Comparto auto: transizione green avviata, ora piano e incentivi

Unrae, Anfia e Federauto a governo: servono misure strutturali

MAR 24, 2021 -

Milano, 24 mar. (askanews) – La transizione green è “avviata”, con il sorpasso a febbraio per la prima volta in Italia delle auto ibride sulle diesel (29% vs 24,6%). Adesso occorrono un piano strategico e politiche di sostegno strutturali per guidare la transizione verso una mobilità sostenibile per l’ambiente, ma anche per l’economia ed evitare così una “mattanza” di imprese e posti di lavoro. E’ quanto chiedono le associazioni del comparto automotive, Unrae, Anfia e Federauto, che insieme propongono al governo di istituire una “task force” pubblico-privata in cui ministeri e associazioni competenti possano definire i “fattori abilitanti” della transizione.

“Stiamo lavorando con il nuovo governo. Per quello che rappresentiamo in termini di sviluppo per il Paese, meritiamo un’interlocuzione anche di ritorno. Sarebbe curioso non considerare un mondo che vale il 20% del Pil. Il confronto è fondamentale se vogliamo spingere il Paese verso uno sviluppo sostenibile”, ha detto il presidente di Unrae, Michele Crisci.

Per le associazione occorre elaborare un piano operativo di breve-medio periodo per il rilancio del settore segnato dalla pandemia e un piano strategico di medio lungo periodo per accelerare gli investimenti per le nuove tecnologie con particolare attenzione all’automazione, alla connettività, alla diffusione delle infrastrutture (pubbliche e domestiche), anche per l’idrogeno. “L’idrogeno rappresenta un rivoluzione epocale. In Italia esiste una filiera e siamo geograficamente in una posizione strategica per poterlo sfruttare”, ha spiegato Paolo Scudieri, presidente di Anfia. Secondo Scudieri le emissioni del comparto automotive sono pari “all’1% del totale, ma la sostenibilità è una battaglia troppo importante e l’auto è sempre stata un precursore dei cambiamenti”.

Come prima cosa bisogna “rifinanziare con urgenza” gli incentivi in esaurimento, rendere “strutturale fino al 2026 l’ecobonus” e prevedere ulteriori misure per il ricambio del parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone. Allo stesso tempo è necessaria una riforma fiscale del settore, in particolare per le auto aziendali, a sostegno delle imprese italiane oggi penalizzate rispetto agli altri Paesi europei e, con l’occasione, introdurre anche una rimodulazione “green” del bollo auto.

Il comparto automotive conta 1,25 mln di addetti che percepiscono salari per 27 miliardi di euro, mentre il fatturato è di 344 miliardi (20% Pil) con un gettito fiscale pari a 76,3 mld (60 mld legati all’utilizzo, 9,6 mld acquisto, 6,7 mld possesso: 2019). Nel 2020 la produzione è crollata del 15% e le vendite sono diminuite per l’auto del 27,9% a 1,38 mln di unità (-535mila unità, sarebbero state -635mila senza incentivi), per gli Lcv del 15% a quota 160mila (veicoli industriali -14,4%, rimorchi e semirimorchi -21,7%, autobus -24,8%). Resta positiva però per 5,48 miliardi di euro la bilancia commerciale della componentistica. Nella produzione 2021 si nota l’aumento della produzione di auto phev, bev e ibride, che pesano per il 37,5% del totale (17,2% nel 2019).

In grave difficoltà il comparto dei dealer che nel 2020 hanno perso il 25% del fatturato a 1,294 mld (erano 2 mld nel 2012), a causa del lockdown e dell’avvio delle piattaforme di vendita online delle case auto. Ma le difficoltà c’erano anche prima del Covid: già nel 2019 il rapporto fra utile pre-tasse e fatturato era negativo (-0,1%). Molto penalizzato anche il servizio di post vendita, complice il calo dei sinistri grazie ai sistemi di assistenza alla guida sempre più efficiente. Nel 2020 i passaggi dei clienti si sono ridotti in percentuali fra il 14% (officine meccaniche) e il 28% (carrozzerie autorizzate).

Una politica di incentivi strutturale serve anche per svecchiare il parco auto italiano fra i più vecchi in Europa con un’età media di 11,5 anni (UK 8 anni, Germania e Francia 9) e 11,2 mln di auto ante Euro 4 (29,3% del totale): per sostituirlo tutto al ritmo di oggi ci vorrebbero 27 anni. Anche l’età media degli altri veicoli è elevata: veicoli commerciali 12,5 anni (47% ante Euro 4); veicoli industriali 13,6 anni (57,4%) e autobus 12 anni (47,9%).

Il crollo del mercato automotive ha comportato el 2020 un calo di fatturato di 10 miliardi di euro con ricadute negative sul gettito fiscale (-1,8 mld Iva -146 mln Ipt e -108 mln bollo). Gli incentivi non solo hanno dato prova di funzionare ma anche di “ripagarsi” grazie al gettito fiscale. Nel 2020 sono state rottamate 125mila vetture, (465mila in totale +15,8%, 67% Euro 4) il 90% nella fascia di emissioni 61-110 g/km con un risparmio di CO2 pari a 61mila tonnellate. Grazie alle vetture di nuova immatricolazione, le emissioni medie sono diminuite da 143,6 g/km di marzo 2019 a 123,1 di dicembre 2020 (ciclo Wltp). A gennaio e febbraio 2021 sono state rottamate 117mila vetture (90% con rottamazione) e 24mila veicoli commerciali (20% con rottamazione).

Nel confronto con l’Europa, emerge che l’Italia è indietro nella auto “alla spina”, ma corre nelle ibride che rappresentano a febbraio 2021 il 28,8% del mercato (3,4% Phev, 2,4% elettriche) mentre in Germania le ibride sono pari al 15,9% (11,3% Phev e 9,4% elettriche)

A rallentare le vendite di auto elettrificate è la scarsa diffusione delle stazioni di ricarica. “Siamo indietro, bisogna correre ai ripari”, ha detto Scudieri. L’Italia è sedicesima in Europa per punti ricarica ogni 100 km: 2,7 contro 4,9 media Ue, dove spicca il 47,9 dell’Olanda, il paese con più colonnine. Secondo Crisci, sarebbe da valutare l’ipotesi di una misura simile al Superbonus 110 soprattutto per la realizzazione delle infrastrutture fast charge perché in Italia non solo siamo indietro come numero di ricariche ma anche come qualità: sono poche quelle sopra i 20 kW.

Altro capitolo riguarda la minor penetrazione delle auto aziendali rispetto agli altri paesi Ue: in Italia le auto aziendali sono 1,382 mln il 36% (64% privati) rispetto al 62,9% della Germania. A pesare un fiscalità non adeguata con un tetto di spesa di 18.076 ammortizzabile al 20%, mentre l’Iva è detraibile al 40%. Anche la Francia ha un tetto di 18.300 ma ammortizzabile e con Iva detraibile al 100%, mentre non esistono limiti in Germania, UK e Spagna dove la quota ammortizzabile e detraibile è sempre del 100%. “La riforma della fiscalità auto non è più rinviabile se vogliamo colmare il gap con gli altri principali Paesi europei”, ha detto Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto.