chilometri percorsi con l’ausilio del motore elettrico: il premio non viene pagato in anticipo, ma viene calcolato mensilmente in base alla percorrenza in EV. Stesso discorso per WeHybrid Service che permette di accumulare sconti e vantaggi guidando in elettrico. Da inizio anno il mix di vendite di questo prodotto è salito al 25% e i chilometri percorsi dai clienti WeHybrid sono stati 10,5 milioni, il 48% percorsi in EV.

Le prospettive per i veicoli elettrificati (Bev, Phev, Hybrid) secondo PwC Strategy & Italia sono di una crescita globale di oltre il 30% l’anno fino al 2023. “Secondo il nostro studio eReadiness Study, la ‘intention to buy’ è alta. La domanda oggi è matura anche nella parte dei clienti privati che guarda alla sostenibilità ambientale e che si aggiunge a quella di aziende e flotte che per prima ha trinato il mercato dell’elettrico. E’ chiaro che parliamo di un dichiarato del cliente, ma circa il 50 per cento degli automobilisti intervistati, se pensa a un acquisto nei prossimi due anni, mette nel proprio radar veicoli con un powertrain alternativo”.

Per dare slancio al mercato bisogna investire sulle infrastrutture la cui mancanza è un freno allo sviluppo della mobilità sostenibile. “I veicoli elettrici piacciono, ma il tema infrastrutturale è critico. Soprattutto in autostrada dove mancano i fast charger. Occorre un gioco a tre fra utilities, car maker ed enti pubblici. Siamo in una fase del settore in cui la tecnologia sta abilitando cambiamenti radicali che però avverranno in un orizzonte di non meno di 5 anni. Nel mezzo ci deve essere la pazienza degli investitori”.