Acqua, Istat: In Italia maggiore prelievo per uso potabile dell’Ue

In termini pro capite il divario tra i paesi europei è ampio

MAR 22, 2021 -

Roma, 22 mar. (askanews) – In Italia il maggiore prelievo di acqua per uso potabile dell’Unione europea Con 9,2 miliardi di metri cubi, l’Italia detiene nel 2018 il primato nell’Ue27, ormai più che ventennale, del volume di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’Onu e celebrata ogni anno il 22 marzo, l’Istat fornisce un focus tematico annuale.

In termini pro capite il divario tra i paesi europei è ampio. L’Italia, con 153 metri cubi annui per abitante, si colloca in seconda posizione, mentre la Grecia è in cima alla classifica (157 metri cubi), a grande distanza dai successivi paesi in graduatoria: Irlanda (128), Bulgaria (119) e Croazia (111). La maggior parte degli Stati membri (20 paesi su 27) ha prelevato tra 45 e 90 metri cubi di acqua dolce per persona per l’approvvigionamento pubblico. Malta si contraddistingue per il volume più basso, solo 30 metri cubi annui a persona. Nella parte bassa della graduatoria si collocano la maggior parte dei paesi dell’Europa dell’Est.

Le differenze nella quantità di acqua dolce che i diversi Stati membri prelevano per l’approvvigionamento idropotabile dipendono dalle risorse idriche disponibili, dalla domanda, dalle modalità di prelievo, nonché dal clima e dalle attività agricole e industriali che incidono sulla rete acquedottistica urbana. Inoltre, condizioni nazionali specifiche possono influenzare i volumi, tra queste il sistema delle infrastrutture e l’entità delle perdite nella rete idrica.

Tra i paesi dell’Ue27 ricadenti nell’area mediterranea, l’Italia è tra i paesi che sfruttano in grande maggioranza acque sotterranee, sorgenti e pozzi, che rappresentano per il territorio italiano la risorsa più grande e preziosa di acqua dolce (l’84,8% del totale prelevato) necessaria a soddisfare le richieste idropotabili della popolazione. In Spagna, Grecia e Cipro, di contro, l’incidenza dei prelievi da acque sotterranee è sensibilmente più contenuta, e pari rispettivamente al 33,5%, 44,5% e 44,6%.

In Italia, nel 2018, per la prima volta negli ultimi vent’anni i prelievi per uso potabile presentano una contrazione (-2,7% rispetto al 2015) generalizzata a livello di distretto idrografico e regione. Unica eccezione il Molise, dove si registra un consistente incremento (+27,4% rispetto al 2015), anche per far fronte alle esigenze delle regioni vicine a seguito della crisi idrica del 2017.

La modalità di approvvigionamento prevalente a livello nazionale è da fonti d’acqua sotterranea in tutti i distretti idrografici (con quote superiori al 75%), con l’eccezione della Sardegna dove il prelievo da sorgente e pozzo fornisce il 20% del volume regionale. Nel complesso, nei distretti del Nord e della Sicilia si ricorre soprattutto a prelievi da pozzo (più del 50% dei volumi totali di ciascun distretto), con il distretto del fiume Po che contribuisce al 20,6% del totale prelevato nazionale. I distretti dell’Appennino centrale e Appennino meridionale sono invece alimentati da importanti sorgenti che contribuiscono, rispettivamente, al 72,9% e a circa il 50% del volume distrettuale complessivo.